Il Messaggio di Quaresima di Benedetto XVI: nella follia della Croce, l'esempio più
grande di "agape" e di "eros" di Dio per l'uomo. Il Papa invita i cristiani a vivere
la Quaresima difendendo la dignità delle persone
(13 febbraio 2007 - RV) Gesù che muore in Croce è la rivelazione più sconvolgente
dell’amore di Dio: mostra, al tempo stesso, la forza dell’agape di Dio - cioè del
dono del suo amore all’uomo - e la forza dell’eros divino, cioè del desiderio che
Dio ha che l’uomo accolga il suo amore. Questo insegnamento di Benedetto XVI costituisce
l’essenza del suo Messaggio per la Quaresima che inizierà il prossimo 21 febbraio.
Quaresima che il Papa chiede sia vissuta come “tempo eucaristico”, spesa cioè contro
tutto ciò che offende la dignità umana. Sui contenuti del messaggio, il servizio di
Alessandro De Carolis: ********** La
Quaresima 2007 guarda al dramma del Calvario, al mistero d’amore che si è consumato
sul Golgota, rivelazione dell’agape e dell’eros di Dio, dei due volti con i quali
Dio ama l’umanità. La Quaresima, rammenta il Papa al termine del Messaggio, è e deve
essere “una rinnovata esperienza dell’amore di Dio donatoci in Cristo”. Ma qual è
la qualità di questo amore? Che cosa si può cogliere di quell’agonia e di quel sacrificio
sul quale da duemila anni generazioni di cristiani sono chiamati a riflettere in vista
della Pasqua? Benedetto XVI penetra in questo mistero di “sangue e acqua” con la forza
delle intuizioni che sorreggono il magistero dell’enciclica Deus caritas est. E lo
fa partendo dai due termini che rappresentano, insieme, la diversità e la completezza
dell’amore: agape e eros.
“Il termine agape – spiega il Papa - indica l’amore
oblativo di chi ricerca esclusivamente il bene dell’altro”, mentre la parola eros
“denota invece l’amore di chi desidera possedere ciò che gli manca ed anela all’unione
con l’amato”. L’amore di cui Dio ci circonda “è senz’altro agape”, osserva Benedetto
XVI, poiché in effetti “tutto ciò che l’umana creatura è ed ha è dono divino: è dunque
la creatura ad aver bisogno di Dio in tutto”. Ma l’amore di Dio, afferma il Pontefice,
“è anche eros”. E dove questo particolare aspetto si manifesta è proprio “nella Croce”.
In essa, scrive, “si rivela appieno la potenza incontenibile della misericordia del
Padre celeste”: la morte “che per il primo Adamo era segno estremo di solitudine e
di impotenza”, in Gesù, Nuovo Adamo, si è trasformata nel “supremo atto d’amore e
di libertà”. E, dunque si chiede il Papa, “quale più ‘folle eros’ di quello che ha
portato il Figlio di Dio ad unirsi a noi fino al punto di soffrire come proprie le
conseguenze dei nostri delitti?”. Ma Benedetto XVI si spinge un passo oltre: “Si potrebbe
addirittura dire – osserva - che la rivelazione dell’eros di Dio verso l’uomo è, in
realtà, l’espressione suprema della sua agape. In verità, solo l’amore in cui si uniscono
il dono gratuito di sé e il desiderio appassionato di reciprocità infonde un’ebbrezza
che rende leggeri i sacrifici più pesanti”.
In questo senso, la risposta
che “il Signore ardentemente desidera da noi – sottolinea il Papa - è innanzitutto
che noi accogliamo il suo amore e ci lasciamo attrarre da Lui”. E subito dopo che
ci impegniamo a comunicarlo agli altri. Volgere “lo sguardo a Colui che hanno trafitto”,
come recita il titolo del Messaggio di Benedetto XVI, vuol dire per un cristiano “aprire
il cuore agli altri riconoscendo le ferite inferte alla dignità dell’essere umano”,
e “combattere - conclude il Papa - ogni forma di disprezzo della vita e di sfruttamento
della persona e ad alleviare i drammi della solitudine e dell’abbandono di tante persone”. **********
Il Messaggio per la Quaresima di Benedetto XVI è stato presentato stamani presso
la Sala Stampa della Santa Sede. Alla presentazione sono intervenuti mons. Paul Josef
Cordes, presidente del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, mons. Karel Kasteel e mons.
Giovanni Pietro Dal Toso, rispettivamente segretario e sotto-segretario del medesimo
dicastero vaticano e don Oreste Benzi, presidente della Fondazione “Giovanni XXIII”.
La conferenza è stata seguita per noi da Alessandro Gisotti:
*********** “Nella
prospettiva della fede siamo chiamati a riscoprire gli altri come nostri fratelli”
e “a prenderci a cuore la loro miseria nelle sue forme più svariate”. E’ quanto sottolineato
dall’arcivescovo Paul Josef Cordes, che commentando il Messaggio del Papa per la Quaresima,
ha ribadito che la fede ci obbliga anche “all’impegno per il bene e per la giustizia
rispetto a quanti soffrono”. D’altro canto, ha rilevato, anche imprenditori mondiali
come Bill Gates riconoscono alcuni doveri sociali come propri dell’uomo. “Come cristiani
– è stata la sua riflessione – possiamo registrare non senza soddisfazione”, che “il
comandamento biblico dell’amore al prossimo sembra universalmente accettato”. Il presule
ha così evidenziato che in questo Messaggio, il Papa mette “con forza al centro il
Dio Padre di Gesù Cristo e pone dunque un accento non antropocentrico, ma teocentrico”.
Certamente, ha proseguito, a Benedetto XVI, Dio appare “come il grande assente nella
nostra epoca”:
“Evidentemente il Papa non può arrendersi a questo impoverimento.
L’assenza di Dio è peggiore della miseria materiale, poiché uccide ogni speranza ferma
e lascia l’uomo solo con il suo dolore e il suo lamento. Il Papa riprende la riflessione
su eros e agape avviata nell’Enciclica e vede queste due forme di amore incontrarsi
nella loro pienezza in Cristo crocifisso”.
Dopo l’intervento di mons. Cordes,
è stata la volta della toccante testimonianza di don Oreste Benzi, che con la sua
Fondazione “Papa Giovanni XXIII” si è messo al servizio dei nuovi poveri. Un sacerdote,
ha detto il presule, che non “è un teorico della carità”, ma che ha avuto “il coraggio
di mettere le mani sulle problematiche più difficili della nostra società”. La Quaresima,
ha detto don Benzi è un tempo propizio per “imparare a sostare con Maria accanto a
Colui che sulla Croce consuma per l’intera umanità il sacrificio della sua vita”: “Ciò
che io vedo ogni giorno sono tante ragazze, tante donne, sostenute da Maria, che rigenerano
all’amore i nostri piccoli angeli crocifissi. Alcuni sono generati da loro, ma la
stragrande maggioranza sono rigenerati nell’amore. Io la vedo una via di evangelizzazione
stupenda”.
“I poveri non possono più aspettare”, è stato l’accorato appello
di don Benzi, che ha esortato tutti a impegnarsi a liberare le ragazze prostitute,
uno degli impegni che ha preso più a cuore. Purtroppo, ha costatato il sacerdote,
“l’umanità sedotta dalle menzogne del maligno si è chiusa all’amore di Dio, nell’illusione
di una impossibile autosufficienza”. Ma ci sono anche luminosi segni di speranza:
sono i giovani che oggi si accorgono che la nostra è una società vecchia che tenta
di spegnere le realtà più belle create da Dio come la famiglia e la dignità della
donna:
“Quello che non capiscono degli adulti sono i messaggi contraddittori,
per cui perdono la fiducia in tutti, ma non perdono la fiducia nella Chiesa, che è
giovinezza. Lo vedrete, lo vedrete… In questo sbandamento totale a cui assistiamo,
in questa decadenza d’Europa, Cristo ritornerà a rifulgere”.
La Quaresima,
ha esortato il sacerdote riminese, “sia per ogni cristiano una rinnovata esperienza
dell’amore di Dio”. Di qui l’invito a non essere “impiegati della carità, ma innamorati
di Cristo”. Rispondendo alle domande dei giornalisti, mons. Cordes ha richiamato l’importanza
per i cristiani di un “giusto equilibrio” tra l’attività solidale e la testimonianza
di fede. Bisogna andare oltre la dimensione filantropica, ha avvertito. Uno sforzo
che non significa rifugiarsi in uno spiritualismo alieno dalla realtà. Il presule
ha poi affermato che va contrastato un certo secolarismo che mira a lasciare le categorie
di fede fuori delle agenzie di aiuto. **********