- Un'autobomba ha provocato oggi la morte di dieci persone ed il ferimento di altre
sette in un mercato di Baghdad. L'esplosione è avvenuta nel quartiere di Bayaa, nella
parte meridionale della capitale irachena. E intanto, arrivano smentite sulla strage
di cui si è parlato ieri. Il consigliere per la sicurezza nella provincia di al Anbar
ha spiegato che la notizia della strage di bambini a Ramadi era falsa ed è nata dalla
confusione con un attentato che il giorno prima nella stessa città aveva provocato
la morte di alcuni bambini. Per tutta la giornata di ieri, si erano intrecciate notizie
e smentite su un'esplosione avvenuta vicino ad un campo di calcio. Due fratelli di
un importante esponente del maggiore partito politico sunnita sono stati uccisi in
un attentato terroristico nella cittadina di Moqdadiya, ad una sessantina di km ad
est di Baghdad. - Il governo iracheno ha approvato intanto la legge sulle risorse
petrolifere, che dovrà ora passare al vaglio del Parlamento e che prevede, tra le
altre cose, che tutti i proventi del petrolio siano depositati su un unico conto del
governo e poi redistribuiti alle provincie in base alla popolazione. E’, inoltre,
sancita la supervisione da parte di una nuova entità centrale, il Consiglio federale
per il gas e il petrolio, che dovrà vigiliare sul rispetto di determinati standard.
In programma anche l'apertura alle compagnie straniere, alle quali è offerta la riesportazione
esentasse del 20 per cento dei proventi derivanti dalle vendite all’estero. Ma chi
saranno i più favoriti? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato
speciale de “Il Sole 24 ore”:
********** R. – Io direi che i
più favoriti, in questo momento, siano proprio gli iracheni, perchè questa legge stabilisce
un principio di eguaglianza, rispetto alla maggiore risorsa del Paese. Stabilisce
il principio che i proventi del petrolio verranno distribuiti in maniera mirata e
soppesata a tutta la popolazione irachena. Sarebbe stata questa una legge da approvare
subito, appena dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. Forse non avrebbe evitato
tutti i guai dell’Iraq, ma avrebbe comunque aperto la strada davvero ad un nuovo Iraq.
Poi, per quanto riguarda la presenza delle compagnie multinazionali, naturalmente
la norma favorirà quasi sicuramente quelle americane, che sono quelle più sostenute
sul territorio, sostenute dal governo iracheno, sostenute dagli americani, che spingeranno
perchè le loro compagnie sbarchino in Iraq. Su questo non c’è dubbio.
D.
– Ma non c’è il rischio che, sul lungo termine, l’Iraq sia depredato dagli investitori
stranieri?
R. – L’Iraq può diventare un vero banco
di prova, non soltanto per il Paese, ma per tutta l’area del Medio Oriente, perché
gli americani stanno spingendo per avere dei contratti petroliferi che, in qualche
modo, diano maggiore libertà di movimento alle imprese petrolifere, scardinando, in
qualche modo, quel cartello dell’OPEC che rende omogenei quasi tutti i Paesi del Medio
Oriente dell’area. Quindi, proprio dall’Iraq parte, sia pure in maniera surrettizia,
un attacco al cartello petrolifero. ********** - L'Iran prenderà
parte ad una conferenza internazionale a Baghdad sulla situazione in Iraq, alla quale
saranno presenti anche gli USA, ''se ciò è nell'interesse dell'Iraq''. Lo ha detto
oggi Ali Larijani, segretario del Supremo consiglio per la Sicurezza nazionale iraniana,
annunciando che il ministro degli Esteri, Hoshiyar Zebari, ha già invitato alla Conferenza
il suo collega iraniano Manuchehr Mottaki.
- Due agenti di polizia iraniani
sono stati uccisi e altri quattro rapiti ieri sera da ribelli nel sud-est dell'Iran,
vicino al confine con il Pakistan. Il capo della polizia, Esmail Ahmadi-Moqaddam,
ha detto che i sequestrati sono stati trasportati in territorio pakistano, e ha accusato
Islamabad di non fornire sufficiente cooperazione nella lotta che Teheran conduce
contro un gruppo separatista sunnita attivo in quest'area da circa due anni, che ha
rivendicato diverse operazioni armate contro le Forze di sicurezza iraniane. Tra
queste, un attentato compiuto lo scorso 21 febbraio nella città di Zahedan contro
un autobus dei Pasdaran (Guardiani della rivoluzione), che ha provocato 13 morti e
una trentina di feriti.
- Sono riprese oggi con intensità le operazioni in
Cisgiordania dell'esercito israeliano, che a Jenin ha ucciso tre membri della Jihad
Islamica ed è ritornato in forze a Nablus. Un portavoce militare ha confermato le
operazioni che, ha detto, intendono ''colpire infrastrutture del terrorismo''.
-
A Gerusalemme est la polizia israeliana ha impedito lo svolgimento di una conferenza
stampa di attivisti islamici con la motivazione che era stata organizzata da Hamas,
organizzazione che Israele considera terroristica. Gli agenti hanno consegnato l'ordine
di divieto della riunione nell'albergo in cui era stata inizialmente programmata
la conferenza stampa e quando questa è stata poi spostata in un altro albergo, anche
lì hanno consegnato un analogo ordine. Alla conferenza stampa dovevano parlare, contro
i controversi scavi che Israele sta attuando a ridosso della Spianata delle Moschee,
il leader dell'ala nord del movimento islamico israeliano, Raed Salah, che guida le
manifestazioni di protesta, e altri esponenti islamici.
- E’ arrivato il giorno
della verità per il governo guidato da Romano Prodi. Stasera è infatti in programma
il voto di fiducia al Senato, dove la maggioranza di centrosinistra è ancora in bilico.
Dopo l’intervento di ieri del premier, questa mattina a Palazzo Madama è iniziato
il dibattito nel quale Unione e Polo hanno ribadito le rispettive posizioni. Tra i
punti più dibattuti, la riforma elettorale. Servizio di Giampiero Guadagni.
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Non ho mai parlato di una Bicamerale per discutere di riforma elettorale,
la sede naturale è il Parlamento. Romano Prodi precisa il senso della proposta lanciata
ieri nell’intervento a Palazzo Madama, quando ha fatto sua l’esigenza posta dal capo
dello Stato e ha chiesto all’opposizione di lavorare insieme per un sistema di voto
che garantisca la governabilità rafforzando al tempo stesso il bipolarismo. Non è
stata questa l’unica mano tesa da Prodi al centrodestra. Perché il presidente del
Consiglio ha anche riconosciuto per la prima volta che la ripresa economica non è
solo merito dell’attuale esecutivo. Così come ha ammesso che la crisi di questi giorni
è politica e non un semplice incidente di percorso. Il Polo si dice disponibile al
dialogo sulla legge elettorale, ma per il resto definisce vuoto e ambiguo il discorso
di Prodi tutto teso, viene detto, a non scontentare nessuno della sua maggioranza.
Ma se avrà la fiducia, sottolinea Berlusconi, durerà pochissimo. Un’ampia parte del
suo intervento di ieri, Prodi lo ha dedicato alla politica estera, tema sul quale
il governo era stato bocciato in Senato una settimana fa. Il premier ha confermato
l’impegno dell’Italia in Afghanistan, spiegando che la presenza militare da sola non
basta. Quanto ai temi sociali, Prodi ha promesso l’aumento delle pensioni minime e
misure per famiglie e giovani. L’Unione sembra essersi ricompattata e stasera anche
il dissidente Franco Turigliatto darà il suo sofferto sì. Mentre torna incerta la
posizione, che potrebbe risultare decisiva, di Luigi Pallaro, il senatore eletto nella
circoscrizione estero, che ieri mattina aveva annunciato il suo appoggio, ma ha poi
espresso nuovi dubbi perché aspettava l’esplicita esclusione dei DICO, Il disegno
di legge sulle coppie di fatto, tra le priorità del governo. Per lo stesso motivo,
il senatore a vita Andreotti sembra ora propenso a votare contro. Sui DICO, Prodi
potrebbe fare chiarezza nella sua replica prevista alle ore 18. Subito dopo le dichiarazioni
di voto. L’esito finale dovrebbe conoscersi intorno alle 21, 30. ***********
-
Incartamenti vuoti per le questioni politiche, ma traboccanti per quelle economiche
e tecnologiche, in occasione di una visita conclusa oggi a Tokyo dal premier russo
Mikhail Fradkov. In due giorni di colloqui con il capo del governo giapponese, Shinzo
Abe, l'ospite ha deciso di aprire una nuova era di collaborazione in settori chiave
come l'energia nucleare, gli idrocarburi, le tecnologie di punta, l'industria automobilistica.
Circa gli idrocarburi, si tratta di un rilancio dello sfruttamento congiunto dei giacimenti
di gas nella grande isola russa di Sakhalin, a nord dell'arcipelago giapponese, garantendo
al Sol levante una maggiore quantità di risorse di quanto lasciato finora al Giappone
dalla concorrenza sino-americana. A Tokyo è stata accolta con molto favore anche l'intenzione
di ultimare fino al Pacifico il gasdotto della Siberia orientale. Si è discusso molto
anche di nuovi investimenti economici e tecnologici nipponici in Russia.
-
E sempre il Giappone sta per riavviare i contatti bilaterali con la Corea del Nord
per la prima volta dopo le sanzioni proclamate da Tokyo contro Pyongyang sulla scia
della crisi missilistico-nucleare dello scorso anno. Secondo fonti diplomatiche citate
oggi dall'agenzia giapponese Kyodo, i contatti potrebbero riprendere fra una settimana
a Hanoi, nell'ambito di uno dei gruppi di lavoro previsti dall'accordo internazionale
a sei sul disarmo atomico nordcoreano, concluso il 13 febbraio scorso a Pechino. Sarà
il primo contatto bilaterale da oltre un anno dopo che - sullo sfondo della crisi
e delle sanzioni nipponiche, più ampie e rigorose di quelle della comunità internazionale
- le relazioni erano ripetutamente precipitate al livello di invettive. Rispetto agli
altri cinque firmatari dell'accordo di Pechino (le due Coree, USA, Cina e Russia),
Tokyo si è "chiamata fuori" dall'impegno a garantire forniture energetiche a Pyongyang
in cambio della disattivazione e quindi dello smantellamento del reattore nucleare
di Yongbyon. Tali forniture sono state sottoposte dal Giappone alla condizione di
una previa soluzione di un'annosa controversia su una serie di rapimenti. Il premier
nipponico Abe, criticato da più parti in patria per "mancanza di autorevolezza", ha
tenuto a mostrare verso la Corea del Nord un atteggiamento assai più rigido del predecessore,
Junichiro Koizumi.
- Il vice primo ministro e ministro delle finanze thailandese,
Pridiyathorn Devakula, ha annunciato a sorpresa le dimissioni adducendo divergenze
con l'amministrazione ad interim sulla gestione dell'economia in sofferenza
negli ultimi mesi. Ex governatore della Banca centrale della Thailandia, Pridiyathorn,
59 anni, era stato nominato ministro delle Finanze dopo il colpo di Stato che aveva
rovesciato il governo di Thaksin Shinawatra nel settembre scorso.
- Sempre
più teso il clima sociale e politico a Timor Est nell'imminenza delle elezioni generali.
L'Indonesia ha chiuso i confini con il piccolo Stato, dopo che un gruppo di ribelli
lo scorso 25 febbraio ha assalito un posto di polizia a Maliana, vicino alla frontiera,
razziando decine di armi automatiche. Oggi, il contingente internazionale presente
sull'isola ha dato il via ad una vera e propria caccia all'uomo: si sospetta che
dietro l'operazione ci sia la mano di Alfredo Reinado, ex capo della polizia militare,
tra i responsabili degli scontri di maggio scorso fra forze governative e soldati
disertori. Arrestato dopo questi episodi, che hanno costretto alle dimissioni il premier,
Mari Alkatiri, Reinado è poi riuscito a fuggire di prigione. E secondo analisti la
tensione a Timor est potrebbe ulteriormente salire con l'avvicinarsi delle elezioni
presidenziali e parlamentari del prossimo 9 aprile. Alla corsa per la poltrona presidenziale
corre anche l'attuale primo ministro, Ramos Horta. Premio Nobel per la pace 1996,
Ramos Horta è anche uno dei fondatori del Fretel, Fronte rivoluzionario per l'indipendenza
di Timor Est.
- Le ''madri di piazza Tiananmen'' - un'associazione di donne
che hanno perso i figli nel massacro del 4 giugno 1989 - hanno chiesto ai deputati
dell'Assemblea del Popolo cinese di ''dire la verità'' su quella vicenda. In una lettera
aperta diffusa oggi dall'organizzazione umanitaria "Human Rights in China",
le donne affermano che a 18 anni dai fatti la ''la vera storia deve ancora vedere
la luce del giorno''. L'Assemblea del Popolo - il Parlamento completamente controllato
dal Partito comunista - terrà la sua sessione annuale a partire da lunedì prossimo.
La rivolta studentesca del 1989 è stata definita un ''moto controrivoluzionario''
dal Partito. Nella notte tra il 3 ed il 4 giugno di quell'anno, l'Esercito di Liberazione
Popolare mise fine con un violento all'attacco all'occupazione della piazza centrale
della capitale da parte degli studenti che reclamavano la democrazia. Migliaia di
abitanti di Pechino cercarono invano di fermare i carri armati che marciavano sulla
piazza. Non si e' mai avuto un conto preciso delle vittime, che si ritiene siano state
centinaia. L'associazione delle madri di piazza Tiananmen è stata fondata dall'insegnante
in pensione Ding Zili, e oggi ha 128 membri. (A cura di Fausta Speranza)