Dal Papa i vescovi delle Marche in visita ad Limina
(12 febbraio 2006 - RV) Nell’ambito delle visita ad Limina dei vescovi italiani,
Benedetto XVI ha ricevuto oggi in Vaticano il primo gruppo di presuli della Conferenza
episcopale delle Marche. Una regione che, su un milione e mezzo di abitanti, può contare
su 1560 sacerdoti, tra secolari e regolari, 79 diaconi permanenti e 823 parrocchie.
Sulla visita ad Limina, Paolo Ondarza ha intervistato l’arcivescovo di Fermo,
Luigi Conti, presidente della Conferenza episcopale marchigiana: ********** R.
- In un certo senso veniamo come San Paolo, nella Lettera ai Galati, “videre Petrum”,
a vedere Pietro. Abbiamo bisogno di questo incontro con il Papa per rafforzarci nel
nostro ministero. Da tempo noi abbiamo impegnato le nostre comunità diocesane a pregare
per questo evento: più di 10 mila persone si sono prenotate per la visita al Santo
Padre. E’ molto forte poi tra la gente il desiderio di andare a pregare sulla tomba
di Giovanni Paolo II.
D. – La qualità della vita nelle Marche è tra le
più elevate in Italia. Molteplici le ragioni: turismo, industria, agricoltura. Come
si riflette questa situazione di benessere nella vita della Chiesa marchigiana?
R.
– Negli ultimi anni, ha fatto cronaca, il cosiddetto modello marchigiano di sviluppo
fatto di artigianato e di piccole imprese diffuse su tutto il territorio. L’attuale
benessere ha origini profonde nella cultura contadina della nostra gente. Noi, Chiesa
marchigiana sentiamo di gioire di questo progresso, ma ne avvertiamo anche i rischi:
il rapporto problematico con la vita di tanti nostri fedeli, l’invecchiamento della
popolazione che è un dato visibile ed anche un po’ di fatica davanti alla nuove culture
e davanti all’immigrazione recente.
D. – Fino al 1860 le Marche appartenevano
allo Stato Pontificio, oggi quanto è viva la tradizione religiosa in questa regione?
R.
– Le Marche hanno ben 165 santuari riconosciuti anche dal punto di vista civile e
sono già una dimostrazione di quanto sia radicata e diffusa capillarmente nel territorio
la presenza della Chiesa. E’ chiaro, poi, che questa presenza è data soprattutto dalle
parrocchie: pur avendo difficoltà dal punto di vista delle vocazioni, abbiamo potuto
garantire per ogni comunità – anche per le più piccole – la presenza di un sacerdote.
Possiamo dire che l’identità popolare del prete italiano trova la sua incarnazione
più caratteristica nella nostra regione. La pietà popolare è poi ancora un valore
permanente, ma che possiamo rivitalizzare. Basti pensare al pellegrinaggio a piedi
Macerata-Loreto, promosso da Comunione e Liberazione e dalla diocesi di Macerata:
aggrega più di 60 mila persone ogni anno. Ci sono sempre nuove presenze. La diocesi
di Fermo accoglie inoltre il Centro internazionale del cammino neocatecumenale, Servo
di Jahwè. Una cosa che da noi è davvero impressionante è l’amore all’Eucaristia. Le
Marche sono la culla delle Quarant’ore, ci sono una miriade di confraternite dedicate
al Santissimo Sacramento. Un’ultima cosa che poi connota un po’ la religiosità di
questa regione è che le Marche sono la terra dei Fioretti, la terra anche di grandi
Santi come San Giacomo della Marca, San Giuseppe da Copertino, Santa Veronica Giuliani,
San Nicola da Tolentino, padre Matteo Ricci che è stato il grande evangelizzatore
della Cina.
D. – Loreto è stata spesso meta per incontri giovanili e continua
ad essere luogo di importanti manifestazioni per i giovani in Italia...
R.
– A Loreto, nella Spianata di Montorso abbiamo visto grandi raduni, anche intorno
a Giovanni Paolo II. Lui stesso ha voluto quel centro che oggi è intitolato a lui:
il Centro internazionale giovanile. Siamo, tra l’altro, in attesa perché il 1° e il
2 settembre di quest’anno, nell’ambito del progetto Agorà, le diocesi marchigiane
accoglieranno i giovani delle altre chiese che sono in Italia proprio nella Spianata
di Montorso e lì ascolteremo Benedetto XVI e con lui adoreremo l’Eucaristia.
D.
– Eccellenza, lei non nascondeva i problemi che la Chiesa vive in questa Regione...
R.
– Sarebbero tanti, ma ne posso citare due in modo particolare. Noi siamo la regione
con il clero più anziano d’Italia: l’età media è intorno ai 65 anni. Peraltro le Marche
sono una regione con tantissimi e piccoli borghi sparsi un po’ ovunque, in cui diventa
un po’ difficile garantire la presenza stabile ed adeguata di un sacerdote. Il primo
problema è quindi un problema vocazionale. L’altro problema riguarda, invece, l’emergenza
educativa: questo è il problema, forse, più serio da affrontare, quello del mondo
dei giovani e delle famiglie che fanno fatica ad esercitare il loro servizio formativo
ed educativo. Abbiamo istituito dei luoghi di spiritualità familiare e sono sempre
più frequentati. **********