ZAGABRIA/LUBIANA, 10mar07 - Sono 117 i missionari croati all’estero, impegnati soprattutto
in Africa, sacerdoti, religiosi e religiose, mentre “non è ancora possibile quantificare
i laici che partono”. Lo ha affermato don Milan Špehar, direttore dell’Ufficio missionario
della Croazia, incontrando ieri a Zagabria una delegazione ecclesiale italiana in
visita nei Balcani per promuovere l’“Agorà dei giovani del Mediterraneo”. “Il nostro
compito è formare i laici per le missioni – ha detto ancora il sacerdote croato -,
ma siamo ancora all’inizio, ci manca una scuola per la formazione. Eppure – ha spiegato
– ci sono diversi laici, soprattutto giovani, che sono interessati e vorrebbero fare
un anno di esperienza missionaria”. Fino agli anni novanta c’era un unico ufficio
missionario, a Sarajevo, per i croati che vivono in Croazia e in Bosnia. Poi, gli
anni della guerra, durante i quali “non potevamo fare tanto perché le emergenze erano
all’interno dei nostri Paesi”, e il trasferimento dell’ufficio da Sarajevo a Zagabria.
Oggi esistono, in Bosnia e Croazia, due uffici distinti, ma con una stabile collaborazione
perché “in fondo – ha concluso don Špehar – siamo un unico popolo in due Paesi”. Sempre
ieri la delegazione italiana ha fatto visita all’arcivescovo di Lubiana, mons. Alojz
Uran. La Chiesa slovena “ha vissuto importanti trasformazioni, circa un anno fa,
con la costituzione di tre nuove diocesi”, ha ricordato mons. Uran. Attualmente le
diocesi nel Paese sono 6, con 2 milioni di abitanti di cui, secondo le statistiche,
poco più del 20 per cento è cattolico praticante. In ambito vocazionale, ha sottolineato
l’arcivescovo, vi è “molta incertezza”, “l’età media dei sacerdoti è sempre più alta
e diverse case parrocchiali restano vuote, segno che mancano i preti che si prendano
cura di alcune chiese”. La Conferenza episcopale slovena “si sta impegnando nella
problematica dell’istruzione con progetti che prevedono l’istituzione di scuole cattoliche
di ogni ordine e grado, dalle materne all’università”, al fine di “rispondere alla
crisi spirituale, morale e demografica del Paese, della quale sono vittima soprattutto
i giovani”. (Sir –MANCINI)