2007-02-19 15:23:43

“L’amore del nemico costituisce il nucleo della rivoluzione cristiana”: sulle parole del Papa all’Angelus, il commento di mons. Bruno Forte


“L’amore del nemico costituisce il nucleo della rivoluzione cristiana”: è quanto ha detto ieri all’Angelus, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI, ricordando che in un mondo in cui c’è troppa violenza e troppa ingiustizia c’è bisogno di quel “più di amore” che può venire solo da Dio. Il Papa ha parlato dell’eroismo dei “piccoli” che credono in questo amore e “lo diffondono anche a costo della vita”: questa, dunque, secondo il Pontefice è la vera rivoluzione “che cambia il mondo senza far rumore”. Ascoltiamo in proposito il commento dell’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte, al microfono di Sergio Centofanti:

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R. – Io credo che le parole del Santo Padre abbiano una particolare importanza nel momento storico che stiamo vivendo, considerati gli scenari bellici che segnano il pianeta Terra e il villaggio globale. Il Papa ci ha parlato della non violenza cristiana, facendo una distinzione importantissima fra la non violenza intesa come un semplice arrendersi al male, secondo una falsa interpretazione del porgere l’altra guancia, e la non violenza intesa invece come rispondere al male con il bene, spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia. Mi sembra che questo sia il punto decisivo. In fondo la rivoluzione cristiana consiste nel credere nella potenza di questo possibile-impossibile amore. Impossibile secondo la misura delle nostre forze e possibile perché reso tale dal dono di Dio. Applicare questa visione, che è poi quella ispirativa della Deus caritas est ai rapporti interpersonali, ai rapporti di forze sociali e politiche, ai rapporti internazionali: questa è la grande rivoluzione cristiana.


D. - Varie ideologie hanno cercato di attingere a questi valori cristiani. Dov’è la differenza, qual è la vera novità del messaggio evangelico?


R. – Io credo che l’ideologia pacifista sia lontana da questo messaggio nella misura in cui essa può facilmente equivocarsi da una parte nella resa al male e nell’altra nel calcolo tattico. La non violenza cristiana e quindi anche il volto del pacifismo più autentico e, a mio avviso, più credibile è quella invece di una scelta positiva dell’amore come forza di trasformazione del reale, della capacità di riconciliazione, di richiesta e di offerta del perdono come via per superare il conflitto, della comune ricerca della giustizia per tutti, come condizione per costruire la pace. E’ qui che si misura la differenza. Nel pacifismo ideologico c’è sempre un potenziale di violenza, un qualcosa che si fa contro qualcuno per imporre una visione del mondo, mentre nella non violenza cristiana c’è la forza ispiratrice dell’amore del nemico, dell’amore evangelico come base di questa visione del mondo e di questa via per la costruzione della pace e il superamento dei conflitti.
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