Benedetto XVI all’Angelus: la conversione a Dio salva l’uomo e la società e li aiuta
ad affrontare con efficacia il male e le sventure della vita
L’umanità di ogni tempo ha bisogno di convertirsi a Dio perché la conversione vince
il male alla radice e permette all’uomo, alla società, di migliorarsi e di aprirsi
alla speranza. Le persone e le società che invece non si mettono in mai discussione
“hanno come unico destino finale la rovina”. Con queste considerazioni, Benedetto
XVI si è rivolto alle circa 60 mila persone che a mezzogiorno di oggi si sono raccolte
in Piazza San Pietro per partecipare alla recita dell’Angelus. Il servizio di Alessandro
De Carolis:
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il cuore non vuol dire scampare al male, ma affrontarlo in modo che la sventura sia
o prevenuta o vinta con il bene: e se anche non si può sempre evitare le conseguenze
del male, la conversione riporta sempre la pace nell’anima. Dunque, la conversione
a Dio è un atto di realismo non di moralismo, è l’insegnamento che Benedetto XVI ha
tratto dal Vangelo della terza domenica di Quaresima per poi riproporlo nella sua
breve riflessione all’Angelus. Sono due fatti di cronaca, ricorda il Papa, a originare
quella pagina del Vangelo: un rivolta di Galilei soffocata nel sangue da Pilato e
il crollo di una torre a Gerusalemme che ha fatto 18 morti. Gesù, commentando quei
fatti, ribalta la mentalità del tempo che riteneva una qualsiasi disgrazia, accidentale
o causata dall’uomo, la diretta conseguenza di una grave colpa personale. I Galilei
morti nelle due drammatiche circostanze non sono invece più colpevoli di tutti gli
altri, obietta Gesù, che conclude perentorio: “Ma se non vi convertirete, perirete
tutti allo stesso modo”:
“Ecco, dunque, il punto al quale Gesù vuole
portare i suoi ascoltatori: la necessità della conversione. Non la propone in termini
moralistici, bensì realistici, come l’unica risposta adeguata ad accadimenti che mettono
in crisi le certezze umane. Di fronte a certe disgrazie - Egli avverte - non serve
scaricare la colpa sulle vittime. Vera saggezza è piuttosto lasciarsi interpellare
dalla precarietà dell’esistenza e assumere un atteggiamento di responsabilità: fare
penitenza e migliorare la nostra vita”.
“Questa è sapienza, questa
è la risposta più efficace al male, ad ogni livello, interpersonale, sociale e internazionale”,
ha affermato Benedetto XVI, che ha rilevato come “in effetti, le persone e le società
che vivono senza mai mettersi in discussione hanno come unico destino finale la rovina”:
La conversione, invece, ha osservato il Papa:
“Pur non preservando dai
problemi e dalle sventure, permette di affrontarli in ‘modo’ diverso. Anzitutto aiuta
a prevenire il male, disinnescando certe sue minacce. E, in ogni caso, permette di
vincere il male con il bene, se non sempre sul piano dei fatti – che a volte sono
indipendenti dalla nostra volontà – certamente su quello spirituale. In sintesi: la
conversione vince il male nella sua radice che è il peccato, anche se non sempre può
evitarne le conseguenze”.
Occorre “un serio esame di coscienza”, ha
insistito Benedetto XVI, e l’“impegno a purificare la propria vita”. E prima di recitare
l'Angelus e salutare in cinque lingue i fedeli nella piazza, il Papa ha concluso chiedendo
aiuto alla Madonna per riscoprire la “bellezza della conversione”:
“Ci
aiuti a comprendere che fare penitenza e correggere la propria condotta non è semplice
moralismo, ma la via più efficace per cambiare in meglio se stessi e la società. Lo
esprime molto bene una felice sentenza: Accendere un fiammifero vale più che maledire
l’oscurità”. **********