Messico: I vescovi non vogliono ingerenze dello Stato
CITTA’ DEL MESSICO, 27 feb07 – Decidere se un religioso che si è macchiato di abusi
sessuali sui minori potrà rimanere tale o meno spetta alle autorità ecclesiastiche.
All’indomani del varo della riforma del Codice di Procedura Penale e del Codice Penale
Federale, entrambi approvati dal Senato, i vescovi messicani denunciano una invasione
di campo da parte del governo. Non solo. I presuli segnalano, inoltre, un evidente
conflitto tra la nuova normativa e quella vigente sulle Associazioni religiose e sul
pubblico culto tanto più che quest’ultima proibisce espressamente l’intervento delle
autorità istituzionali nelle questioni che riguardano i gruppi religiosi. La Conferenza
episcopale critica la decisione del governo attraverso un comunicato ufficiale nel
quale si sottolinea l’importanza di “difendere i bambini, in particolar modo le vittime
di abusi e gli ostaggi delle reti di prostituzione infantile” e si precisa inoltre
che: “se a commettere tali delitti sono i ministri del culto, loro stessi dovranno
rispondere dinanzi alle autorità, poiché il loro status non gli concede alcun privilegio.
Ma” prosegue il comunicato stampa “la sospensione dall’esercizio del ministero di
un religioso è una questione che riguarda solo ed esclusivamente l’istituzione alla
quale appartiene. Nel nostro caso, una volta accertata la colpevolezza, parte l’immediata
sospensione. Successivamente viene avviato un processo interno che culminerà con il
definitivo allontanamento”. L’auspicio dei vescovi messicani, ribadito nel comunicato,
è quello che le leggi “siano chiare e non presentino imprecisioni” per poter “camminare
insieme, con passo fermo, verso una società più giusta”. Con tali premesse “tutte
le decisioni in materia di giustizia, volte a condannare le gravi offese arrecate
ai danni dei più piccoli, saranno sempre ben accolte. Sono delitti contro l’umanità
e come tali devono essere perseguiti”. (Aci – DIONISI)