2007-02-28 14:31:05

Notizie internazionali


- Un'autobomba ha provocato oggi la morte di dieci persone ed il ferimento di altre sette in un mercato di Baghdad. L'esplosione è avvenuta nel quartiere di Bayaa, nella parte meridionale della capitale irachena. E intanto, arrivano smentite sulla strage di cui si è parlato ieri. Il consigliere per la sicurezza nella provincia di al Anbar ha spiegato che la notizia della strage di bambini a Ramadi era falsa ed è nata dalla confusione con un attentato che il giorno prima nella stessa città aveva provocato la morte di alcuni bambini. Per tutta la giornata di ieri, si erano intrecciate notizie e smentite su un'esplosione avvenuta vicino ad un campo di calcio. Due fratelli di un importante esponente del maggiore partito politico sunnita sono stati uccisi in un attentato terroristico nella cittadina di Moqdadiya, ad una sessantina di km ad est di Baghdad.
- Il governo iracheno ha approvato intanto la legge sulle risorse petrolifere, che dovrà ora passare al vaglio del Parlamento e che prevede, tra le altre cose, che tutti i proventi del petrolio siano depositati su un unico conto del governo e poi redistribuiti alle provincie in base alla popolazione. E’, inoltre, sancita la supervisione da parte di una nuova entità centrale, il Consiglio federale per il gas e il petrolio, che dovrà vigiliare sul rispetto di determinati standard. In programma anche l'apertura alle compagnie straniere, alle quali è offerta la riesportazione esentasse del 20 per cento dei proventi derivanti dalle vendite all’estero. Ma chi saranno i più favoriti? Salvatore Sabatino lo ha chiesto ad Alberto Negri, inviato speciale de “Il Sole 24 ore”:

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R. – Io direi che i più favoriti, in questo momento, siano proprio gli iracheni, perchè questa legge stabilisce un principio di eguaglianza, rispetto alla maggiore risorsa del Paese. Stabilisce il principio che i proventi del petrolio verranno distribuiti in maniera mirata e soppesata a tutta la popolazione irachena. Sarebbe stata questa una legge da approvare subito, appena dopo la caduta del regime di Saddam Hussein. Forse non avrebbe evitato tutti i guai dell’Iraq, ma avrebbe comunque aperto la strada davvero ad un nuovo Iraq. Poi, per quanto riguarda la presenza delle compagnie multinazionali, naturalmente la norma favorirà quasi sicuramente quelle americane, che sono quelle più sostenute sul territorio, sostenute dal governo iracheno, sostenute dagli americani, che spingeranno perchè le loro compagnie sbarchino in Iraq. Su questo non c’è dubbio.

 
D. – Ma non c’è il rischio che, sul lungo termine, l’Iraq sia depredato dagli investitori stranieri?

 
R. – L’Iraq può diventare un vero banco di prova, non soltanto per il Paese, ma per tutta l’area del Medio Oriente, perché gli americani stanno spingendo per avere dei contratti petroliferi che, in qualche modo, diano maggiore libertà di movimento alle imprese petrolifere, scardinando, in qualche modo, quel cartello dell’OPEC che rende omogenei quasi tutti i Paesi del Medio Oriente dell’area. Quindi, proprio dall’Iraq parte, sia pure in maniera surrettizia, un attacco al cartello petrolifero.
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- L'Iran prenderà parte ad una conferenza internazionale a Baghdad sulla situazione in Iraq, alla quale saranno presenti anche gli USA, ''se ciò è nell'interesse dell'Iraq''. Lo ha detto oggi Ali Larijani, segretario del Supremo consiglio per la Sicurezza nazionale iraniana, annunciando che il ministro degli Esteri, Hoshiyar Zebari, ha già invitato alla Conferenza il suo collega iraniano Manuchehr Mottaki.

- Due agenti di polizia iraniani sono stati uccisi e altri quattro rapiti ieri sera da ribelli nel sud-est dell'Iran, vicino al confine con il Pakistan. Il capo della polizia, Esmail Ahmadi-Moqaddam, ha detto che i sequestrati sono stati trasportati in territorio pakistano, e ha accusato Islamabad di non fornire sufficiente cooperazione nella lotta che Teheran conduce contro un gruppo separatista sunnita attivo in quest'area da circa due anni, che ha rivendicato diverse operazioni armate contro le Forze di sicurezza iraniane. Tra queste, un attentato compiuto lo scorso 21 febbraio nella città di Zahedan contro un autobus dei Pasdaran (Guardiani della rivoluzione), che ha provocato 13 morti e una trentina di feriti.

- Sono riprese oggi con intensità le operazioni in Cisgiordania dell'esercito israeliano, che a Jenin ha ucciso tre membri della Jihad Islamica ed è ritornato in forze a Nablus. Un portavoce militare ha confermato le operazioni che, ha detto, intendono ''colpire infrastrutture del terrorismo''.

- A Gerusalemme est la polizia israeliana ha impedito lo svolgimento di una conferenza stampa di attivisti islamici con la motivazione che era stata organizzata da Hamas, organizzazione che Israele considera terroristica. Gli agenti hanno consegnato l'ordine di divieto della riunione nell'albergo in cui era stata inizialmente programmata la conferenza stampa e quando questa è stata poi spostata in un altro albergo, anche lì hanno consegnato un analogo ordine. Alla conferenza stampa dovevano parlare, contro i controversi scavi che Israele sta attuando a ridosso della Spianata delle Moschee, il leader dell'ala nord del movimento islamico israeliano, Raed Salah, che guida le manifestazioni di protesta, e altri esponenti islamici.

- E’ arrivato il giorno della verità per il governo guidato da Romano Prodi. Stasera è infatti in programma il voto di fiducia al Senato, dove la maggioranza di centrosinistra è ancora in bilico. Dopo l’intervento di ieri del premier, questa mattina a Palazzo Madama è iniziato il dibattito nel quale Unione e Polo hanno ribadito le rispettive posizioni. Tra i punti più dibattuti, la riforma elettorale. Servizio di Giampiero Guadagni.

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Non ho mai parlato di una Bicamerale per discutere di riforma elettorale, la sede naturale è il Parlamento. Romano Prodi precisa il senso della proposta lanciata ieri nell’intervento a Palazzo Madama, quando ha fatto sua l’esigenza posta dal capo dello Stato e ha chiesto all’opposizione di lavorare insieme per un sistema di voto che garantisca la governabilità rafforzando al tempo stesso il bipolarismo. Non è stata questa l’unica mano tesa da Prodi al centrodestra. Perché il presidente del Consiglio ha anche riconosciuto per la prima volta che la ripresa economica non è solo merito dell’attuale esecutivo. Così come ha ammesso che la crisi di questi giorni è politica e non un semplice incidente di percorso. Il Polo si dice disponibile al dialogo sulla legge elettorale, ma per il resto definisce vuoto e ambiguo il discorso di Prodi tutto teso, viene detto, a non scontentare nessuno della sua maggioranza. Ma se avrà la fiducia, sottolinea Berlusconi, durerà pochissimo. Un’ampia parte del suo intervento di ieri, Prodi lo ha dedicato alla politica estera, tema sul quale il governo era stato bocciato in Senato una settimana fa. Il premier ha confermato l’impegno dell’Italia in Afghanistan, spiegando che la presenza militare da sola non basta. Quanto ai temi sociali, Prodi ha promesso l’aumento delle pensioni minime e misure per famiglie e giovani. L’Unione sembra essersi ricompattata e stasera anche il dissidente Franco Turigliatto darà il suo sofferto sì. Mentre torna incerta la posizione, che potrebbe risultare decisiva, di Luigi Pallaro, il senatore eletto nella circoscrizione estero, che ieri mattina aveva annunciato il suo appoggio, ma ha poi espresso nuovi dubbi perché aspettava l’esplicita esclusione dei DICO, Il disegno di legge sulle coppie di fatto, tra le priorità del governo. Per lo stesso motivo, il senatore a vita Andreotti sembra ora propenso a votare contro. Sui DICO, Prodi potrebbe fare chiarezza nella sua replica prevista alle ore 18. Subito dopo le dichiarazioni di voto. L’esito finale dovrebbe conoscersi intorno alle 21, 30.
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- Incartamenti vuoti per le questioni politiche, ma traboccanti per quelle economiche e tecnologiche, in occasione di una visita conclusa oggi a Tokyo dal premier russo Mikhail Fradkov. In due giorni di colloqui con il capo del governo giapponese, Shinzo Abe, l'ospite ha deciso di aprire una nuova era di collaborazione in settori chiave come l'energia nucleare, gli idrocarburi, le tecnologie di punta, l'industria automobilistica. Circa gli idrocarburi, si tratta di un rilancio dello sfruttamento congiunto dei giacimenti di gas nella grande isola russa di Sakhalin, a nord dell'arcipelago giapponese, garantendo al Sol levante una maggiore quantità di risorse di quanto lasciato finora al Giappone dalla concorrenza sino-americana. A Tokyo è stata accolta con molto favore anche l'intenzione di ultimare fino al Pacifico il gasdotto della Siberia orientale. Si è discusso molto anche di nuovi investimenti economici e tecnologici nipponici in Russia.

- E sempre il Giappone sta per riavviare i contatti bilaterali con la Corea del Nord per la prima volta dopo le sanzioni proclamate da Tokyo contro Pyongyang sulla scia della crisi missilistico-nucleare dello scorso anno. Secondo fonti diplomatiche citate oggi dall'agenzia giapponese Kyodo, i contatti potrebbero riprendere fra una settimana a Hanoi, nell'ambito di uno dei gruppi di lavoro previsti dall'accordo internazionale a sei sul disarmo atomico nordcoreano, concluso il 13 febbraio scorso a Pechino. Sarà il primo contatto bilaterale da oltre un anno dopo che - sullo sfondo della crisi e delle sanzioni nipponiche, più ampie e rigorose di quelle della comunità internazionale - le relazioni erano ripetutamente precipitate al livello di invettive. Rispetto agli altri cinque firmatari dell'accordo di Pechino (le due Coree, USA, Cina e Russia), Tokyo si è "chiamata fuori" dall'impegno a garantire forniture energetiche a Pyongyang in cambio della disattivazione e quindi dello smantellamento del reattore nucleare di Yongbyon. Tali forniture sono state sottoposte dal Giappone alla condizione di una previa soluzione di un'annosa controversia su una serie di rapimenti. Il premier nipponico Abe, criticato da più parti in patria per "mancanza di autorevolezza", ha tenuto a mostrare verso la Corea del Nord un atteggiamento assai più rigido del predecessore, Junichiro Koizumi.

- Il vice primo ministro e ministro delle finanze thailandese, Pridiyathorn Devakula, ha annunciato a sorpresa le dimissioni adducendo divergenze con l'amministrazione ad interim sulla gestione dell'economia in sofferenza negli ultimi mesi. Ex governatore della Banca centrale della Thailandia, Pridiyathorn, 59 anni, era stato nominato ministro delle Finanze dopo il colpo di Stato che aveva rovesciato il governo di Thaksin Shinawatra nel settembre scorso.

- Sempre più teso il clima sociale e politico a Timor Est nell'imminenza delle elezioni generali. L'Indonesia ha chiuso i confini con il piccolo Stato, dopo che un gruppo di ribelli lo scorso 25 febbraio ha assalito un posto di polizia a Maliana, vicino alla frontiera, razziando decine di armi automatiche. Oggi, il contingente internazionale presente sull'isola ha dato il via ad una vera e propria caccia all'uomo: si sospetta che dietro l'operazione ci sia la mano di Alfredo Reinado, ex capo della polizia militare, tra i responsabili degli scontri di maggio scorso fra forze governative e soldati disertori. Arrestato dopo questi episodi, che hanno costretto alle dimissioni il premier, Mari Alkatiri, Reinado è poi riuscito a fuggire di prigione. E secondo analisti la tensione a Timor est potrebbe ulteriormente salire con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali e parlamentari del prossimo 9 aprile. Alla corsa per la poltrona presidenziale corre anche l'attuale primo ministro, Ramos Horta. Premio Nobel per la pace 1996, Ramos Horta è anche uno dei fondatori del Fretel, Fronte rivoluzionario per l'indipendenza di Timor Est.

- Le ''madri di piazza Tiananmen'' - un'associazione di donne che hanno perso i figli nel massacro del 4 giugno 1989 - hanno chiesto ai deputati dell'Assemblea del Popolo cinese di ''dire la verità'' su quella vicenda. In una lettera aperta diffusa oggi dall'organizzazione umanitaria "Human Rights in China", le donne affermano che a 18 anni dai fatti la ''la vera storia deve ancora vedere la luce del giorno''. L'Assemblea del Popolo - il Parlamento completamente controllato dal Partito comunista - terrà la sua sessione annuale a partire da lunedì prossimo. La rivolta studentesca del 1989 è stata definita un ''moto controrivoluzionario'' dal Partito. Nella notte tra il 3 ed il 4 giugno di quell'anno, l'Esercito di Liberazione Popolare mise fine con un violento all'attacco all'occupazione della piazza centrale della capitale da parte degli studenti che reclamavano la democrazia. Migliaia di abitanti di Pechino cercarono invano di fermare i carri armati che marciavano sulla piazza. Non si e' mai avuto un conto preciso delle vittime, che si ritiene siano state centinaia. L'associazione delle madri di piazza Tiananmen è stata fondata dall'insegnante in pensione Ding Zili, e oggi ha 128 membri. (A cura di Fausta Speranza)











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