Non è morto invano: la feconda eredità di don Andrea Santoro, ad un anno dalla morte.
Dalla Turchia, la testimonianza di mons. Parmeggiani
(5 febbraio 2007 - RV) “Siamo venuti per dare un contributo alla pace tra i popoli
e tra le religioni, per testimoniare che il dialogo tra le religioni è possibile e
doveroso, nel rispetto della fede di ciascuno e nell'amore per il fratello che è presente
in ogni persona umana”: queste le parole del cardinale vicario Camillo Ruini, nell’omelia
pronunciata oggi a Trebisonda, in Turchia, durante la messa per il primo anniversario
della morte di don Andrea Santoro, sacerdote fidei donum della diocesi di Roma,
ucciso mentre pregava nella sua chiesa di Santa Maria. “Siamo venuti nello stesso
spirito con cui è venuto tra voi don Andrea – ha detto il cardinale Ruini – con l'animo
cioè di un amico della Turchia e del popolo turco, con atteggiamento di stima e di
rispetto per l'Islam e la religione musulmana”. Con il porporato, sono in Turchia
il segretario generale del vicariato, mons. Mauro Parmeggiani, la mamma e le sorelle
di don Andrea. Il servizio di Alessandro Gisotti: