Polemiche nel Regno Unito per un possibile disegno di legge sulla manipolazione genetica
degli embrioni per ottenere il figlio perfetto
Continuano a suscitare molte critiche le decisioni del governo britannico in campo
bioetico: dopo la disponibilità ad autorizzare la compravendita di ovuli da utilizzare
nel business della fecondazione artificiale, questa volta tocca alla manipolazione
genetica degli embrioni umani. Secondo alcune anticipazioni della stampa locale, ossia
il ‘Daily Telegraph’ e il ‘Daily Mail’, infatti, l’esecutivo Blair sta mettendo a
punto un disegno di legge in sostituzione dello ‘Human Fertilisation and Embryology
Act’, risalente al 1990. In base alle nuove norme, sembra che diverrà possibile intervenire
al livello genetico sugli embrioni. Il nulla-osta alla manipolazione sarà concesso
a titolo puramente sperimentale, assicura il ministero britannico della Sanità, poiché
gli embrioni geneticamente modificati dovranno essere distrutti al massimo dopo 14
giorni di vita. Inoltre, rimarrà vietato l’uso dei più sofisticati strumenti di ingegneria
genetica su sperma ed ovuli. Confermato anche il divieto di procedere ad alterazioni
genetiche degli embrioni a scopo riproduttivo, ma solo per “il prevedibile futuro”,
fino a quando non saranno messe a punto procedure “sicure ed efficaci”. Le associazioni
etiche insorgono ed esprimono le loro preoccupazioni: secondo David King, direttore
dello ‘Human Genetics Alert’, il pubblico “rimarrà orripilato quando saprà che il
governo britannico, primo al mondo, vuole sviluppare la tecnologia per la modificazione
genetica degli esseri umani”. Per King, l’ovvia meta finale di queste ricerche è la
creazione di ‘designer babies’, bambini cioè progettati a tavolino, grazie ad interventi
sul DNA degli embrioni. Sulla stessa linea anche Josephine Quintavalle, membro del
‘Comment on Repruiductive Etchics’, per la quale questo è “il primo passo verso una
direzione in cui nessuno dovrebbe andare”. Secondo il ‘Bullettin of Medical Etchics’,
infine, il governo Blair va fermato: “Tutti i Paesi hanno proibito per legge questo
tipo di ricerca – afferma la rivista di deontologia medica – Se si rompono i ranghi
con la comunità internazionale, si può creare la percezione che la Gran Bretagba è
un rifugio per scienziati avidi e irresponsabili”. (A cura di Isabella Piro)