Benedetto XVI ricorda Paolo VI: guidò la Chiesa in anni difficili senza farsi condizionare
dalle critiche, tenendo lo sguardo fisso su Cristo
L’amore per Cristo è stato “il segreto dell’azione pastorale” di Paolo VI durante
i difficili anni post-conciliari: è quanto ha detto stamane Benedetto XVI ricevendo
i membri dell'Istituto Paolo VI, un Centro internazionale di ricerca fondato nel 1979
per favorire lo studio della vita, del pensiero e dell’attività di Papa Montini. Il
servizio di Sergio Centofanti.
************ Benedetto
XVI tratteggia la figura di quello che definisce un “indimenticabile Pontefice”, al
quale, tra l’altro, resta legato per il fatto che fu lui a nominarlo arcivescovo di
Monaco di Baviera e cardinale. Paolo VI – rileva il Papa - “fu chiamato dalla Provvidenza
divina a guidare la barca di Pietro in un periodo storico segnato da non poche sfide
e problematiche” distinguendosi per la sua saggezza e prudenza. Di Papa Montini ricorda
“l'ardore missionario … che lo spinse ad intraprendere impegnativi viaggi apostolici
anche verso nazioni lontane, a compiere gesti profetici di alta valenza ecclesiale,
missionaria ed ecumenica”. Fu infatti il primo Papa a recarsi in Terra Santa, indicando
“alla Chiesa che la via della sua missione è di ricalcare le orme di Cristo”:
“In
effetti, il segreto dell'azione pastorale che Paolo VI svolse con instancabile dedizione,
adottando talora decisioni difficili e impopolari, sta proprio nel suo amore per Cristo:
amore che vibra con espressioni toccanti in tutti i suoi insegnamenti. Il suo animo
di Pastore era tutto preso da una tensione missionaria alimentata da sincero desiderio
di dialogo con l’umanità. Il suo invito profetico, più volte riproposto, a rinnovare
il mondo travagliato da inquietudini e violenze mediante 'la civiltà dell’amore',
nasceva da un totale suo affidamento a Gesù, Redentore dell’uomo”.
Il
Papa ricorda le celebri parole pronunciate da Paolo VI all'apertura della Seconda
Sessione del Concilio Vaticano II nel 1963 e che anche lui ebbe modo di ascoltare
essendo presente ai lavori conciliari come Perito:
“Cristo nostro principio
- proclamò con intimo trasporto Paolo VI -, Cristo nostra via e nostra guida! Cristo
nostra speranza e nostro termine... Nessun'altra luce si libri in questa adunanza,
che non sia Cristo, luce del mondo; nessun'altra verità interessi gli animi nostri,
che non siano le parole del Signore, unico nostro Maestro; nessun'altra aspirazione
ci guidi, che non sia il desiderio di essere a Lui assolutamente fedeli. (Insegnamenti
di Paolo VI, I [1963], 170-171). E fino all'ultimo respiro il suo pensiero, le sue
energie, la sua azione furono per Cristo e per la Chiesa”.
“Il nome
di questo Pontefice, che l’opinione pubblica mondiale comprese nella sua grandezza
proprio in occasione della morte – ha sottolineato Benedetto XVI - resta soprattutto
legato al Concilio Vaticano II”:
“Se infatti fu Giovanni XXIII a indirlo
e a iniziarlo, toccò a lui, suo successore, portarlo a compimento con mano esperta,
delicata e ferma. Non meno arduo fu per Papa Montini reggere la Chiesa nel periodo
post-conciliare. Non si lasciò condizionare da incomprensioni e critiche, anche se
dovette sopportare sofferenze e attacchi talora violenti, ma restò in ogni circostanza
fermo e prudente timoniere della barca di Pietro”.
“Con il passare
degli anni – ha affermato Benedetto XVI - appare sempre più evidente l'importanza
per la Chiesa e per il mondo” del pontificato di Paolo VI, “come pure il valore del
suo alto magistero, a cui si sono ispirati i suoi Successori”, ed al quale - ha concluso
- anche lui continua a far riferimento. **********