Approfondire i legami di amicizia del popolo cinese con il pensiero cristiano:
l’auspicio del Papa in un telegramma al convegno su Matteo Ricci, all'Università di
Macerata
Il convegno internazionale su Matteo Ricci in corso a Macerata “contribuisca ad approfondire
i legami di amicizia del popolo cinese con il pensiero cristiano”: è l’auspicio di
Benedetto XVI, che in un telegramma - a firma del cardinale segretario di Stato,
Tarcisio Bertone - loda l’iniziativa culturale promossa dall’Università della città
marchigiana e dall’Accademia Cinese delle Scienze Sociali di Pechino. Il gesuita Matteo
Ricci, si legge nel telegramma, è stato un precursore del legame di amicizia tra Cina
e cristianesimo, “favorendo un fecondo dialogo tra la cultura cinese e quella europea”.
Tra i relatori al convegno, che si chiude stasera, anche il missionario del PIME,
padre Angelo Lazzarotto, profondo conoscitore della realtà cinese, che nell’intervista
di Alessandro Gisotti si sofferma sull’eredità di Matteo Ricci nella Cina del
XXI secolo:
**********R.
- Direi che, tra gli intellettuali della Cina, Matteo Ricci è certamente una conoscenza
molto affermata. Molti cercano le ragioni per cui l’Occidente si è affermato attraverso
i secoli in una maniera così continua, e trovano che le ragioni siano nelle radici
del cristianesimo, cosa che noi stiamo purtroppo dimenticando qui in Europa. Al centro
di questa riflessione, scoprono che il cristianesimo era sconosciuto per tanto tempo
o poco noto alla civiltà cinese, che era un po’ chiusa in se stessa. Poi, vi è venuta
in contatto grazie alla figura di Matteo Ricci, che per questo motivo è molto conosciuto.
E’ significativo che la tomba di Matteo Ricci a Pechino sia stata restaurata dopo
le devastazioni da parte delle Guardie Rosse, e sia oggi conservata all’interno della
Scuola centrale del Partito comunista cinese.
D.
- Un recente studio dell’Università di Shangai ha messo in luce la rinascita del sentimento
religioso in molti cinesi. Cosa ne pensa?
R. Credo
che questa sia veramente una risposta alla devastazione che la corsa alla modernizzazione
e quindi all’arricchimento ha portato in Cina in questi ultimi decenni. C’è un capitalismo
selvaggio che ha svuotato l’anima di molti cinesi, specialmente dei giovani. Come
reazione, ci si accorge che il denaro non basta, che la vita è qualcosa d’altro. E
allora, ci si interroga sul perché della vita e riemergono le religioni tradizionali
- il buddismo, il taoismo - ma anche il cristianesimo. Tant’è vero che anche all’interno
del Partito comunista cinese, che per statuto proibisce ai propri aderenti qualsiasi
pratica e appartenenza religiosa, ci sono molti membri a cui non basta più l’ideologia
marxista.
D. - In tale contesto, quali prospettive
intravede per i cristiani in Cina, anche considerando le aperture manifestate più
volte dalla Santa Sede?
R. - Direi che proprio perché
il cristianesimo da sempre mette al centro della propria attenzione la persona umana,
perché è il capolavoro di Dio, è interessante che - per esempio - tra quanti si sono
convertiti, ci siano persone che si sono fatte campioni dei diritti umani, proprio
in base a questa loro nuova fede che hanno riscoperto nel cristianesimo. Quindi, direi
che la Chiesa, o comunque il cristianesimo, può portare una primavera nuova, una fase
nuova alla civiltà cinese che si è arricchita in questo contesto della globalizzazione,
e che sta diventando protagonista nel mondo. E qui si vede come sia stato lungimirante
Giovanni Paolo II in tutti i messaggi che nei passati tre decenni ha rivolto alla
Cina, al di là delle polemiche che emergevano dalle situazioni concrete. Papa Wojtyla
ha sempre cercato di tendere la mano per dire: “Vogliamo lavorare insieme per il bene
del popolo cinese e per il futuro del mondo”. E questa credo sia la strada che anche
Papa Benedetto XVI sta percorrendo. **********