Nota dei vescovi argentini sulla nuova legge sul sistema educativo nazionale
(7 febbraio 2007 - RV) Riteniamo importante che la nuova Legge sul sistema educativo
nazionale consideri l’educazione “un bene pubblico nonché un diritto personale e sociale
e che, come conseguenza, riconosca nella famiglia l’agente primario e naturale dell’educazione
stessa, garantendo ad essa il diritto di scegliere per i figli l’istituzione educativa
che corrisponda alle proprie convinzioni etiche, filosofiche e religiose”. Così, i
vescovi argentini, in un ampio documento della Commissione per l’Educazione cattolica,
sulla nuova legge approvata in Parlamento dopo molti mesi di discussione e già promulgata
con la firma del presidente Kirchner pochi giorni fa. I presuli dichiarano di “vedere
con speranza la creazione dell’Istituto nazionale per la formazione dei docenti, chiamato
a pianificare, coordinare ed eseguire politiche che hanno come scopo la formazione
permanente dei docenti così come la creazione del Consiglio consultivo che garantisce
la partecipazione di tutti i settori rappresentativi della società nella definizione
di queste politiche”. Ricordano però i vescovi argentini che “l’educazione è un affare
pubblico e perciò deve coinvolgere tutti i settori della nazione chiamati alla partecipazione
responsabile, come, tra l’altro, si legge nel testo della nuova legge”. La dichiarazione
conclude rilevando che i pastori della Chiesa in Argentina, nel quadro di un pluralismo
sano, consapevoli del riemergere di progetti egemonici, come quello che la Legge sancisce
con “l’introduzione dell’ideologia del genere” (gender), opposto alla realtà indiscutibile
che fa dell’essere umano una persona sessuata, non faranno mai mancare il proprio
contributo. L’episcopato torna, ancora una volta, a deplorare l’articolo 92 che ratifica
il discusso “Protocollo facoltativo della Convezione per l’eliminazione di ogni forma
di discriminazione della donna” (CEDAW). A giudizio dei vescovi argentini, “il proposito
lodevole di lottare contro ogni discriminazione che colpisca la dignità e i diritti
della donna non può servire di copertura per promuovere cambiamenti negativi nella
cultura del nostro popolo, contro i valori fondamentali che sono apprezzati da parte
della maggioranza degli argentini. Ci riferiamo, in concreto – spiegano i presuli
– alla difesa della vita umana dal suo concepimento, alla famiglia fondata sul matrimonio,
inteso come un'unione stabile fra un uomo e una donna, alla maternità che esprime
una vocazione propria e insostituibile della donna nella società”. La nostra voce
e i nostri contributi, lontani dal ledere la promozione della donna, cercano di tutelarla
e difenderla. Purtroppo – concludono i vescovi dell’Argentina - non siamo stati ascoltati.
E’ deplorevole inoltre che il voto dei legislatori non sia stato preceduto da un dibattito
maturo e sereno, senza pressioni ideologiche”. (A cura di Luis Morales Badilla)