"L'orrore è servito” l’associazione Scienza e Vita commenta così la decisione dell’ospedale
san Camillo di Roma di far firmare un consenso per non curare i feti sopravvissuti
all'aborto
Un firma per non curare il feto, nato vivo dopo l’aborto. L’iniziativa parte dall’
ospedale San Camillo di Roma e consiste nel chiedere a chi decide di sottoporsi a
un aborto terapeutico tardivo di firmare un ''consenso informato'' per rinunciare
alle cure intensive nel caso di sopravvivenza all’intervento, quindi niente tubi o
macchinari ma solo cure cosiddette compassionevoli. La decisione per evitare il ripetersi
di episodi come quello del bimbo al Careggi di Firenze nato vivo dopo un aborto. “L’orrore
è servito” reagisce l’Associazione Scienza e vita. Sentiamo la Presidente Maria Luisa
di Pietro al microfono di Gabriella Ceraso