L'apprezzamento del Papa per la Campagna di Fraternità in Brasile in favore delle
popolazioni dimenticate dell'Amazzonia
Il Papa esprime il proprio apprezzamento per la tradizionale Campagna di Fraternità
che la Chiesa brasiliana promuove nel tempo della Quaresima, che si svolge quest’anno,
a partire da oggi, sul tema “Fraternità ed Amazzonia” ed è accompagnata dal motto
“Vita e missione in quella terra”. In un telegramma inviato a suo nome dal cardinale
segretario di Stato, Tarcisio Bertone, al primate del Brasile, cardinale Geraldo Majella
Agnelo, il Papa rileva la necessità di promuovere una “maggiore solidarietà” per le
popolazioni dell’Amazzonia “nel rispetto delle esigenze etiche della giustizia e nel
rispetto della vita” e dell’ambiente. Benedetto XVI incoraggia, inoltre, la Chiesa
brasiliana a proseguire l’azione evangelizzatrice nella regione ed esprime la propria
“gratitudine per tutti quei coraggiosi missionari”, che “per amore di Dio” e mettendo
a rischio la propria vita, s’impegnano totalmente per l’annuncio del Vangelo. Ma sulla
Campagna di Fraternità ascoltiamo mons. Odilo Pedro Scherer, segretario dell’Episcopato
brasiliano, al microfono di Silvonei Protz:
R. – Anzitutto, è una
campagna che chiama tutti i cristiani e tutta la società alla conversione e a vivere
secondo il Vangelo, in particolare a vivere la dimensione della carità, dell’amore
verso il prossimo, e per questo chiamiamo questa iniziativa Campagna di Fraternità.
L’Amazzonia, è un grande territorio, quasi la metà del territorio brasiliano, è una
regione immensa, dove forse manca la fraternità, o per lo meno ce ne vorrebbe di più,
verso quelle popolazioni che la abitano. Ci sono tante tribù, tanti popoli, tante
nazioni indigene, che a volte sono dimenticate. C’è poi il problema dell’ambiente,
della biodiversità dell’Amazzonia, che è un patrimonio non solo del Brasile, ma di
tutta l’umanità, che deve essere guardato non semplicemente con lo sguardo dell’interesse
economico, dello sfruttamento delle ricchezze, delle risorse naturali, ma deve essere
guardato con uno sguardo etico.
D. – Che fotografia
si può fare in questo momento della presenza della Chiesa in Amazzonia?
R.
– Noi abbiamo ancora situazioni di grande fragilità della Chiesa in Amazzonia. Mancano
i sacerdoti, mancano strutture per svolgere bene la missione, soprattutto rispetto
ai nuovi problemi che vi si trovano: la crescita delle città, per esempio. La popolazione
oggi vive in massima parte nelle città. La Chiesa in Amazzonia si confronta poi con
tante situazioni di conflittualità, a causa dell’occupazione non regolare della terra
che provoca violenza, sangue, morte per tante persone, missionari, sacerdoti, uomini
e donne della Chiesa. La popolazione locale, inoltre, soprattutto gli indigeni, a
volte viene dimenticata ed è vittima dei grandi interessi economici, relativi all’Amazzonia
per lo sfruttamento della ricchezza, delle risorse naturali, dimentichi della popolazione
amazzonica che poi finisce nella miseria. La Campagna di Fraternità vuole, dunque,
essere una nuova chiamata della Chiesa a questi problemi, a queste situazioni, perché
l’Amazzonia non diventi un terreno, un territorio di sangue, di odio, di violenza,
ma sia culla di tanta vita, come il Creatore l’ha fatta, e rimanga un territorio di
fratellanza, di pace e di giustizia.