Il Papa invita a riscoprire il Sacramento della penitenza
In questa nostra epoca, segnata da tante sfide religiose e sociali, occorre riscoprire
e riproporre il Sacramento della penitenza: così Benedetto XVI nel suo discorso ai
penitenzieri delle quattro Basiliche Papali ricevuti stamani in udienza. Il Papa ha
esortato i confessori delle basiliche di San Giovanni in Laterano, San Pietro, San
Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore a radicare nella loro vita il messaggio
di salvezza di cui sono portatori come sacerdoti scelti da Cristo. A rivolgere il
saluto al Santo Padre il cardinale James Francis Stafford, penitenziere maggiore.
Il servizio di Tiziana Campisi:
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confessore è tramite di un meraviglioso evento di grazia: la rinascita spirituale
- frutto della misericordia divina - che trasforma il penitente in una nuova creatura.
È un miracolo che solo Dio può operare, attraverso le parole e i gesti del sacerdote:
l’assoluzione pronunciata a nome e per conto della Chiesa. Si è soffermato sul significato
del ministero svolto dai penitenzieri Benedetto XVI, precisando che nella confessione
il sacerdote ottempera, con docile adesione, al Magistero della Chiesa:
“Egli
si fa ministro della consolante misericordia di Dio, evidenzia la realtà del peccato
e manifesta al tempo stesso la smisurata potenza rinnovatrice dell'amore divino, amore
che ridona la vita”.
Un amore che sono in tanti a cercare e che si può
sperimentare proprio nel Sacramento della penitenza, ha aggiunto il Papa:
“Quante
persone in difficoltà cercano il conforto e la consolazione di Cristo! Quanti penitenti
trovano nella confessione la pace e la gioia che rincorrevano da tempo! Come non riconoscere
che anche in questa nostra epoca, segnata da tante sfide religiose e sociali, vada
riscoperto e riproposto questo Sacramento?”
Nell’amministrare il Sacramento
della penitenza, ha detto ancora il Santo Padre, “il confessore non è spettatore passivo”,
“ma … strumento attivo della misericordia divina”; è chiamato ad essere “padre”, “giudice
spirituale”, “maestro” ed “educatore”:
“Pertanto, è necessario che egli
unisca ad una buona sensibilità spirituale e pastorale una seria preparazione teologica,
morale e pedagogica che lo renda capace di comprendere il vissuto della persona. Gli
è poi assai utile conoscere gli ambiti sociali, culturali e professionali di quanti
si accostano al confessionale, per poter offrire idonei consigli ed orientamenti spirituali
e pratici”.
E ha voluto sottolineare, in particolare, il carattere spirituale
del ministero del confessionale Benedetto XVI, e indicandone i tratti ha spiegato:
“Alla
saggezza umana, alla preparazione teologica occorre pertanto unire una profonda vena
di spiritualità alimentata dal contatto orante con Cristo, Maestro e Redentore”.
Nel
“peculiare servizio” che il confessore svolge “in virtù dell’Ordinazione presbiterale”,
ha precisato poi il Papa, le “doti umane”, “sicuramente inadeguate”, vengono rafforzate
dalla Grazia nell’“l’umile e fedele adesione ai disegni salvifici di Cristo”. Adesione
che necessita però di una predisposizione interiore:
“Per adempiere tale
compito dobbiamo anzitutto radicare in noi stessi questo messaggio di salvezza e lasciare
che ci trasformi profondamente. Non possiamo predicare il perdono e la riconciliazione
agli altri, se non ne siamo personalmente penetrati. Cristo ci ha scelti, cari sacerdoti,
per essere i soli a poter perdonare i peccati in suo nome: si tratta allora di uno
specifico servizio ecclesiale al quale dobbiamo dare la priorità”. **********