2007-02-19 14:19:48

Il Papa invita a riscoprire il Sacramento della penitenza


In questa nostra epoca, segnata da tante sfide religiose e sociali, occorre riscoprire e riproporre il Sacramento della penitenza: così Benedetto XVI nel suo discorso ai penitenzieri delle quattro Basiliche Papali ricevuti stamani in udienza. Il Papa ha esortato i confessori delle basiliche di San Giovanni in Laterano, San Pietro, San Paolo fuori le Mura e Santa Maria Maggiore a radicare nella loro vita il messaggio di salvezza di cui sono portatori come sacerdoti scelti da Cristo. A rivolgere il saluto al Santo Padre il cardinale James Francis Stafford, penitenziere maggiore. Il servizio di Tiziana Campisi: RealAudioMP3

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Il confessore è tramite di un meraviglioso evento di grazia: la rinascita spirituale - frutto della misericordia divina - che trasforma il penitente in una nuova creatura. È un miracolo che solo Dio può operare, attraverso le parole e i gesti del sacerdote: l’assoluzione pronunciata a nome e per conto della Chiesa. Si è soffermato sul significato del ministero svolto dai penitenzieri Benedetto XVI, precisando che nella confessione il sacerdote ottempera, con docile adesione, al Magistero della Chiesa:

“Egli si fa ministro della consolante misericordia di Dio, evidenzia la realtà del peccato e manifesta al tempo stesso la smisurata potenza rinnovatrice dell'amore divino, amore che ridona la vita”.

Un amore che sono in tanti a cercare e che si può sperimentare proprio nel Sacramento della penitenza, ha aggiunto il Papa:

“Quante persone in difficoltà cercano il conforto e la consolazione di Cristo! Quanti penitenti trovano nella confessione la pace e la gioia che rincorrevano da tempo! Come non riconoscere che anche in questa nostra epoca, segnata da tante sfide religiose e sociali, vada riscoperto e riproposto questo Sacramento?”

Nell’amministrare il Sacramento della penitenza, ha detto ancora il Santo Padre, “il confessore non è spettatore passivo”, “ma … strumento attivo della misericordia divina”; è chiamato ad essere “padre”, “giudice spirituale”, “maestro” ed “educatore”:

“Pertanto, è necessario che egli unisca ad una buona sensibilità spirituale e pastorale una seria preparazione teologica, morale e pedagogica che lo renda capace di comprendere il vissuto della persona. Gli è poi assai utile conoscere gli ambiti sociali, culturali e professionali di quanti si accostano al confessionale, per poter offrire idonei consigli ed orientamenti spirituali e pratici”.

E ha voluto sottolineare, in particolare, il carattere spirituale del ministero del confessionale Benedetto XVI, e indicandone i tratti ha spiegato:

“Alla saggezza umana, alla preparazione teologica occorre pertanto unire una profonda vena di spiritualità alimentata dal contatto orante con Cristo, Maestro e Redentore”.

Nel “peculiare servizio” che il confessore svolge “in virtù dell’Ordinazione presbiterale”, ha precisato poi il Papa, le “doti umane”, “sicuramente inadeguate”, vengono rafforzate dalla Grazia nell’“l’umile e fedele adesione ai disegni salvifici di Cristo”. Adesione che necessita però di una predisposizione interiore:

“Per adempiere tale compito dobbiamo anzitutto radicare in noi stessi questo messaggio di salvezza e lasciare che ci trasformi profondamente. Non possiamo predicare il perdono e la riconciliazione agli altri, se non ne siamo personalmente penetrati. Cristo ci ha scelti, cari sacerdoti, per essere i soli a poter perdonare i peccati in suo nome: si tratta allora di uno specifico servizio ecclesiale al quale dobbiamo dare la priorità”.
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