“L’amore del nemico costituisce il nucleo della rivoluzione cristiana”: sulle parole
del Papa all’Angelus, il commento di mons. Bruno Forte
“L’amore del nemico costituisce il nucleo della rivoluzione cristiana”: è quanto ha
detto ieri all’Angelus, in Piazza San Pietro, Benedetto XVI, ricordando che in un
mondo in cui c’è troppa violenza e troppa ingiustizia c’è bisogno di quel “più di
amore” che può venire solo da Dio. Il Papa ha parlato dell’eroismo dei “piccoli” che
credono in questo amore e “lo diffondono anche a costo della vita”: questa, dunque,
secondo il Pontefice è la vera rivoluzione “che cambia il mondo senza far rumore”.
Ascoltiamo in proposito il commento dell’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte,
al microfono di Sergio Centofanti:
********** R. – Io credo che le parole
del Santo Padre abbiano una particolare importanza nel momento storico che stiamo
vivendo, considerati gli scenari bellici che segnano il pianeta Terra e il villaggio
globale. Il Papa ci ha parlato della non violenza cristiana, facendo una distinzione
importantissima fra la non violenza intesa come un semplice arrendersi al male, secondo
una falsa interpretazione del porgere l’altra guancia, e la non violenza intesa invece
come rispondere al male con il bene, spezzando in tal modo la catena dell’ingiustizia.
Mi sembra che questo sia il punto decisivo. In fondo la rivoluzione cristiana consiste
nel credere nella potenza di questo possibile-impossibile amore. Impossibile secondo
la misura delle nostre forze e possibile perché reso tale dal dono di Dio. Applicare
questa visione, che è poi quella ispirativa della Deus caritas est ai rapporti interpersonali,
ai rapporti di forze sociali e politiche, ai rapporti internazionali: questa è la
grande rivoluzione cristiana.
D. - Varie ideologie hanno cercato di attingere
a questi valori cristiani. Dov’è la differenza, qual è la vera novità del messaggio
evangelico?
R. – Io credo che l’ideologia pacifista sia lontana da questo
messaggio nella misura in cui essa può facilmente equivocarsi da una parte nella resa
al male e nell’altra nel calcolo tattico. La non violenza cristiana e quindi anche
il volto del pacifismo più autentico e, a mio avviso, più credibile è quella invece
di una scelta positiva dell’amore come forza di trasformazione del reale, della capacità
di riconciliazione, di richiesta e di offerta del perdono come via per superare il
conflitto, della comune ricerca della giustizia per tutti, come condizione per costruire
la pace. E’ qui che si misura la differenza. Nel pacifismo ideologico c’è sempre un
potenziale di violenza, un qualcosa che si fa contro qualcuno per imporre una visione
del mondo, mentre nella non violenza cristiana c’è la forza ispiratrice dell’amore
del nemico, dell’amore evangelico come base di questa visione del mondo e di questa
via per la costruzione della pace e il superamento dei conflitti. **********