2007-03-09 19:56:41

Croazia/Slovenia: Le realtà ecclesiali


ZAGABRIA/LUBIANA, 10mar07 - Sono 117 i missionari croati all’estero, impegnati soprattutto in Africa, sacerdoti, religiosi e religiose, mentre “non è ancora possibile quantificare i laici che partono”. Lo ha affermato don Milan Špehar, direttore dell’Ufficio missionario della Croazia, incontrando ieri a Zagabria una delegazione ecclesiale italiana in visita nei Balcani per promuovere l’“Agorà dei giovani del Mediterraneo”. “Il nostro compito è formare i laici per le missioni – ha detto ancora il sacerdote croato -, ma siamo ancora all’inizio, ci manca una scuola per la formazione. Eppure – ha spiegato – ci sono diversi laici, soprattutto giovani, che sono interessati e vorrebbero fare un anno di esperienza missionaria”. Fino agli anni novanta c’era un unico ufficio missionario, a Sarajevo, per i croati che vivono in Croazia e in Bosnia. Poi, gli anni della guerra, durante i quali “non potevamo fare tanto perché le emergenze erano all’interno dei nostri Paesi”, e il trasferimento dell’ufficio da Sarajevo a Zagabria. Oggi esistono, in Bosnia e Croazia, due uffici distinti, ma con una stabile collaborazione perché “in fondo – ha concluso don Špehar – siamo un unico popolo in due Paesi”.
Sempre ieri la delegazione italiana ha fatto visita all’arcivescovo di Lubiana, mons. Alojz Uran.
La Chiesa slovena “ha vissuto importanti trasformazioni, circa un anno fa, con la costituzione di tre nuove diocesi”, ha ricordato mons. Uran. Attualmente le diocesi nel Paese sono 6, con 2 milioni di abitanti di cui, secondo le statistiche, poco più del 20 per cento è cattolico praticante. In ambito vocazionale, ha sottolineato l’arcivescovo, vi è “molta incertezza”, “l’età media dei sacerdoti è sempre più alta e diverse case parrocchiali restano vuote, segno che mancano i preti che si prendano cura di alcune chiese”. La Conferenza episcopale slovena “si sta impegnando nella problematica dell’istruzione con progetti che prevedono l’istituzione di scuole cattoliche di ogni ordine e grado, dalle materne all’università”, al fine di “rispondere alla crisi spirituale, morale e demografica del Paese, della quale sono vittima soprattutto i giovani”.
(Sir –MANCINI)










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