2007-03-14 14:04:22

Mons. Bruno Forte sull’Esortazione apostolica Sacramentum Caritatis del Papa: uno straordinario messaggio di amore, solidarietà e fiducia


Vasta eco ha avuto in tutto il mondo l’Esortazione apostolica postsinodale di Benedetto XVI "Sacramentum Caritatis” sull’Eucaristia, presentata ieri nella Sala Stampa Vaticana. Il documento ha raccolto le indicazioni emerse dall’ultimo Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre del 2005, dedicato al Mistero eucaristico. Sugli elementi principali di questa Esortazione, Luca Collodi ha intervistato l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte: RealAudioMP3
 
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R. – Come primo elemento noto questa profonda percezione del rapporto tra Eucaristia e carità, e amore. L’Eucaristia è una storia d’amore, è una presenza dell’amore di Dio fra gli uomini, una sua vicinanza, una sua compassione – nel senso proprio di 'compatire' – con le sofferenze umane. Credo che questo sia uno straordinario messaggio, una buona novella, che viene incontro alla grande attesa di solidarietà, di comunione che la folla di solitudine del post-moderno presenta. Una seconda dimensione è questo profondo richiamo all’aspetto contemplativo della vita: l’adorazione. Noi viviamo in un’epoca di fretta, dove tutto è “fast”, “fast food” e così via. C’è bisogno di ritrovare spazi di adorazione, spazi di silenzio contemplativo, di attesa, di ascolto, di lasciarsi umilmente illuminare dall’Altro. Credo che l’Eucaristia viene colta non solo come sorgente e culmine di tutta la vita della Chiesa in quanto vicinanza di Dio a noi, ma anche come una sorta di profonda vocazione a riscoprire il primato della vocazione contemplativa di cui tutti abbiamo enormemente bisogno per ritrovare noi stessi e per ancorare la vita ai valori eterni. E poi, credo che ci sia un forte valore di significato per il sociale e il pubblico, ma non nel solo senso riduttivo, in cui hanno voluto cercare di coglierlo oggi i media, ma in un senso molto più ampio, cioè l’Eucaristia è una forza per la giustizia, è uno stimolo ad impegnarsi per i più deboli, un’illuminazione per dire “no” alla violenza, all’uso della guerra ...

 
D. – Nell’Esortazione, il Papa parla di “coerenza eucaristica”. In pratica, di cosa si tratta?

 
R. – E’ il numero 83 dell’Esortazione; si tratta della corrispondenza tra la fede vissuta e la fede celebrata. In altre parole, chi vive l’Eucaristia dovrebbe portare nella vita il dono di questo incontro di amore con il Dio che si è fatto vicino, che si è fatto pane per nutrirne l’esistenza. E questa coerenza eucaristica, questa fedeltà – potremmo dire – al “Dio vicino”, va tradotta in tutte le scelte nella vita personale, ma anche nella testimonianza pubblica. In modo particolare, il documento fa riferimento alla necessità di testimoniare quei “valori non negoziabili” che vengono anche elencati: rispetto e difesa della vita dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul matrimonio, la libertà di educazione dei figli, la promozione del bene comune. Mi sembra importante leggere questo numero 83, però, anche alla luce di quello che dice il numero 89 della stessa Esortazione, dove si parla delle implicanze sociali del mistero eucaristico. E le affermazioni, lì, sono anche molto forti, perché si dice: “Non è compito della Chiesa quello di prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare una società più giusta possibile”: questo mi sembra un punto di grande chiarezza. In altre parole, si ribadisce l’autonomia dei laici nella cosa pubblica, nella mediazione storica, nella mediazione politica; si aggiunge però che la Chiesa non può e non deve stare ai margini della lotta per la giustizia, ma inserirsi in essa per via dell’argomentazione razionale, risvegliando le forze spirituali senza le quali la giustizia non può affermarsi e prosperare.

 
D. – E proprio su questo, mons. Forte, questa mattina vediamo alcuni commenti sulla stampa: alcune parti politiche in Italia sono convinte che questo documento abbia una dimensione negativa, oscurantista, che torna ad intaccare la laicità dello Stato. Lei che riflessione fa?

 
R. – Guardi, io ho dato un’ampia scorsa ai quotidiani, questa mattina. La mia impressione è che molti parlino di questa Esortazione semplicemente senza averla letta: cioè l’assolutizzare quattro-cinque righe di un testo, dandone un’interpretazione unicamente connessa ad una problematica locale come quella in questo momento dei DICO in Italia, mi sembra una grande forzatura del testo stesso. Tanto più che chi cita il numero 83 non tiene presente anche il numero 89, cioè esattamente i due testi che ho appena citato e che si illuminano reciprocamente. Io credo che una lettura più ampia e più serena, pacata di questo documento, potrebbe farne cogliere i punti di forza che sono molti, che sono belli, che sono positivi. Una visione tutt’altro che oscurantista o negativa, ma una visione di fiducia, di proposta, di dialogo con l’uomo.
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