2007-02-12 13:23:06

Dal Papa i vescovi delle Marche in visita ad Limina


(12 febbraio 2006 - RV) Nell’ambito delle visita ad Limina dei vescovi italiani, Benedetto XVI ha ricevuto oggi in Vaticano il primo gruppo di presuli della Conferenza episcopale delle Marche. Una regione che, su un milione e mezzo di abitanti, può contare su 1560 sacerdoti, tra secolari e regolari, 79 diaconi permanenti e 823 parrocchie. Sulla visita ad Limina, Paolo Ondarza ha intervistato l’arcivescovo di Fermo, Luigi Conti, presidente della Conferenza episcopale marchigiana: RealAudioMP3 **********
R. - In un certo senso veniamo come San Paolo, nella Lettera ai Galati, “videre Petrum”, a vedere Pietro. Abbiamo bisogno di questo incontro con il Papa per rafforzarci nel nostro ministero. Da tempo noi abbiamo impegnato le nostre comunità diocesane a pregare per questo evento: più di 10 mila persone si sono prenotate per la visita al Santo Padre. E’ molto forte poi tra la gente il desiderio di andare a pregare sulla tomba di Giovanni Paolo II.


D. – La qualità della vita nelle Marche è tra le più elevate in Italia. Molteplici le ragioni: turismo, industria, agricoltura. Come si riflette questa situazione di benessere nella vita della Chiesa marchigiana?


R. – Negli ultimi anni, ha fatto cronaca, il cosiddetto modello marchigiano di sviluppo fatto di artigianato e di piccole imprese diffuse su tutto il territorio. L’attuale benessere ha origini profonde nella cultura contadina della nostra gente. Noi, Chiesa marchigiana sentiamo di gioire di questo progresso, ma ne avvertiamo anche i rischi: il rapporto problematico con la vita di tanti nostri fedeli, l’invecchiamento della popolazione che è un dato visibile ed anche un po’ di fatica davanti alla nuove culture e davanti all’immigrazione recente.


D. – Fino al 1860 le Marche appartenevano allo Stato Pontificio, oggi quanto è viva la tradizione religiosa in questa regione?


R. – Le Marche hanno ben 165 santuari riconosciuti anche dal punto di vista civile e sono già una dimostrazione di quanto sia radicata e diffusa capillarmente nel territorio la presenza della Chiesa. E’ chiaro, poi, che questa presenza è data soprattutto dalle parrocchie: pur avendo difficoltà dal punto di vista delle vocazioni, abbiamo potuto garantire per ogni comunità – anche per le più piccole – la presenza di un sacerdote. Possiamo dire che l’identità popolare del prete italiano trova la sua incarnazione più caratteristica nella nostra regione. La pietà popolare è poi ancora un valore permanente, ma che possiamo rivitalizzare. Basti pensare al pellegrinaggio a piedi Macerata-Loreto, promosso da Comunione e Liberazione e dalla diocesi di Macerata: aggrega più di 60 mila persone ogni anno. Ci sono sempre nuove presenze. La diocesi di Fermo accoglie inoltre il Centro internazionale del cammino neocatecumenale, Servo di Jahwè. Una cosa che da noi è davvero impressionante è l’amore all’Eucaristia. Le Marche sono la culla delle Quarant’ore, ci sono una miriade di confraternite dedicate al Santissimo Sacramento. Un’ultima cosa che poi connota un po’ la religiosità di questa regione è che le Marche sono la terra dei Fioretti, la terra anche di grandi Santi come San Giacomo della Marca, San Giuseppe da Copertino, Santa Veronica Giuliani, San Nicola da Tolentino, padre Matteo Ricci che è stato il grande evangelizzatore della Cina.


D. – Loreto è stata spesso meta per incontri giovanili e continua ad essere luogo di importanti manifestazioni per i giovani in Italia...


R. – A Loreto, nella Spianata di Montorso abbiamo visto grandi raduni, anche intorno a Giovanni Paolo II. Lui stesso ha voluto quel centro che oggi è intitolato a lui: il Centro internazionale giovanile. Siamo, tra l’altro, in attesa perché il 1° e il 2 settembre di quest’anno, nell’ambito del progetto Agorà, le diocesi marchigiane accoglieranno i giovani delle altre chiese che sono in Italia proprio nella Spianata di Montorso e lì ascolteremo Benedetto XVI e con lui adoreremo l’Eucaristia.


D. – Eccellenza, lei non nascondeva i problemi che la Chiesa vive in questa Regione...


R. – Sarebbero tanti, ma ne posso citare due in modo particolare. Noi siamo la regione con il clero più anziano d’Italia: l’età media è intorno ai 65 anni. Peraltro le Marche sono una regione con tantissimi e piccoli borghi sparsi un po’ ovunque, in cui diventa un po’ difficile garantire la presenza stabile ed adeguata di un sacerdote. Il primo problema è quindi un problema vocazionale. L’altro problema riguarda, invece, l’emergenza educativa: questo è il problema, forse, più serio da affrontare, quello del mondo dei giovani e delle famiglie che fanno fatica ad esercitare il loro servizio formativo ed educativo. Abbiamo istituito dei luoghi di spiritualità familiare e sono sempre più frequentati.
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