Il cardinale Dziwisz: illazione mediatica l’identificazione dell’agente segreto “Henryk”
con l’arcivescovo Nowacki. Si vuole diffamare la Chiesa
“Negli ultimi tempi, accusare ed incolpare uomini della Chiesa in Polonia, come quelli
che sono al servizio della Santa Sede, ha assunto dimensioni tali che ogni uomo onesto
si deve sentire colpito nel vivo”. E’ quanto ha detto il cardinale Stanislaw Dziwisz,
arcivescovo di Cracovia, commentando le recenti supposizioni circa la collaborazione
dell’agente segreto chiamato “Henryk” che i media associano all’arcivescovo Henryk
Nowacki, nunzio apostolico in Slovacchia, già membro e poi responsabile per diversi
anni della sezione polacca della Segreteria di Stato. In un’intervista rilasciata
al Programma Polacco della Radio Vaticana, il porporato ha evidenziato la particolare
dedizione dell’arcivescovo Nowacki nel servizio svolto durante il Pontificato di Giovanni
Paolo II. “Conosco la sua responsabilità per ogni parola, la sua condotta e laboriosità.
Colpire quest’uomo è colpire tutti i polacchi, collaboratori del Santo Padre, e perciò
colpire il Servo di Dio Giovanni Paolo II. Si sta creando un quadro di spie intorno
a Papa Wojtyla - ha detto l’arcivescovo di Cracovia - e ciò è una menzogna e una calunnia.
Si mira in questo modo anche ad ostacolare il processo di canonizzazione”. Il cardinale
Dziwisz definisce il clima di accuse venutosi a creare in Polonia altamente nocivo
al buon nome della Chiesa e della Polonia in campo internazionale. “Mi rivolgo agli
ordini contemplativi perché preghino per il perdono dei peccati e le colpe di tutti
noi e perché lo Spirito Santo ci doni la sua luce – ha proseguito il porporato – affinché,
arricchiti da queste dolorose esperienze, possiamo rinnovare la nostra Chiesa, ed
anche la convivenza tra gli uomini”. Le accuse di questi ultimi mesi, ha detto ancora
il cardinale Dziwisz, distruggono ingiustamente il diritto al buon nome dovuto ad
ogni persona. “Tutto questo si fa nel nome della presunta verità – ha aggiunto il
porporato – ma mi domando: quale verità?”. L’arcivescovo di Cracovia ha poi affermato
che non si possono considerare credibili le note degli agenti dei Servizi speciali
dello Stato comunista senza che queste vengano prima studiate con la massima responsabilità
e guardando a tutta la vita delle persone accusate. “Come esempio di non credibilità
di tali documenti - ha concluso il cardinale Dziwisz - può servire il caso della nota
dell’agente che mi seguiva, dove si legge che sono nato a Mszana Dolna e che passavo
le vacanze a Poronin. Né l’una, né l’altra notizia sono vere. Si può facilmente verificarlo”.
(T.C.)