2007-02-10 16:34:34

L'Azione Cattolica: i "DICO" indeboliscono l'istituto del matrimonio


(10 febbraio 2007 - RV) Prosegue in Italia il dibattito sui DICO, il Disegno di legge sulle coppie di fatto varato giovedì scorso dal governo di centrosinistra. Il provvedimento, che stabilisce i diritti e i doveri delle unioni di fatto sia di natura eterosessuale che omosessuale, comincerà nei prossimi giorni il suo iter parlamentare a partire dal Senato, dove la maggioranza conta su numeri piuttosto ridotti.

Il mondo politico deve accogliere la famiglia come bene sociale non soltanto come bene privato, capace di propagare il benessere anche verso la società e verso il lavoro. Cosi si è espresso monsignor Sergio Nincolli direttore dell’ Ufficio Nazionale della pastorale della famiglia al convegno nazionale organizzato dalla Conferenza episcopale per la famiglia e la vita dal tema “ Un lavoro a misura di famiglia: quali vie di ri-conciliazione ? E al convegno ha partecipato il ministro delle Politiche per la Famiglia Rosy Bindi Ma sui timori espressi dalla Chiesa sui Dico ascoltiamo lo stesso ministro Bindi al microfono di Marina Tomarro RealAudioMP3


Sulla vicenda oggi interviene anche l'Azione Cattolica Italiana: l’associazione afferma che il Disegno di legge suscita “gravi preoccupazioni per le conseguenze che potranno prodursi sulla vita sociale, culturale e civile” del Paese. Secondo l'Azione Cattolica, “tali conseguenze, oltre ad indebolire l'istituto del matrimonio, espongono le giovani generazioni al pericolo di una ambigua equiparazione tra forme di relazioni affettive radicalmente diverse”. Su questa stessa linea si è espresso il presidente del Forum delle associazioni familiari, Giovanni Giacobbe, intervistato da Luca Collodi: RealAudioMP3

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R. – Al di là dei contenuti, questo disegno di legge ha un carattere di manifesto, cioè a dire che si intende pervenire ad un risultato di creare una forma alternativa di famiglia, rispetto a quella fondata sul matrimonio. In questi termini, a mio parere, il Disegno di legge non è conforme con l’art. 29 della Costituzione.


D. – Per la famiglia tradizionale, voi solleciterete il Governo a muoversi?


R. – Certo, noi abbiamo chiesto, chiediamo e diciamo che non c’era nessuna urgenza, così come è stata determinata in Parlamento, di procedere al riconoscimento delle coppie, soprattutto di quelle omosessuali, ma c’era più urgenza di intervenire per la tutela della famiglia.
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E parla di una “urgenza tutta ideologica” il presidente nazionale delle ACLI, Andrea Olivero, sempre al microfono di Luca Collodi: RealAudioMP3

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R. – Sta certamente a cuore anche a noi la questione dell’allargamento dei diritti, ma pensiamo che questo allargamento dei diritti poteva passare attraverso le forme legislative che attualmente esistono, senza quindi dover scrivere una legge ad hoc.


D. – Quali sono queste forme?


R. – Le questioni sono quelle relative alla possibilità di avere delle garanzie riguardo al periodo in cui uno dei due soggetti si trovi ad essere in una difficoltà, sia economica che sociale, quindi in una qualsiasi situazione di debolezza. In realtà la legge italiana prevede già tra i diritti individuali tantissime possibilità e, quindi, soltanto con qualche ampliamento si poteva ovviare a tutto questo. Abbiamo riscontrato, invece, un interesse a strumentalizzare questa necessità, andando così ad immaginare delle forme giuridiche di legame diverse dal matrimonio. Questo è per noi sinceramente inaccettabile.
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Ascoltiamo infine, al microfono di Angela Ambrogetti, il commento del vescovo di Aosta, Giuseppe Anfossi, presidente della Commissione CEI per la famiglia e la vita: RealAudioMP3

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R. – E’ difficile non presentare questo progetto come una forma di matrimonio – diciamo così – leggero, privato e tutto sommato anche un po’ più conveniente rispetto a quello che si propone attraverso il matrimonio, sia pure civile. Sono molto preoccupato per la ricaduta che può avere questa presentazione di due strade sul mondo dei giovani. Credo che le persone serie si rendano conto che toccare la famiglia vuol dire toccare la società nelle sue colonne portanti.
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