2007-02-13 12:41:34

Il Messaggio di Quaresima di Benedetto XVI: nella follia della Croce, l'esempio più grande di "agape" e di "eros" di Dio per l'uomo. Il Papa invita i cristiani a vivere la Quaresima difendendo la dignità delle persone


(13 febbraio 2007 - RV) Gesù che muore in Croce è la rivelazione più sconvolgente dell’amore di Dio: mostra, al tempo stesso, la forza dell’agape di Dio - cioè del dono del suo amore all’uomo - e la forza dell’eros divino, cioè del desiderio che Dio ha che l’uomo accolga il suo amore. Questo insegnamento di Benedetto XVI costituisce l’essenza del suo Messaggio per la Quaresima che inizierà il prossimo 21 febbraio. Quaresima che il Papa chiede sia vissuta come “tempo eucaristico”, spesa cioè contro tutto ciò che offende la dignità umana. Sui contenuti del messaggio, il servizio di Alessandro De Carolis: RealAudioMP3
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La Quaresima 2007 guarda al dramma del Calvario, al mistero d’amore che si è consumato sul Golgota, rivelazione dell’agape e dell’eros di Dio, dei due volti con i quali Dio ama l’umanità. La Quaresima, rammenta il Papa al termine del Messaggio, è e deve essere “una rinnovata esperienza dell’amore di Dio donatoci in Cristo”. Ma qual è la qualità di questo amore? Che cosa si può cogliere di quell’agonia e di quel sacrificio sul quale da duemila anni generazioni di cristiani sono chiamati a riflettere in vista della Pasqua? Benedetto XVI penetra in questo mistero di “sangue e acqua” con la forza delle intuizioni che sorreggono il magistero dell’enciclica Deus caritas est. E lo fa partendo dai due termini che rappresentano, insieme, la diversità e la completezza dell’amore: agape e eros.

“Il termine agape – spiega il Papa - indica l’amore oblativo di chi ricerca esclusivamente il bene dell’altro”, mentre la parola eros “denota invece l’amore di chi desidera possedere ciò che gli manca ed anela all’unione con l’amato”. L’amore di cui Dio ci circonda “è senz’altro agape”, osserva Benedetto XVI, poiché in effetti “tutto ciò che l’umana creatura è ed ha è dono divino: è dunque la creatura ad aver bisogno di Dio in tutto”. Ma l’amore di Dio, afferma il Pontefice, “è anche eros”. E dove questo particolare aspetto si manifesta è proprio “nella Croce”. In essa, scrive, “si rivela appieno la potenza incontenibile della misericordia del Padre celeste”: la morte “che per il primo Adamo era segno estremo di solitudine e di impotenza”, in Gesù, Nuovo Adamo, si è trasformata nel “supremo atto d’amore e di libertà”. E, dunque si chiede il Papa, “quale più ‘folle eros’ di quello che ha portato il Figlio di Dio ad unirsi a noi fino al punto di soffrire come proprie le conseguenze dei nostri delitti?”. Ma Benedetto XVI si spinge un passo oltre: “Si potrebbe addirittura dire – osserva - che la rivelazione dell’eros di Dio verso l’uomo è, in realtà, l’espressione suprema della sua agape. In verità, solo l’amore in cui si uniscono il dono gratuito di sé e il desiderio appassionato di reciprocità infonde un’ebbrezza che rende leggeri i sacrifici più pesanti”.


In questo senso, la risposta che “il Signore ardentemente desidera da noi – sottolinea il Papa - è innanzitutto che noi accogliamo il suo amore e ci lasciamo attrarre da Lui”. E subito dopo che ci impegniamo a comunicarlo agli altri. Volgere “lo sguardo a Colui che hanno trafitto”, come recita il titolo del Messaggio di Benedetto XVI, vuol dire per un cristiano “aprire il cuore agli altri riconoscendo le ferite inferte alla dignità dell’essere umano”, e “combattere - conclude il Papa - ogni forma di disprezzo della vita e di sfruttamento della persona e ad alleviare i drammi della solitudine e dell’abbandono di tante persone”.
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 Il Messaggio per la Quaresima di Benedetto XVI è stato presentato stamani presso la Sala Stampa della Santa Sede. Alla presentazione sono intervenuti mons. Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, mons. Karel Kasteel e mons. Giovanni Pietro Dal Toso, rispettivamente segretario e sotto-segretario del medesimo dicastero vaticano e don Oreste Benzi, presidente della Fondazione “Giovanni XXIII”. La conferenza è stata seguita per noi da Alessandro Gisotti: RealAudioMP3

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“Nella prospettiva della fede siamo chiamati a riscoprire gli altri come nostri fratelli” e “a prenderci a cuore la loro miseria nelle sue forme più svariate”. E’ quanto sottolineato dall’arcivescovo Paul Josef Cordes, che commentando il Messaggio del Papa per la Quaresima, ha ribadito che la fede ci obbliga anche “all’impegno per il bene e per la giustizia rispetto a quanti soffrono”. D’altro canto, ha rilevato, anche imprenditori mondiali come Bill Gates riconoscono alcuni doveri sociali come propri dell’uomo. “Come cristiani – è stata la sua riflessione – possiamo registrare non senza soddisfazione”, che “il comandamento biblico dell’amore al prossimo sembra universalmente accettato”. Il presule ha così evidenziato che in questo Messaggio, il Papa mette “con forza al centro il Dio Padre di Gesù Cristo e pone dunque un accento non antropocentrico, ma teocentrico”. Certamente, ha proseguito, a Benedetto XVI, Dio appare “come il grande assente nella nostra epoca”:

“Evidentemente il Papa non può arrendersi a questo impoverimento. L’assenza di Dio è peggiore della miseria materiale, poiché uccide ogni speranza ferma e lascia l’uomo solo con il suo dolore e il suo lamento. Il Papa riprende la riflessione su eros e agape avviata nell’Enciclica e vede queste due forme di amore incontrarsi nella loro pienezza in Cristo crocifisso”.

Dopo l’intervento di mons. Cordes, è stata la volta della toccante testimonianza di don Oreste Benzi, che con la sua Fondazione “Papa Giovanni XXIII” si è messo al servizio dei nuovi poveri. Un sacerdote, ha detto il presule, che non “è un teorico della carità”, ma che ha avuto “il coraggio di mettere le mani sulle problematiche più difficili della nostra società”. La Quaresima, ha detto don Benzi è un tempo propizio per “imparare a sostare con Maria accanto a Colui che sulla Croce consuma per l’intera umanità il sacrificio della sua vita”:
“Ciò che io vedo ogni giorno sono tante ragazze, tante donne, sostenute da Maria, che rigenerano all’amore i nostri piccoli angeli crocifissi. Alcuni sono generati da loro, ma la stragrande maggioranza sono rigenerati nell’amore. Io la vedo una via di evangelizzazione stupenda”.

“I poveri non possono più aspettare”, è stato l’accorato appello di don Benzi, che ha esortato tutti a impegnarsi a liberare le ragazze prostitute, uno degli impegni che ha preso più a cuore. Purtroppo, ha costatato il sacerdote, “l’umanità sedotta dalle menzogne del maligno si è chiusa all’amore di Dio, nell’illusione di una impossibile autosufficienza”. Ma ci sono anche luminosi segni di speranza: sono i giovani che oggi si accorgono che la nostra è una società vecchia che tenta di spegnere le realtà più belle create da Dio come la famiglia e la dignità della donna:

“Quello che non capiscono degli adulti sono i messaggi contraddittori, per cui perdono la fiducia in tutti, ma non perdono la fiducia nella Chiesa, che è giovinezza. Lo vedrete, lo vedrete… In questo sbandamento totale a cui assistiamo, in questa decadenza d’Europa, Cristo ritornerà a rifulgere”.

La Quaresima, ha esortato il sacerdote riminese, “sia per ogni cristiano una rinnovata esperienza dell’amore di Dio”. Di qui l’invito a non essere “impiegati della carità, ma innamorati di Cristo”. Rispondendo alle domande dei giornalisti, mons. Cordes ha richiamato l’importanza per i cristiani di un “giusto equilibrio” tra l’attività solidale e la testimonianza di fede. Bisogna andare oltre la dimensione filantropica, ha avvertito. Uno sforzo che non significa rifugiarsi in uno spiritualismo alieno dalla realtà. Il presule ha poi affermato che va contrastato un certo secolarismo che mira a lasciare le categorie di fede fuori delle agenzie di aiuto.
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