2007-03-12 14:28:32

Sulla bellezza della conversione, sottolineata ieri all’Angelus dal Papa, la riflessione del vescovo di Castellaneta, mons. Fragnelli


“La conversione vince il male nella sua radice che è il peccato”: è la riflessione offerta, ieri, da Benedetto XVI all’Angelus. Il Papa ha ricordato ai fedeli che Gesù non propone la necessità della conversione in termini moralistici, ma come “l’unica risposta ad accadimenti che mettono in crisi le certezze umane”. Ed ha parlato di “bellezza della conversione”. Un passaggio sul quale si sofferma mons. Pietro Maria Fragnelli, vescovo di Castellaneta, intervistato da Alessandro Gisotti: RealAudioMP3
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R. – Benedetto XVI è riuscito a far passare la lezione, cioè “accendere il fiammifero" di fronte alle oscurità personali e collettive. Egli ci ha detto che la conversione è un evento di bellezza umana e spirituale, perché parte dalla capacità di mettersi in discussione di fronte alla provocazione del male violento, provocato dalla natura o dalla prepotenza altrui. Mettersi in discussione, quindi, è scelta di civiltà, è vittoria del buon senso, è coraggio di un umanesimo plenario. Mettersi in discussione è, infine, scelta di fede, è accogliersi fragili e – ahimé! – aggressivi, e riconoscere di avere bisogno di un Redentore e riaprire il grande libro del timore di Dio. E' accogliere Gesù Cristo come il primo dei non-violenti, il martire dell’amore verso Dio e verso l’umanità, che ha vinto il male alla radice.

 
D. – Ecco, peraltro il Papa ha detto: “Le persone e le società che vivono senza mai mettersi in discussione hanno come unico destino finale la rovina”. Un richiamo particolarmente attuale, oggi?

 
R. – Certo! Il Papa sa bene come annunciare la bellezza della conversione perché attratti dall’amore di Dio in Cristo sia un evento che porta con sé anche la denuncia forte del male. E dunque, aiutare gli uomini e le società a prendere coscienza che non si può cercare il proprio bene senza mai mettersi in discussione: è indispensabile cercare il bene personale e collettivo partendo da verifiche continue, che sono anche verifiche di civiltà. Sono verifiche che, se affrontate coraggiosamente, costituiscono primavera per le persone e per le comunità.

 
D. – Il Papa ha esortato i fedeli a rispondere al male con un serio esame di coscienza, impegnandosi a purificare la propria vita. Come incamminarsi su questa strada?

 
R. – Vivendo sul serio, fino in fondo, la Quaresima che sicuramente è un itinerario, un esodo da una vita bendata, vorremmo dire, da una vita nella quale non riusciamo a cogliere tutti gli appelli che vengono da Dio, che vengono dai fratelli, da una umanità che, al di là dell’orizzonte dell’Europa e dell’Occidente, attende di vedere drammaticamente la conversione del nostro mondo e la conversione del cuore dell’uomo a Dio. Per questo, vivere fino in fondo la Quaresima significa impostare in un modo diverso la vita personale, la vita delle famiglie, delle comunità e aprirsi ai doni che questo stile nuovo di vita può portare, non solo per noi doni di bene, ma per tutta l’umanità.

 
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