2007-02-06 14:27:25

La Santa Sede ribadisce il suo fermo rifiuto della pena capitale quale strumento per reprimere il crimine


(6 febbraio 2007 - RV) “Le autorità legittime dello Stato hanno il dovere di proteggere la società dagli aggressori”, ma “è oggi davvero difficile poter giustificare” la scelta della pena capitale. E’ quanto ribadisce la Santa Sede in una dichiarazione rilasciata in occasione del Congresso Mondiale sulla Pena di Morte, tenutosi in questi giorni a Parigi. Nella nota, si assicura il sostegno della Santa Sede a “tutte le iniziative mirate a difendere il valore inviolabile di ogni vita umana, dal suo concepimento alla morte naturale”. Viene perciò espresso apprezzamento per coloro che “lavorano con impegno e vigore rinnovato per abolire la pena capitale o per attuare una moratoria universale della sua applicazione”. La pena di morte, sottolinea la dichiarazione, non è “solo il rifiuto del diritto alla vita, ma anche un affronto alla dignità umana”.

Viene ricordato, dunque, l’appello di Giovanni Paolo II, in occasione del Giubileo dell’anno 2000 per una moratoria sulla pena capitale. E, ancora, i ripetuti interventi di Benedetto XVI per ottenere la clemenza di persone condannate a morte. D’altro canto, vengono sottolineati i numerosi rischi legati alla pena capitale: innanzitutto, “il pericolo di punire persone innocenti”. Poi, la “tentazione di promuovere forme violente di vendetta più che di un vero senso della giustizia sociale”. La pena di morte, si legge ancora, “è una chiara offesa contro l’inviolabilità della vita umana”, che “promuove una cultura della violenza e della morte”. Per i cristiani, poi, “si tratta inoltre di un disprezzo dell’insegnamento evangelico sul perdono”.







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