In Ciad, attacco dei ribelli alla città del presidente Deby
Sono riesplosi con violenza i combattimenti in Ciad tra i movimenti ribelli e l’esercito
regolare. I ribelli ciadiani ostili al presidente Idriss Deby hanno attaccato la sua
città natale, Fada, che si trova a oltre 900 chilometri a nord-est della capitale.
Secondo un portavoce dei ribelli, il bilancio sarebbe di 63 morti, 45 feriti e 34
prigionieri fra i ranghi dell'esercito governativo. Alle origini del conflitto in
Ciad, anche lotta per il controllo delle risorse petrolifere del Paese, come ci conferma
Angelo Turco, analista delle dinamiche politiche africane, intervistato da Stefano
Leszczynski:
R. - Il
petrolio, così come in altri Paesi dell’Africa subsahhariana, si sta rivelando anche
per il Ciad un elemento di instabilità piuttosto consistente, perché è una porta molto
appetitosa per coloro che detengono il potere e naturalmente c’è una spinta in più
per impadronirsene.
D. - Il fatto che il vertice franco-africano, conclusosi
da poco a Cannes, abbia segnato un po’ un disimpegno della Francia in Africa, può
significare ora qualcosa per la situazione politica del Ciad?
R. - Sì,
perché per quanto la Francia si sia presentata come facilitatrice di questo mini vertice
tra Deby - i sudanesi e i centrafricani - tuttavia non ha manifestato volontà incisive.
Comunque vadano le elezioni in Francia, la politica africana è destinata ad avere
un ridimensionamento e certamente anche per il Ciad si rimetteranno in discussione
non poche opzioni.