A causa degli esercizi spirituali, non ci sarà l'udienza generale del mercoledì. Il
priore di Bose Enzo Bianchi: silenzio e meditazione necessari per ogni cristiano
Il Papa e la Curia Romana, dunque, sono in ritiro. Tutte le udienze pontificie sono
sospese. Anche la consueta udienza generale del mercoledì domani non ci sarà. Ma quanto
è importante per un cristiano interrompere le sue attività per dedicare un tempo specifico
a Dio, magari anche con dei veri e propri esercizi spirituali? Giovanni Peduto
lo ha chiesto al priore della Comunità monastica di Bose, Enzo Bianchi: ********** R.
– E’ decisivo nella vita spirituale. Noi non dobbiamo dimenticare che Gesù stesso
durante la sua vita – e questo lo testimoniano i Vangeli – si ritirava in disparte,
in solitudine per pregare, per meditare, per tessere quel dialogo con le Scritture
e con il Padre. Nella storia cristiana questa esigenza è sempre stata vissuta, perché
noi nella nostra vita quotidiana, abituale, ad un certo punto allentiamo la nostra
presa, lasciamo che le nostre forze si esauriscano. Ci vogliono allora dei momenti
di ripresa in cui, proprio come dice la parola, con i ritiri e gli esercizi spirituali,
noi ci dedichiamo in modo particolare all’ascolto della Parola, alla revisione della
vita, alla preghiera, in modo tale che veramente la nostra vita spirituale venga rinvigorita.
D. – Il grande maestro degli esercizi è Sant’Ignazio
di Loyola, ma sin dagli albori del cristianesimo la pratica del ritiro spirituale
era vissuta in diversi modi. Pensiamo al monachesimo, ma anche a San Francesco, ai
Carmelitani e via dicendo …
R. – Certamente Sant’Ignazio
di Loyola è quello che ha fissato gli esercizi spirituali con un metodo ben preciso.
Ma già prima si parlava di ritiro spirituale e tutta la storia del monachesimo testimonia
questa tradizione. In sostanza si tratta di attuare soprattutto quel consiglio che
i Padri del deserto davano: “Fuge, tace, quiesce”: ritirati in disparte, mettiti in
silenzio, ritrova la pace. All’interno di questo allora la meditazione della Scrittura
e la preghiera diventano la maniera con cui noi ridiamo veramente forza spirituale
al nostro cammino verso il Regno. Il monachesimo individuava soprattutto, come ritiro,
solitudine ed esercizio di preghiera; San Francesco pure come esercizio di preghiera;
mentre, all’interno degli esercizi spirituali - come li ha fissati Sant’Ignazio –
ha molto peso la meditazione; all’interno della via del ritiro spirituale carmelitano
c’è la contemplazione. Sono accenti diversi, ma che ci dicono sempre la necessità
di questa assiduità con Dio, di questa conversione, di questo trovare la linfa per
la nostra vita spirituale nella Parola di Dio.
D.
– Chi non può lasciare il mondo come il monaco, come può trovare momenti di raccoglimento
nella nostra chiassosa e spesso stressante vita quotidiana?
R.
– Io credo che sia questione di volontà e di scelte primarie. Noi continuiamo a dire
che la nostra vita è chiassosa, velocizzata e stressante: questo è certamente vero.
Ma è altrettanto vero che noi in questa vita stressante e chiassosa diamo delle priorità.
Il problema sarebbe quello di riuscire a dare una priorità ad un tempo durante la
giornata, in cui ritirarci in una stanza, dove non squilla il telefono, dove non ci
giungono le grida degli altri, e metterci lì davvero davanti a Dio, con semplicità,
cercando di ascoltare la sua Parola, cercando di capire cosa la Parola di Dio ci richiede
nella nostra vita, affinché possiamo convertirci e tornare a Lui. Non è un’operazione
difficile e molti che vivono all’interno di una vita in città, fatta di lavoro e di
impegni, riescono a farla. Ma si tratta di dare il primato a questo. Magari alzandoci
prima, magari un’ora prima al mattino, quando la città dorme, tutto è silenzio, i
telefonini non squillano, e trovare quel tempo. Io credo che basterebbe, trovare questo
tempo, almeno in tempo di Quaresima, una volta alla settimana per un’ora, oppure un
quarto d’ora ogni mattina, e la nostra vita sarebbe certamente modificata da questa
preghiera, da questo contatto con il Signore, che noi mettiamo come vero ritiro per
ascoltare Lui.
D. – Il Papa ha invitato i fedeli
per questa Quaresima a guardare a Cristo Crocifisso, ma soprattutto a lasciarsi guardare
dal suo sguardo misericordioso. Una sua riflessione …
R.
– Anche questa volta Benedetto XVI nel suo Messaggio della Quaresima ci ha dato un
messaggio sempre ed estremamente ispirato alla Scrittura e in questo caso al Vangelo.
Ci chiede di stare sotto la Croce, come Maria e Giovanni, ma di essere attirati dal
suo sguardo, tenendo lo sguardo fisso su di Lui, guardando Lui che ci narra Dio, ci
narra il Padre, ma ci narra anche la vera umanità, il vero uomo come Dio stesso lo
ha pensato. Credo che questo sia davvero l’esercizio degli esercizi cristiani: tenere
fisso lo sguardo su Gesù in Croce. Noi, in quel tenere lo sguardo fisso, come dice
il Papa, possiamo rinnovare la fede, rinnovare la vita ed avere una grande speranza
da poter comunicare poi a tutti gli uomini. **********