2007-02-27 11:48:45

A causa degli esercizi spirituali, non ci sarà l'udienza generale del mercoledì. Il priore di Bose Enzo Bianchi: silenzio e meditazione necessari per ogni cristiano


Il Papa e la Curia Romana, dunque, sono in ritiro. Tutte le udienze pontificie sono sospese. Anche la consueta udienza generale del mercoledì domani non ci sarà. Ma quanto è importante per un cristiano interrompere le sue attività per dedicare un tempo specifico a Dio, magari anche con dei veri e propri esercizi spirituali? Giovanni Peduto lo ha chiesto al priore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi: RealAudioMP3
 
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R. – E’ decisivo nella vita spirituale. Noi non dobbiamo dimenticare che Gesù stesso durante la sua vita – e questo lo testimoniano i Vangeli – si ritirava in disparte, in solitudine per pregare, per meditare, per tessere quel dialogo con le Scritture e con il Padre. Nella storia cristiana questa esigenza è sempre stata vissuta, perché noi nella nostra vita quotidiana, abituale, ad un certo punto allentiamo la nostra presa, lasciamo che le nostre forze si esauriscano. Ci vogliono allora dei momenti di ripresa in cui, proprio come dice la parola, con i ritiri e gli esercizi spirituali, noi ci dedichiamo in modo particolare all’ascolto della Parola, alla revisione della vita, alla preghiera, in modo tale che veramente la nostra vita spirituale venga rinvigorita.

 
D. – Il grande maestro degli esercizi è Sant’Ignazio di Loyola, ma sin dagli albori del cristianesimo la pratica del ritiro spirituale era vissuta in diversi modi. Pensiamo al monachesimo, ma anche a San Francesco, ai Carmelitani e via dicendo …

 
R. – Certamente Sant’Ignazio di Loyola è quello che ha fissato gli esercizi spirituali con un metodo ben preciso. Ma già prima si parlava di ritiro spirituale e tutta la storia del monachesimo testimonia questa tradizione. In sostanza si tratta di attuare soprattutto quel consiglio che i Padri del deserto davano: “Fuge, tace, quiesce”: ritirati in disparte, mettiti in silenzio, ritrova la pace. All’interno di questo allora la meditazione della Scrittura e la preghiera diventano la maniera con cui noi ridiamo veramente forza spirituale al nostro cammino verso il Regno. Il monachesimo individuava soprattutto, come ritiro, solitudine ed esercizio di preghiera; San Francesco pure come esercizio di preghiera; mentre, all’interno degli esercizi spirituali - come li ha fissati Sant’Ignazio – ha molto peso la meditazione; all’interno della via del ritiro spirituale carmelitano c’è la contemplazione. Sono accenti diversi, ma che ci dicono sempre la necessità di questa assiduità con Dio, di questa conversione, di questo trovare la linfa per la nostra vita spirituale nella Parola di Dio.

 
D. – Chi non può lasciare il mondo come il monaco, come può trovare momenti di raccoglimento nella nostra chiassosa e spesso stressante vita quotidiana?

 
R. – Io credo che sia questione di volontà e di scelte primarie. Noi continuiamo a dire che la nostra vita è chiassosa, velocizzata e stressante: questo è certamente vero. Ma è altrettanto vero che noi in questa vita stressante e chiassosa diamo delle priorità. Il problema sarebbe quello di riuscire a dare una priorità ad un tempo durante la giornata, in cui ritirarci in una stanza, dove non squilla il telefono, dove non ci giungono le grida degli altri, e metterci lì davvero davanti a Dio, con semplicità, cercando di ascoltare la sua Parola, cercando di capire cosa la Parola di Dio ci richiede nella nostra vita, affinché possiamo convertirci e tornare a Lui. Non è un’operazione difficile e molti che vivono all’interno di una vita in città, fatta di lavoro e di impegni, riescono a farla. Ma si tratta di dare il primato a questo. Magari alzandoci prima, magari un’ora prima al mattino, quando la città dorme, tutto è silenzio, i telefonini non squillano, e trovare quel tempo. Io credo che basterebbe, trovare questo tempo, almeno in tempo di Quaresima, una volta alla settimana per un’ora, oppure un quarto d’ora ogni mattina, e la nostra vita sarebbe certamente modificata da questa preghiera, da questo contatto con il Signore, che noi mettiamo come vero ritiro per ascoltare Lui.

 
D. – Il Papa ha invitato i fedeli per questa Quaresima a guardare a Cristo Crocifisso, ma soprattutto a lasciarsi guardare dal suo sguardo misericordioso. Una sua riflessione …

 
R. – Anche questa volta Benedetto XVI nel suo Messaggio della Quaresima ci ha dato un messaggio sempre ed estremamente ispirato alla Scrittura e in questo caso al Vangelo. Ci chiede di stare sotto la Croce, come Maria e Giovanni, ma di essere attirati dal suo sguardo, tenendo lo sguardo fisso su di Lui, guardando Lui che ci narra Dio, ci narra il Padre, ma ci narra anche la vera umanità, il vero uomo come Dio stesso lo ha pensato. Credo che questo sia davvero l’esercizio degli esercizi cristiani: tenere fisso lo sguardo su Gesù in Croce. Noi, in quel tenere lo sguardo fisso, come dice il Papa, possiamo rinnovare la fede, rinnovare la vita ed avere una grande speranza da poter comunicare poi a tutti gli uomini. **********







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