2007-03-07 14:17:07

Benedetto XVI all'udienza generale parla delle sfide della Chiesa: “Cesare non è tutto” e la Verità di Dio vanta il diritto di essere ascoltata dallo Stato


Benedetto XVI è tornato stamani all’udienza generale a parlare delle molte sfide per la Chiesa nei tempi attuali. Circa 16 mila i pellegrini che hanno partecipato, provenienti da una quindicina di Paesi, presenti nell’Aula Paolo VI e nella Basilica Vaticana, dove il Papa si è dapprima incontrato con i vescovi del Piemonte e della Val d’Aosta, in questi giorni in visita ad Limina, e con gruppi di giovani e studenti italiani. Il servizio di Roberta Gisotti: RealAudioMP3
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“Non è certo facile annunciare e testimoniare oggi il Vangelo”.

Sono “le tendenze agnostiche” in campo dottrinale, come pure “le pretese di piena autonomia etica e morale” le principali sfide per la fede cristiana nell’odierno contesto socio-culturale, ha detto Benedetto XVI, rivolto i presuli piemontesi e valdostani, pure se permane nel popolo – ha osservato - una solida base spirituale, che si manifesta “nell’attenzione alle istanze della vita cristiana, nell’intimo bisogno di Dio, nella riscoperta del valore della preghiera, nella stima verso il sacerdote” “e il suo ministero”.

Si è poi ispirato il Papa, per la sua catechesi nell’Aula Paolo VI, alla figura di San Clemente, vescovo di Roma, terzo successore di Pietro, inaugurando il ciclo di catechesi dedicato ai Padri Apostolici, e meditando in particolare sulla Lettera ai Corinti, comunità percorsa da gravi divisioni, dove si affrontano temi attuali - allora come oggi - sull’identità della Chiesa e della sua missione. Prima di tutto - scrive Clemente ai Corinti per riconciliarli - “c’è il lieto annuncio della grazia che salva”:

“E’ un annuncio che riempie di gioia la nostra vita e dà sicurezza al nostro agire: il Signore ci previene sempre con la sua bontà e la bontà del Signore è sempre più grande di tutti i nostri peccati. Occorre però che ci impegniamo in maniera coerente con il dono ricevuto e rispondiamo all'annuncio della salvezza con un cammino generoso e coraggioso di conversione”.

Svela nella Lettera, Clemente, il suo ideale di Chiesa, radunata dall’unico Spirito di grazia che spira nelle diverse membra di Cristo, “nel quale, tutti uniti, senza separazione, sono membra gli uni degli altri”:

“La netta distinzione tra il 'laico' e la gerarchia non significa per nulla una contrapposizione, ma soltanto questa connessione organica di un corpo, di un organismo, con le diverse funzioni. La Chiesa infatti non è luogo di confusione e di anarchia, dove uno può fare quello che vuole in ogni momento: ciascuno in questo organismo, con una struttura articolata, esercita il suo ministero secondo la vocazione ricevuta” .

Conclude Clemente con una grande preghiera, la più antica preghiera dopo i testi del Nuovo Testamento - ha annotato il Santo Padre - per le istituzioni politiche, all’indomani delle persecuzioni dei cristiani. Bisogna infatti “pregare per i persecutori come fece Gesù sulla Croce”. Una preghiera - ha sottolineato il Papa - che guida, lungo i secoli, l’atteggiamento dei cristiani dinanzi alla politica e allo Stato. Pregando, infatti, per le autorità, Clemente riconosce la legittimità delle istituzioni politiche, ma nello stesso tempo è preoccupato che esse “esercitino il potere che Dio ha dato loro nella pace” e “con pietà”:

“Cesare non è tutto. Emerge un'altra sovranità, la cui origine ed essenza non sono di questo mondo, ma ‘di lassù’: è quella della Verità, che vanta anche nei confronti dello Stato il diritto di essere ascoltata”.
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