Presentata l'Esortazione apostolica postsinodale del Papa sull'Eucaristia "Sacramentum
Caritatis"
E’ stata presentata stamane nella Sala Stampa vaticana l’Esortazione apostolica postsinodale
di Benedetto XVI "Sacramentum Caritatis” sull’Eucaristia fonte e culmine della vita
e della missione della Chiesa. Il documento pontificio raccoglie le indicazioni emerse
dall’ultimo Sinodo dei Vescovi, nell’ottobre del 2005, dedicato al Mistero eucaristico.
Ce ne parla Sergio Centofanti.
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della Carità, la Santissima Eucaristia è il dono che Gesù Cristo fa di se stesso,
rivelandoci l’amore infinito di Dio per ogni uomo”. Inizia così la prima Esortazione
apostolica del Pontificato di Benedetto XVI: il Papa sottolinea che la Chiesa “trova
nell’Eucaristia il suo centro vitale”, impegnandosi costantemente ad annunciare a
tutti, opportune importune”, ovvero “in ogni occasione opportuna e non opportuna”,
che “Dio è amore”. Riguardo allo sviluppo del rito eucaristico, il documento ribadisce
“la validità del rinnovamento liturgico” avviato dal Concilio Vaticano II, nonostante
“taluni abusi”: si tratta – afferma il Papa – di leggere i cambiamenti conciliari
secondo la cosiddetta “ermeneutica della continuità”, “continuità con tutta la grande
tradizione ecclesiale”, cioè “senza introdurre artificiose rotture”. L’Eucaristia
– leggiamo nell’Esortazione - è “una realtà che supera ogni comprensione umana”: in
questo Sacramento Gesù “dà non ‘qualche cosa’ ma se stesso; egli offre il suo corpo
e versa il suo sangue”. E’ un dono assolutamente gratuito grazie al quale “siamo resi
partecipi dell’intimità divina”. Il Papa sottolinea con forza la “ novità radicale
del culto cristiano” rispetto all’antica cena sacrificale ebraica. “Quella cena per
noi cristiani – spiega – non è più necessario ripeterla … ciò che annunciava le realtà
future ha ora lasciato il posto alla verità stessa. L’antico rito si è compiuto ed
è stato superato definitivamente attraverso il dono d’amore del Figlio di Dio incarnato”.
Nell’Eucaristia Gesù “ci attira dentro di sé”, coinvolgendoci “nella dinamica della
sua donazione”: è un “cambiamento radicale” che “come una sorta di fissione nucleare
… portata nel più intimo dell’essere” suscita “un processo di trasformazione della
realtà, il cui termine ultimo sarà la trasfigurazione del mondo intero, fino a quella
condizione in cui Dio sarà tutto in tutti”. Il documento mette quindi in evidenza
che “Cristo stesso nel sacrificio della croce ha generato la Chiesa come sua sposa
e suo corpo”: dunque il mistero eucaristico accresce “la consapevolezza dell’inseparabilità
tra Cristo e la Chiesa”. Sulla base di questa verità è possibile rilanciare anche
il dialogo ecumenico, nella consapevolezza che non è possibile la partecipazione dei
cristiani non cattolici all’Eucaristia se non in “determinate ed eccezionali situazioni”.
Dal punto di vista pastorale Benedetto XVI invita le parrocchie a dare particolare
rilievo alla Prima Comunione: si tratta di un momento decisivo non solo per la persona
ma per l’intera famiglia. In tantissimi fedeli questo giorno rimane infatti “giustamente
impresso nella memoria come il primo momento in cui … si è percepita l’importanza
dell’incontro personale con Gesù”. Il Papa esorta anche a riscoprire l’adorazione
eucaristica e la pratica della Confessione frequente per evitare “una certa superficialità
nell’intendere l’amore stesso di Dio”. Anche “l’uso delle indulgenze ci aiuta a comprendere
che con le nostre sole forze non saremmo capaci di riparare al male compiuto”. Il
Papa ricorda che l’ordinazione sacerdotale è “la condizione imprescindibile per la
celebrazione valida dell’Eucaristia” e nello stesso tempo esorta i sacerdoti ad avere
“coscienza che tutto il loro ministero non deve mai mettere in primo piano loro stessi
o le loro opinioni, ma Gesù Cristo. Contraddice l’identità sacerdotale ogni tentativo
di porre se stessi come protagonisti dell’azione liturgica”. Poi “pur nel rispetto
della differente prassi e tradizione orientale” ribadisce “il senso profondo del celibato
sacerdotale”, come “conformazione allo stile di vita di Cristo stesso” e “segno espressivo
della dedizione totale ed esclusiva a Cristo, alla Chiesa e al regno di Dio”: e ne
conferma “l’obbligatorietà per la tradizione latina”. Riguardo al rapporto tra
Eucaristia e indissolubilità del matrimonio il Papa rileva che “il vincolo coniugale
è intrinsecamente connesso all’unità eucaristica tra Cristo sposo e la Chiesa sposa”.
“Speciale attenzione” deve essere poi portata alla dolorosa situazione dei divorziati
risposati: un problema complesso che va affrontato con amore e nella verità. “Matrimonio
e famiglia – si legge nel documento – sono istituzioni che devono essere promosse
e difese da ogni possibile equivoco sulla loro verità, perché ogni danno arrecato
ad esse è di fatto una ferita che si arreca alla convivenza umana come tale”. Benedetto
XVI invita a curare in modo particolare la bellezza della liturgia: “non è mero estetismo,
ma modalità con cui la verità dell’amore di Dio in Cristo ci raggiunge, ci affascina,
ci rapisce”. Nel documento c’è il richiamo all’obbedienza “fedele alle norme liturgiche
nella loro completezza” perché la liturgia eucaristica “non è a disposizione del nostro
arbitrio e non può subire il ricatto delle mode del momento”. Inoltre “la semplicità
dei gesti e la sobrietà dei segni posti nell’ordine e nei tempi previsti comunicano
e coinvolgono di più che l’artificiosità di aggiunte inopportune”. Posto di rilievo
va dato anche al canto liturgico, evitando “l’introduzione di generi musicali non
rispettosi del senso della liturgia” e valorizzando invece “adeguatamente” il canto
gregoriano. Il Papa afferma “la necessità di migliorare la qualità dell’omelia”
evitando “omelie generiche e astratte”, e chiede che sia posta “grande attenzione
alla proclamazione della Parola di Dio da parte di lettori ben preparati”. Rileva
anche il senso profondo, dello scambio della pace, “segno di grande valore” soprattutto
in questo tempo “così spaventosamente carico di conflitti”, ma guardando alla opportunità
“di moderare questo gesto” che talora può suscitare “confusione nell’assemblea proprio
prima della Comunione”. Non si esclude la possibilità di collocare questo segno in
altro momento, “ad esempio prima della presentazione dei doni all’altare”. Invita
quindi a un tempo di silenzio dopo la Comunione. Per quanto riguarda la partecipazione
attiva dei laici alla celebrazione il documento nota “qualche incomprensione” delle
indicazioni conciliari: per partecipazione non si intende infatti “una semplice attività
esterna” ma piuttosto la “consapevolezza del mistero che viene celebrato e del suo
rapporto con l’esistenza quotidiana”. Resta fermo poi il fatto che è il sacerdote
a presiedere “in modo insostituibile” l’intera celebrazione eucaristica “dal saluto
iniziale alla benedizione finale”.
Il Pontefice esorta con forza ad assicurare
l’assistenza spirituale ai carcerati, ai malati e a dare un’attenzione particolare
ai disabili, rimuovendo eventuali ostacoli architettonici negli edifici sacri. Si
deve poi assicurare la comunione eucaristica, “per quanto possibile, ai disabili mentali,
battezzati e cresimati”. Nel documento si parla dell’opportunità per i grandi incontri
internazionali di ricorrere all’uso del latino, eccettuate le letture, l’omelia e
la preghiera dei fedeli. Il latino infatti meglio esprime “l’unità e l’universalità
della Chiesa”. Il Papa chiede che i futuri sacerdoti siano preparati a comprendere
e a celebrare la Messa in latino e che i fedeli siano educati a conoscere le più comuni
preghiere in latino. Per quel che riguarda invece le celebrazioni eucaristiche
in piccoli gruppi queste non devono essere “sentite in antagonismo o in parallelo
rispetto alla vita della Chiesa particolare”. C’è poi nel testo pontificio la sottolineatura
della partecipazione all’Eucaristia nella Domenica, giorno del Signore e giorno del
riposo dal lavoro: non sia la Domenica – si legge – “un giorno vuoto di Dio” e "l'uomo
non si lasci asservire dal lavoro", "non lo idolatri".
Benedetto XVI invita
a vivere in modo profondo il mistero eucaristico, il cui contenuto è “l’essere amati
e l’amare a propria volta gli altri”. Il cristiano è così chiamato a testimoniare
concretamente sul piano sociale e politico l’amore di Cristo, facendosi “pane spezzato
per gli altri” e impegnandosi “per un mondo più giusto e fraterno”, denunciando lo
scandalo della fame, il dramma dei profughi, il crescente divario tra ricchi e poveri
provocato da “certi processi di globalizzazione”. Il Papa richiama anche i politici
alla “coerenza eucaristica” sostenendo leggi che rispettino valori fondamentali come
la “vita umana, dal concepimento fino alla morte naturale, la famiglia fondata sul
matrimonio tra uomo e donna, la libertà di educazione dei figli e la promozione del
bene comune in tutte le sue forme. Tali valori – ripete - non sono negoziabili”.
Un pensiero accorato poi rivolge ai cristiani che ancora oggi soffrono per
la mancanza della libertà religiosa e per i quali “il solo recarsi in Chiesa costituisce
un’eroica testimonianza” che li espone all’emarginazione e alla violenza.
Benedetto
XVI annuncia infine che sarà pubblicato un Compendio eucaristico “per la corretta
comprensione, celebrazione e adorazione del Sacramento”.