Attraverso la ragione si può comprendere la verità del diritto alla vita, che appartiene
ad ogni essere umano: così, il Papa nell'udienza alla Pontificia Accademia per la
Vita
Un appassionato discorso in difesa della vita, primo dei beni ricevuti da Dio: lo
ha pronunciato stamani Benedetto XVI nell’incontro con la plenaria della Pontificia
Accademia per la Vita, tenutosi nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. L’udienza
è avvenuta al termine del Congresso promosso dall’Accademia vaticana sul tema “La
coscienza cristiana a sostegno del diritto alla vita”. Il Papa si è soffermato sugli
attacchi portati oggi contro la vita, ribadendo l’importanza della formazione di una
coscienza fondata sulla verità. Il servizio di Alessandro Gisotti: *********** Garantire
il diritto alla vita a tutti è un “dovere dal cui assolvimento dipende il futuro dell’umanità”.
E’ quanto ribadito da Benedetto XVI, che ha sottolineato come la “coscienza cristiana”
abbia un’interna necessità di rafforzarsi con quelle profonde “motivazioni che militano
a favore del diritto alla vita”. Ogni uomo “sinceramente aperto alla verità e al bene”,
ha detto riecheggiando l’Evangelium Vitae, “può arrivare a riconoscere nella
legge naturale scritta nel cuore il valore sacro della vita umana”: "Continuamente,
perciò, il cristiano è chiamato a mobilitarsi per far fronte ai molteplici attacchi
a cui è esposto il diritto alla vita. In ciò egli sa di poter contare su motivazioni
che hanno profonde radici nella legge naturale e che possono quindi essere condivise
da ogni persona di retta coscienza". Bisogna
ammettere, ha proseguito, che “gli attacchi al diritto alla vita in tutto il mondo
si sono estesi e moltiplicati, assumendo anche nuove forme” Il Papa ha citato le pressioni
per la legalizzazione dell’aborto nei Paesi in via di sviluppo, con il ricorso anche
a “forme di aborto chimico sotto il pretesto della salute riproduttiva”. Ancora, ha
avvertito, “si incrementano le politiche del controllo demografico, nonostante che
siano ormai riconosciute come perniciose anche sul piano economico e sociale”. D’altro
canto, è stato il suo richiamo, nei Paesi sviluppati cresce l’interesse per la ricerca
bioteconologica che si spinge “fino alla ricerca ossessiva del figlio perfetto” con
la diffusione della “procreazione artificiale e di varie forme di diagnosi tendenti
ad assicurarne la selezione”:
"Una nuova ondata di eugenetica discriminatoria
trova consensi in nome del presunto benessere degli individui e, specie nel mondo
economicamente progredito, si promuovono leggi per legalizzare l’eutanasia. Tutto
questo avviene mentre, su un altro versante, si moltiplicano le spinte per la legalizzazione
di convivenze alternative al matrimonio e chiuse alla procreazione naturale. In queste
situazioni la coscienza, talora sopraffatta dai mezzi di pressione collettiva, non
dimostra sufficiente vigilanza circa la gravità dei problemi in gioco, e il potere
dei più forti indebolisce e sembra paralizzare anche le persone di buona volontà". Per
questo, ha esortato il Pontefice, è “ancor più necessario l’appello alla coscienza
e, in particolare, alla coscienza cristiana”. La coscienza morale, ha sottolineato,
“per essere in grado di guidare rettamente la condotta umana, deve anzitutto basarsi
sul solido fondamento della verità”; deve essere illuminata “così da sapere distinguere
il bene dal male, anche laddove l’ambiente sociale” e “il pluralismo culturale” non
aiutino. Il Papa si è poi soffermato sui diversi fattori che oggi ostacolano la formazione
di una coscienza fondata sulla verità.
"Nell’attuale fase della secolarizzazione
chiamata post-moderna e segnata da discutibili forme di tolleranza, non solo cresce
il rifiuto della tradizione cristiana, ma si diffida anche della capacità della ragione
di percepire la verità ci si allontana dal gusto della riflessione. Addirittura, secondo
alcuni, la coscienza individuale, per essere libera, dovrebbe disfarsi sia dei riferimenti
alle tradizioni, sia di quelli basati sulla ragione".
Così, ha detto
ancora, la coscienza “cessa di essere luce e diventa un semplice sfondo su cui la
società dei media getta le immagini e gli impulsi più contraddittori”. Di qui la sua
viva esortazione:
"Occorre rieducare al desiderio della conoscenza della
verità autentica, alla difesa della propria libertà di scelta di fronte ai comportamenti
di massa e alle lusinghe della propaganda, per nutrire la passione della bellezza
morale e della chiarezza della coscienza". Volgendo,
quindi, il pensiero alla crescita della coscienza cristiana, il Papa ha affermato
che “non ci si può accontentare di un fugace contatto con le principali verità di
fede nell’infanzia, ma occorre un cammino che accompagni le varie tappe della vita,
dischiudendo la mente ed il cuore ad accogliere i fondamentali doveri su cui poggia
l’esistenza sia del singolo che della comunità”: "Solo
così sarà possibile avviare i giovani a comprendere i valori della vita, dell’amore,
del matrimonio, della famiglia. Solo così si potrà portarli ad apprezzare la bellezza
e la santità dell’amore, la gioia e la responsabilità di essere genitori e collaboratori
di Dio nel dare la vita". Se non c’è
una formazione continua e qualificata, ha constatato, “diventa ancor più problematica
la capacità di giudizio nei problemi posti dalla biomedicina in materia di sessualità,
di vita nascente, di procreazione come anche nel modo di trattare e curare i pazienti”.
Ha così sottolineato la necessità di “parlare dei criteri morali che riguardano questi
temi con professionisti, medici e giuristi” al fine di “impegnarli ad elaborare un
competente giudizio di coscienza e, nel caso, anche una coraggiosa obiezione di coscienza”.
Sotto questo aspetto vanno dunque uniti "la formazione cristiana" e il “discorso sui
valori morali che riguardano la corporeità, la sessualità” e più in generale il rispetto
per la vita umana in tutti i suoi momenti. Abbiamo bisogno, ha detto il Papa, di “testimoni
forniti di coscienza vera e retta per difendere e promuovere lo splendore della
verità a sostegno del dono e del mistero della vita”. Così facendo, ha concluso,
sarà possibile “risvegliare in molti cuori la voce eloquente e chiara della coscienza”.
Dal
canto suo, nel suo indirizzo d'omaggio, l’arcivescovo Elio Sgreccia, presidente della
Pontificia Accademia per la Vita, ha evidenziato che “nelle scelte che riguardano
la vita umana e la sua difesa, la coscienza è il baluardo principale e talora l'unico”.
D’altra parte, ha avvertito il presule, “la formazione di un chiaro giudizio di coscienza
nell'attuale clima culturale è diventato difficile al punto che, su questioni fondamentali,
le posizioni spesso divergono, e la vita di molti esseri umani, specialmente quelli
fragili, rimangono senza difesa”. Infine, mons. Sgreccia ha rilevato che, in questi
ultimi tempi, “si sono moltiplicate le occasioni nelle quali, soprattutto i medici"
sono "chiamati a proporre obiezione di coscienza di fronte a richieste dei cittadini,
contrarie alla morale naturale e letali per la vita degli esseri umani”.