Numerose reazioni all’appello del Papa a riscoprire alla luce della ragione il diritto
a vivere di tutti gli esseri umani senza discriminazioni, dai più forti ai più deboli,
dai sani ai malati
Numerosi commenti ha suscitato il nuovo accorato appello lanciato dal Papa ieri nell’udienza
alla Pontificia Accademia per la Vita, che ha promosso in Vaticano un Congresso internazionale
sul tema della coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita. Benedetto XVI
ha invitato con forza a rispettare il diritto a vivere di tutti gli esseri umani senza
discriminazioni: dai più forti ai più deboli, dai più grandi ai più piccoli, dai sani
ai malati. Il Pontefice ha esortato in particolare a riscoprire questo diritto universale
alla luce della ragione e della coscienza superando egoismi e utilitarismi. Ma perché
oggi è così difficile capire che il diritto alla vita spetta a tutti e non solo ad
alcuni? Giovanni Peduto lo ha chiesto a mons. Maurizio Calipari, della
Pontificia Accademia per la Vita:
*********** R.
– Ma, forse, è perchè viviamo, soprattutto nelle nostre società occidentali, in una
cultura che spesso si dà troppo all’immagine. In questo tipo di cultura chi non riesce
a dare immagine di sé, sembra quasi che o non esista o non abbia un grande valore.
Molte volte la vita nella sue fasi più deboli acquista queste caratteristiche: penso,
ad esempio, ai primi stadi dello sviluppo della vita umana; penso all’embrione; penso
tante volte anche alle situazioni terminali della vita, che non sono capaci di manifestare
da sole, di proporre da sole il loro valore e, se non siamo attenti a riconoscerlo
noi, rischiamo di negare questo diritto a tutti.
D.
– Il Papa fa appello alla ragionevolezza di questo diritto … R.
– Assolutamente, nel senso che non è necessario soltanto far riferimento ad una impostazione
di fede e, quindi, a trovare le ragioni in una impostazione religiosa. Il diritto
alla vita è un qualcosa che può essere tranquillamente riconosciuto con la ragionevolezza
umana, qualora si liberi da ogni pregiudizio ideologico e sia disposta, con sincerità,
a guardare al valore di ciascuna persona così come si presenta e si manifesta nella
vita di ogni giorno.
D. – Benedetto XVI ha sottolineato
il fatto che “la coscienza talora sopraffatta dai mezzi di pressione collettiva non
dimostra sufficiente vigilanza circa la gravità dei problemi in gioco ed il potere
dei più forti indebolisce e sembra paralizzare anche le persone di buona volontà”…
R.
– E’ un grosso rischio ed è già più che un rischio nella nostra attuale situazione.
E’ vero che il protrarsi e il ripetersi di episodi di attacco, in qualche modo, alla
dignità della vita umana e che vanno contro la sua integrità, ci mettono tutti nella
situazione di quasi abituarci a queste cose, fino a non permettere più alla coscienza
di reagire in maniera forte di fronte a questi attacchi alla vita umana. Dobbiamo,
tutti quanti, capire che è importante ribellarci a questo e, quindi, ripartire nella
direzione del servizio alla vita.
D. – C’è ancora
un passo del discorso in cui si rileva la crescita dell’interesse "per la ricerca
biotecnologia più raffinata, per instaurare sottili ed estese metodiche di eugenismo,
fino alla ricerca ossessiva del figlio perfetto” …
R.
– Sì, questa è una sottolineatura particolare nel discorso del Papa che mette in evidenza
uno fra i tanti rischi possibili ed oggi presenti in particolare sul versante del
sorgere della vita umana. Vi è questo desiderio, poiché vi è la possibilità tecnica,
quasi - direi - di “produrre” un figlio secondo alcune aspettative. Non esageriamo
però queste possibilità, nel senso di credere di poterlo proprio costruire come si
vuole. Ma è già sufficiente quello che oggi si fa per poter dire che non viene più
rispettata la vita, la vita come un dono che viene accolta e che viene, quindi, amata
per quello che è e non per quello che noi desideriamo che sia.
D.
– Il Papa chiama i cristiani nel caso di una violazione del diritto alla vita ad una
coraggiosa obiezione di coscienza. Ma diventa sempre più eroico fare oggi obiezione
di coscienza …
R. – Direi proprio talvolta sì, talvolta
è necessario. In alcuni Paesi chi ha il coraggio di operare questa obiezione di coscienza
a favore della vita, si ritrova davvero a pagare di persona. Persino sul piano professionale
e talvolta anche sul piano della propria libertà personale, perché viene o emarginato
o addirittura punito in qualche modo per il semplice fatto di aver assunto posizioni
a favore della vita. Tuttavia se ciascuno di noi non è disposto a pagare qualcosa
di personale, allora appare difficile riuscire a ricostruire una società nuova, che
metta al centro anzitutto il diritto alla vita, come il fondamentale di tutti i diritti
della persona. **********