I misteri del Giovedì e del Venerdì Santo nelle meditazioni quaresimali del cardinale
Biffi al Papa e alla Curia Romana
Il mistero del Giovedì Santo, dove si affrontano l’amore più alto del dono eucaristico
e la sofferenza del tradimento, e gli eventi del Venerdì Santo, che mostrano non solo
il dolore redentivo di Cristo ma anche lo strazio trasfigurato di sua Madre: sono
i due temi attorno ai quali hanno ruotato le meditazioni quaresimali di stamattina,
svolte dal cardinale arcivescovo emerito di Bologna, Giacomo Biffi, davanti a Benedetto
XVI e alla Curia Romana. Ce ne parla Alessandro De Carolis.
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(canto)
L’azione
decisiva della redenzione cristiana parte da un banchetto e contiene un umanissmo
appello alla memoria dell’uomo: “Fate questo in memoria di me”. Durante l’Ultima Cena
il Figlio di Dio chiede agli uomini di non essere dimenticato. Da questi due spunti,
la memoria e il banchetto, il cardinale Biffi ha tratto alcuni pensieri sull’importanza
del Giovedì Santo. L’Eucaristia, ha affermato, è essenzialmente una memoria, capace
di risalire due millenni di storia, spesso dispersa e sbadata, dell’umanità per rimettere
il Figlio del Creatore fra le mani delle sue creature. E’ una memoria provvidenziale,
perché avverandosi per se stessa, consente all’uomo di ricordarsi di Gesù anche quando
è distratto. Ma è anche una memoria, ha osservato il cardinale Biffi, che va tenuta
desta. Esistere da cristiani, allora, vuol dire portare quotidianamente qualche attenzione
a ciò che Cristo ha detto, ha fatto; a ciò che Egli è. E ciò, ha aggiunto il predicatore
degli esercizi spirituali, è fondamentale perché ricordarsi di Cristo permette all’uomo
di capire chi egli stesso sia e per quale obiettivo viva: se Cristo è il Salvatore
allora, ha notato il cardinale Biffi, noi non siamo degli autonomi ma dei salvati.
Questa consapevolezza cristiana è l’opposto dell’uomo del nostro tempo, il quale
ha proseguito l’arcivescovo emerito di Bologna – è affetto dalla sottile angoscia
di sapere quale sia il suo posto nel vario mondo del Creato. Dal canto suo, l’aspetto
conviviale dell’Ultima Cena – riflesso dell’amicizia e della solidarietà che sottendono
l’atto umile e umano del pasto – diventano l’anticipazione del banchetto celeste.
Inoltre, la scena del Cenacolo comprende anche l’aspetto del tradimento. Tra le tante
che patisce, ha notato il cardinale Biffi, Gesù vive anche la sofferenza amara e pungente
dell’ingratitudine e dell’infedeltà. Ed ha concluso: preghiamo perché fino all’ultimo
istante della vita possiamo avere il dono della perseveranza e di un cuore riconoscente.
(canto)
Dal
Cenacolo al Getsemani. E' nel Giardino degli Ulivi, ha ribadito il cardinale Biffi
nella seconda meditazione della mattina, che emerge l’umanità di Gesù: lo sentiamo
vicino con l’intrinseca debolezza della sua preghiera, la repulsione della sofferenza,
che tuttavia si risolve in un’offerta al Padre. E Cristo, a un passo dal consumare
la sua Passione, diventa così il primo sacredote che intercede per l’umanità. Nell’ora
dell’agonia, ha notato il predicatore degli esercizi spirituali, Gesù per vincere
la debolezza della prova ha pregato ancor più intensamente. E questo, ha detto il
cardinale Biffi, ci mostra come vada affrontata la sofferenza da parte di un cristiano:
non con la sterile ribellione, o il ricorso a filosofie inconcludenti, né attraverso
uno stoicismo coraggioso. La sofferenza va affrontata invece con una confidente e
appassionata ricerca di Dio nella preghiera. E, un passo oltre, con una piena obbedienza
a Dio Padre, che certamente risponderà alle nostre giuste richieste ma con una sapienza
più alta delle nostre proposte e aspettative. Anche in questo caso, è Cristo a offrirne
l’esempio: Dio, ha affermato il predicatore quaresimale, non toglie al Figlio la prova
della morte ma fa sì che la morte diventi l’inizio della vita; costringe quasi la
morte ad arruolarsi sotto le bandiere della Risurrezione. Ma per comprendere davvero
in pienezza la Croce, ha concluso il porporato, bisogna guardare al Calvario con gli
occhi di Maria, che rimase coraggiosamente vicino al supplizio sconvolgente di suo
Figlio. La consapevolezza che il sacrificio di Gesù acquistasse la redenzione per
gli uomini non ridusse il suo strazio, ma esso fu trasfigurato. Con quelli di Gesù,
è stato l’invito del cardinale Biffi, non vanno dimenticati i dolori della Madre.