Sulla bellezza della conversione, sottolineata ieri all’Angelus dal Papa, la riflessione
del vescovo di Castellaneta, mons. Fragnelli
“La conversione vince il male nella sua radice che è il peccato”: è la riflessione
offerta, ieri, da Benedetto XVI all’Angelus. Il Papa ha ricordato ai fedeli che Gesù
non propone la necessità della conversione in termini moralistici, ma come “l’unica
risposta ad accadimenti che mettono in crisi le certezze umane”. Ed ha parlato di
“bellezza della conversione”. Un passaggio sul quale si sofferma mons. Pietro Maria
Fragnelli, vescovo di Castellaneta, intervistato da Alessandro Gisotti:
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R.
– Benedetto XVI è riuscito a far passare la lezione, cioè “accendere il fiammifero"
di fronte alle oscurità personali e collettive. Egli ci ha detto che la conversione
è un evento di bellezza umana e spirituale, perché parte dalla capacità di mettersi
in discussione di fronte alla provocazione del male violento, provocato dalla natura
o dalla prepotenza altrui. Mettersi in discussione, quindi, è scelta di civiltà, è
vittoria del buon senso, è coraggio di un umanesimo plenario. Mettersi in discussione
è, infine, scelta di fede, è accogliersi fragili e – ahimé! – aggressivi, e riconoscere
di avere bisogno di un Redentore e riaprire il grande libro del timore di Dio. E'
accogliere Gesù Cristo come il primo dei non-violenti, il martire dell’amore verso
Dio e verso l’umanità, che ha vinto il male alla radice.
D.
– Ecco, peraltro il Papa ha detto: “Le persone e le società che vivono senza mai mettersi
in discussione hanno come unico destino finale la rovina”. Un richiamo particolarmente
attuale, oggi?
R. – Certo! Il Papa sa bene come annunciare
la bellezza della conversione perché attratti dall’amore di Dio in Cristo sia un evento
che porta con sé anche la denuncia forte del male. E dunque, aiutare gli uomini e
le società a prendere coscienza che non si può cercare il proprio bene senza mai mettersi
in discussione: è indispensabile cercare il bene personale e collettivo partendo da
verifiche continue, che sono anche verifiche di civiltà. Sono verifiche che, se affrontate
coraggiosamente, costituiscono primavera per le persone e per le comunità.
D.
– Il Papa ha esortato i fedeli a rispondere al male con un serio esame di coscienza,
impegnandosi a purificare la propria vita. Come incamminarsi su questa strada?
R.
– Vivendo sul serio, fino in fondo, la Quaresima che sicuramente è un itinerario,
un esodo da una vita bendata, vorremmo dire, da una vita nella quale non riusciamo
a cogliere tutti gli appelli che vengono da Dio, che vengono dai fratelli, da una
umanità che, al di là dell’orizzonte dell’Europa e dell’Occidente, attende di vedere
drammaticamente la conversione del nostro mondo e la conversione del cuore dell’uomo
a Dio. Per questo, vivere fino in fondo la Quaresima significa impostare in un modo
diverso la vita personale, la vita delle famiglie, delle comunità e aprirsi ai doni
che questo stile nuovo di vita può portare, non solo per noi doni di bene, ma per
tutta l’umanità.