2007-02-19 15:26:26

Il colloquio del Papa con i giovani del Seminario Romano Maggiore


Attingete sempre alla Parola di Dio ed assumete un atteggiamento di umiltà nel riconoscere il peccato nella Chiesa e nella vostra vita: così ieri Benedetto XVI agli alunni del Seminario Romano Maggiore, dove si è recato in visita in occasione della festa della patrona, la Madonna della Fiducia. Rispondendo alle domande che sei studenti gli hanno posto, il Papa ha sottolineato quanto importante sia vivere l’Eucaristia, guardare alla sofferenza come maestra di vita e non credere a chi promette una vita allegra e comoda. Il servizio di Tiziana Campisi.

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E’ stato un colloquio confidenziale quello di Benedetto XVI con i seminaristi, che ha toccato gli interrogativi legati al discernimento, alla coerenza con il “sì” a Dio. Un dialogo alternato a sorrisi e ricordi fra domande che hanno riguardato temi più delicati come quello del peccato e del carrierismo nella Chiesa. Come porsi davanti a queste problematiche nel modo più sereno e responsabile possibile, ha chiesto uno studente:

“Una domanda non facile… (sorride) Ma il Signore sa, sapeva dall’inizio che nella Chiesa c’è anche il peccato e per la nostra umiltà è importante riconoscere questo e vedere il peccato non solo negli altri, nelle strutture, negli alti incarichi gerarchici, ma anche in noi stessi. Così essere più umili con noi stessi e imparare che non conta la posizione davanti al Signore, ma conta stare nel suo amore e far brillare il suo amore”.

Su come comportarsi di fronte al dolore il Papa ha sottolineato la necessità di far comprendere anzitutto che la sofferenza è una parte essenziale per la maturazione umana. Lo stesso Gesù, ha proseguito il Santo Padre, ha detto che avrebbe sofferto per la salvezza del mondo e a chi vuol seguirlo di caricarsi della propria Croce:

“Sempre siamo come Pietro che dice al Signore: no, Signore! Questo non può essere il caso, tu non devi soffrire, noi non vogliamo portare la Croce, vogliamo creare un Regno più umano, più bello in terra. Questo è totalmente sbagliato: chi promette una vita solo allegra, comoda, mente: perché non è questa la verità dell’uomo e poi si deve fuggire nei paradisi falsi e proprio così non si arriva alla gioia ma all’autodistruzione”.

Il cristianesimo ci annuncia la gioia, ha affermato Benedetto XVI, una gioia che cresce nella via dell’amore, una strada però legata alla croce. Ma occorre comunque un impegno dinanzi alla sofferenza:

“Dobbiamo fare il possibile per vincere le sofferenze dell’umanità e per aiutare proprio le persone sofferenti, sono tante nel mondo; di trovare una vita buona e di essere liberati da mali causati da noi stessi: la fame, queste epidemie, ecc.”.

A chi si prepara al sacerdozio, per affrontare il faticoso esercizio del discernimento, Benedetto XVI ha suggerito di attingere costantemente alla Parola di Dio, da leggere nella comunione della Chiesa ma anche personalmente, da interpretare come voce del Signore che parla nell’oggi. Ma come rapportarsi alla debolezza umana - ha domandato uno studente - quando si è consapevoli di essere ben lontani, da una vera coerenza con il sì a Dio, che tanti pensano sia stato pronunciato con fermezza e coraggio:

“E’ bene riconoscere la propria debolezza perché così sappiamo che abbiamo bisogno della grazia del Signore. Il Signore ci consola. Nel collegio degli Apostoli c’era non solo Giuda ma anche i buoni Apostoli. Pietro è caduto e tante volte il Signore rimprovera la lentezza, la chiusura del cuore degli Apostoli, la poca fede che hanno. Quindi, ci dimostra che nessuno di noi è semplicemente sull’altezza di questo grande sì”.

E in questa presa di coscienza, ha aggiunto il Papa, occorre anche un atteggiamento di conversione continua:

“Riconoscere che abbiamo bisogno di una conversione permanente, non siamo mai semplicemente arrivati, accettare la nostra fragilità ma rimanere in cammino, non arrenderci ma andare avanti e tramite il sacramento della riconciliazione sempre di nuovo convertirci per un nuovo inizio e così crescere, maturare per il Signore, nella nostra Comunione con il Signore”.

Il Santo Padre ha precisato che occorre perseveranza. E proprio di questa, ha rivelato il Papa, ha ringraziato il Signore il cardinale Carlo Maria Martini. In una lettera giunta ieri al Papa, il porporato ha espresso il suo apprezzamento per gli auguri ricevuti in occasione suo ottantesimo compleanno, affermando che c’è sempre bisogno della grazia e della perseveranza. A chi si avvicina alla consacrazione sacerdotale, Benedetto XVI ha consigliato di non trascurare l’Eucaristia e la Liturgia delle ore, di coltivare l’amicizia con gli altri sacerdoti e con i laici. Sui suoi ricordi in seminario il Santo Padre ha raccontato che tra le materie di studio preferiva la filosofia e l’esegesi della Sacra Scrittura, poi ha aggiunto:

“Mi ha affascinato dall’inizio soprattutto la figura di Sant’Agostino e poi anche la scuola di Sant’Agostino nel Medioevo, San Bonaventura, i grandi francescani, la figura di San Francesco. Era per me, soprattutto, affascinante questa grande umanità di Sant’Agostino. Ha dovuto lottare spiritualmente per trovare man mano l’accesso alla Parola di Dio, alla vita con Dio, al grande sì alla sua Chiesa.

Al temine dell’incontro, il Papa si è fermato a cena con i seminaristi.
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