2007-03-15 13:20:00

Il vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri, sottolinea gli effetti del legame tra Eucaristia e società, illustrati nell’esortazione del Papa "Sacramentum Caritatis”


L’Esortazione apostolica postsinodale di Benedetto XVI Sacramentum Caritatis è un insegnamento che il popolo cristiano si aspettava e in cui si riconoscerà con una profondità immediata. E’ quanto sostiene il vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri, sottolineando come la centralità dell’Eucaristia, in rapporto alla Chiesa e ai Sacramenti, si riveli anche fondamento di un’esperienza umana vissuta negli ambiti sociali, economici e politici della storia. Ascoltiamo lo stesso mons. Luigi Negri al microfono di Luca Collodi: RealAudioMP3

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R. - L’Eucaristia è il fondamento dell’ecclesiologia, ma è anche il fondamento di un’antropologia, di un’esperienza umana che non è vissuta fuori dal tempo ma nella storia, nelle circostanze economiche, politiche, sociali, ambientali. E' vissuta dentro la pressione di un’ideologia certamente anticristiana, che è particolarmente forte e pervasiva in tutto il mondo. Ecco, allora, che da questo fulcro eucaristico nasce una visione adeguata dell’uomo e della sua realtà e quindi c’è un legame fra l’Eucaristia e la societas. C’è un legame fra l’Eucaristia e coloro che nella societas si assumono la responsabilità molto impegnativa di portare questa antropologia adeguata, come avrebbe detto Giovanni Paolo II, dentro la vita sociale. Ecco perché non c’è da gridare allo scandalo se da questa centralità dell’Eucaristia vengono tirate conseguenze di carattere sociale sulla vita della famiglia, sulla sua responsabilità, sui suoi diritti educativi. Non c’è da scandalizzarsi se vengono tirate delle conseguenze sul fatto che chi celebra l’Eucaristia non può poi tollerare e consentire leggi che sono evidentemente eversive dell’antropologia personale e familiare che dall’Eucaristia scaturisce. Quindi, io credo che dobbiamo essere grati al Papa di questo itinerario compiuto, che va dall’Eucaristia alla vita sociale o, si potrebbe dire più tradizionalmente, dalla fede alle opere.

 
D. - Mons. Negri, non c’è secondo lei il rischio che questa Esortazione apostolica sia interpretata dalla gente comune come un Cristo che si allontana dalla gente, dalle esigenze più semplici della persona umana, della vita quotidiana?

 
R. - Io credo che sia un Cristo che non si allontani dalla vita della gente e da quella nostra gente che - come il Papa ha detto al COngresso di Verona - è così legata alla Chiesa. Questo è un insegnamento che il popolo cristiano si aspettava e si aspetta, in cui si riconoscerà con una profondità immediata: il popolo cristiano deve poi essere evidentemente educato dai pastori e dai sacerdoti. Credo invece si allontani da quella gente da cui Cristo è già lontano o da coloro che si sono allontanati, e che quindi cercano un’immagine della Chiesa e di Cristo che sia il più possibile corrispondente alla mentalità dominante. Noi pastori, soprattutto noi, dobbiamo aver cura del popolo, non della mentalità massmediatica. E’ scontato che la comunità massmediatica giudicherà negativamente questo documento, come alcuni documenti della Chiesa di questo Papa o dei predecessori. Ma la preoccupazione per noi è fare di questa esortazione il fulcro di una vera catechesi e, quindi, di una vera pastorale.

 
D. - Mons. Negri, la società civile potrebbe dare una lettura politica, ideologica, di questa Esortazione di Papa Benedetto XVI…

 
R. - Certamente la darà, ma anche a questo livello noi dobbiamo insistere con il Santo Padre che noi non vogliamo imporre alla società nessuna visione. Noi poniamo nella società la nostra visione. E’ dovere di coscienza porre nella società questo pensiero alto. Noi saremmo infedeli a noi stessi e, soprattutto, non ameremmo la società se non mettessimo dentro la società questo pensiero alto. E’ questo impatto con il pensiero alto della Chiesa che ha poi fatto camminare non solo la Chiesa, ma tutta la società verso una visione della umanità certamente meno barbara e meno involuta di quella di partenza.
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