Il Segretario generale del Wcc su 4° anniversario dell’invasione dell’ Iraq
GINEVRA, 17 mar ’07 - In una dichiarazione pubblicata in occasione del quarto
anniversario dell’invasione dell’Iraq, il 19 marzo, il Segretario generale del Consiglio
ecumenico delle Chiese (Coe/Wcc) Samuel Kobia ha deplorato “il moltiplicarsi di carneficine
e distruzioni frutto dell’ostinazione dei partigiani di questa tragica guerra a volere
raggiungere i loro obiettivi militari”. “Sentiamo le grida della popolazione irachena,
delle donne, dei bambini e dei civili innocenti preda della sofferenza, dell’angoscia
e della disperazione”, dichiara il pastore, citando le drammatiche statistiche sulla
guerra che parlano di almeno 600mila vittime irachene e 1,6 milioni di sfollati. “Questa
situazione – afferma – impone alle Chiese di continuare non solo ad aiutare e sostenere
le vittime di questa guerra disastrosa, ma anche a perorare instancabilmente la causa
della pace presso i governi e le istanze intergovernative”. “La politica del massimo
rischio e dell’ebbrezza del potere – è la sua denuncia - hanno trionfato sulla ragione
e il buon senso”, mentre gli appelli alla moderazione delle Chiese, della società
civile e della comunità internazionale “hanno incontrato solo disprezzo”. Dopo avere
ricordato le buone ragioni espresse dalle Chiese contro la guerra, da esse “giudicata
immorale, inopportuna e contraria ai principi della Carta dell’Onu”, il Reverendo
Kobia evidenzia come “a quattro anni di distanza i loro timori si sono purtroppo avverati”:
“Oggi l’Iraq è preda di scontri e disordini, e tutto indica che il Paese va verso
la disintegrazione”. “Solo un sistema di governo federale che risponda alle aspirazioni
delle tre comunità irachene – conclude la dichiarazione - potrà evitare un caos, una
confusione e spargimenti di sangue peggiori di quelli a cui assistiamo oggi”. (Dichiarazione
– ZENGARINI)