2007-03-02 11:50:28

Appello di mons. Migliore alle Nazioni Unite per la difesa della dignità delle donne, troppo spesso vittime di violenza


La comunità internazionale rafforzi il proprio impegno per sconfiggere la piaga della violenza contro le donne. E’ l’esortazione di mons. Celestino Migliore, osservatore vaticano presso la sede ONU di New York, che ieri è intervenuto alla 51.ma sessione della Commissione sulla condizione della donna. Nei giorni scorsi, la rappresentanza pontificia presso le Nazioni Unite ha inoltre promosso un convegno sul tema “La dignità umana della donna nella società contemporanea: affrontare la violenza contro la donna”. Ma quali sono, dunque, i punti chiave per il miglioramento della condizione della donna, secondo la Santa Sede? Risponde l’arcivescovo Migliore, raggiunto telefonicamente a New York da Alessandro Gisotti: RealAudioMP3

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R. – Sono passati 60 anni da quando i fondatori delle Nazioni Unite hanno proclamato la loro convinzione che uomini e donne godono degli stessi diritti. A quel tempo non c’era un Paese che garantisse alle donne completa uguaglianza sociale. Oggigiorno il principio dell’uguaglianza è quasi universalmente riconosciuto. Insieme a notevoli progressi, si sono presentate anche nuove sfide, nuove forme di povertà e nuove forme di svantaggio sociale, ma soprattutto si sono presentate nuove minacce alla vita e alla dignità della donna. E’ particolarmente inaccettabile che proprio in un'epoca di accresciuta considerazione per tutte le questioni attinenti alla donna si affermino nuove forme di violenza e di schiavitù.

 
D. – La Commissione sulla condizione della donna ha dedicato la sua 51.ma sessione, ancora in corso, alla violenza contro le bambine. Quanto è esteso questo fenomeno e cosa propone la Santa Sede per combatterlo, anche alla luce dell’intervento da lei pronunciato?

 
R. – Certamente le statistiche sono allarmanti e come mostrano vari rapporti usciti in questi ultimi mesi, tra cui quello dell’ONU, che è all’esame dell’attuale sessione della Commissione sulla condizione della donna. Dal nostro punto di vista occorre, anzitutto, andare alle radici del fenomeno e capire il perché di questa violenza. Troviamo allora che persistono pregiudizi culturali verso la donna, ancora considerata in qualche modo inferiore all’uomo, una visione dei rapporti umani improntata prevalentemente alla produttività, un clima diffuso che favorisce il ricorso alla forza nella soluzione dei piccoli e grandi problemi dell’esistenza. Non vi è dubbio che il fenomeno vada considerato nel contesto dei diritti umani, diritti da riconoscere senza ambiguità e da far rispettare con rigore legale. Tuttavia se il problema è anzitutto culturale e relazionale, come crediamo, i meccanismi propri dei diritti umani sono efficaci solo nella misura in cui si inseriscono in un’opera di sensibilizzazione e di educazione ai valori della femminilità.

 
D. – Quali sono gli strumenti più efficaci per promuovere uno sviluppo integrale della donna, soprattutto laddove la cultura o le condizioni economiche non lo consentono?

 
R. – Senza dubbio l’approccio dei diritti umani e dei loro meccanismi di implementazione e di controllo si rende indispensabile. A ciò va poi aggiunto che le esperienze mature ed efficaci nella promozione della donna non si registrano senza partire dall’educazione. L’investimento nell’educazione intellettuale, umana e spirituale della donna e in particolare delle giovani è fondamentale.
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