2007-02-20 14:52:38

Timori e speranze all’indomani del vertice di Gerusalemme fra Abu Mazen, Olmert e Condoleezza Rice


Il segretario di Stato americano, Condoleezza Rice, è giunta ad Amman, in Giordania, per discutere con re Abdallah II dei risultati del vertice tripartito di ieri a Gerusalemme, con il presidente palestinese, Abu Mazen, e il premier israeliano, Olmert, in cui – lo ricordiamo – è stato rilanciato l’impegno per una soluzione basata su due Stati, l’accordo per un nuovo incontro e l’adesione agli impegni presi. In proposito, Francesca Sabatinelli ha raccolto la riflessione di padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa: RealAudioMP3

**********
R. – Non bisogna essere troppo trionfalistici e nemmeno troppo catastrofisti, il fatto che si siano incontrati è già molto importante in sé. E’ vero poi che concretamente non ci sono conseguenze straordinarie ma è importante che si incontrino. E’ chiaro che poi dobbiamo passare ai fatti e per questi penso che ci vorrà ancora molto tempo prima di vederli.

 
D. – Padre Pizzaballa, questi fatti dipendono da quello che sarà il futuro governo palestinese...

 
R. - Sì, ma non solo: dipende da un lato ovviamente dal futuro governo palestinese che sarà, da quanto capiamo, un governo di unità nazionale ma che dovrà avere un carattere moderato che consenta un dialogo sereno con Israele, soprattutto con la comunità internazionale. Dipenderà anche dalla capacità del governo di Israele di voler veramente un dialogo con l’interlocutore palestinese.

 
D. – Padre Pizzaballa, gli uomini che ci sono oggi sono in grado, saranno in grado di arrivare effettivamente, non dico ad una pace ma ad una sorta di accordo? Quali sono i limiti che vediamo?

 
R. – E’ una domanda che ci facciamo tutti veramente da molto tempo. L’impressione è che i nostri leader, tutti in generale, siano abbastanza deboli, non dico che non abbiano coraggio ma forse non riescono ad imporre una visione o comunque non si riesce molto a capire che le loro componenti politiche di supporto siano piuttosto in difficoltà in questo momento. Penso che una delle crisi principali, un po’ in tutto il Medio Oriente, sia proprio questa mancanza di leader, con visione e con coraggio.

 
D. – Quindi, a questo punto, quali sono le ripercussioni sui popoli?

 
R. – Naturalmente tutta la gente soffre, israeliani, palestinesi, musulmani, cristiani ed ebrei, in un modo o nell’altro, è evidente che quando ci sono queste situazioni di impasse, di paralisi politica, l’economia non può nemmeno volare, e infatti qui non vola.

 
D. – Il ruolo degli Stati Uniti è fondamentale perché è anche su questo che si gioca la partita politica di Bush, sembra quasi che l’amministrazione non intenda mollare. Questo vuol dire che ci sono sì delle speranze che alla fine, sotto pressione degli Stati Uniti, si arrivi a qualcosa?

 
R. – Molto dipende dagli Stati Uniti, dalla loro capacità di imporre un itinerario politico a tutti gli interlocutori ma sicuramente anche per gli Stati Uniti non sarà semplice; il Medio Oriente è un ginepraio, non è semplice districarsi nelle situazioni politiche locali mediorientali, in Terra Santa ancora di più. Sicuramente ci vorrà tempo ma quello che è importante è che ci sia una visione e la determinazione a portarla avanti.

 
D. – In questo ginepraio, mi rifaccio proprio alle sue parole, la Chiesa cattolica in che modo si trova a lavorare?

 
R. – Noi, come Chiesa, come cristiani, siamo come tutti gli altri, non è che noi siamo esenti da tutte queste difficoltà. Quello che noi dobbiamo fare è lavorare, soprattutto lavorare nel campo formativo, educativo, nelle scuole, negli ospedali, nelle chiese, stare con la gente, nel nostro piccolo, ed aiutare soprattutto la gente a non rinchiudersi nel suo dolore, nella sua sofferenza, cercare sempre di guardare avanti con serenità. Questo è il nostro lavoro e la testimonianza che possiamo dare. **********








All the contents on this site are copyrighted ©.