2007-02-03 16:10:35

Vicenda Welby: polemiche dopo l'archiviazione del caso del dott. Riccio


(3 febbraio 2007 - RV) E’ polemica dopo la decisione dell’Ordine dei medici di Cremona di archiviare il caso di Marco Riccio, il medico che il 20 dicembre scorso ha staccato la spina del respiratore di Piergiorgio Welby. Pur prendendo le distanze dalle strumentalizzazioni politiche della vicenda i medici cremonesi giudicano il comportamento di Riccio “ineccepibile dal punto di vista deontologico”, in quanto - ha detto il presidente dell’Ordine Bianchi - “è stata rispettata la volontà del paziente e non si è trattato di eutanasia”. Una posizione che l’associazione dei Medici Cattolici Italiani non accetta, come ci spiega il presidente Vincenzo Saraceni nell’intervista di Paolo Ondarza: RealAudioMP3

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R. – Dobbiamo ricordare che l’epilogo di questo caso doloroso è stato preceduto da settimane di dibattito sull’eutanasia e sull’accanimento terapeutico. C’era la consapevolezza che si faceva qualcosa contro l’orientamento attuale che abbiamo nel nostro Paese, tanto che l’Ordine di medici di Cremona apre subito una inchiesta, il che significa che c’era il fumus di una qualche responsabilità sul piano etico; anche la magistratura ha aperto una inchiesta perché c’è forse il fumus di una qualche responsabilità sul piano penale; e poi la conclusione è che è stata rispettata la volontà del paziente. Tutto questo a noi non ci sembra francamente corretto.


D. – L’Ordine dei medici di Cremona dice che non è stato compiuto alcun atto eutanasico, ma è stato semplicemente aiutato Welby “nel morire” e non “a morire”…


R. – Io ritengono che non sia facile per nessuno dire quando si compie un atto chiaramente eutanasico o quando ci si trova di fronte ad una situazione di accanimento terapeutico. A noi sembra che in quella occasione c’era una possibilità di vita, anche se dolorosa, che poteva essere ancora portata avanti a lungo in piena lucidità, con capacità di relazione. Welby ha perfino fatto delle battaglie civili ed anche politiche.


D. – Il principio di autodeterminazione del paziente non giustifica il comportamento del medico?


R. – Direi di no, perché autodeterminazione del paziente non può arrivare al punto di disporre della propria vita.


D. – Il fatto che il dott. Riccio abbia messo la sua professionalità al servizio di una campagna che lo stesso Ordine dei medici di Cremona definisce “pro-eutanasia”, non costituisce un atteggiamento contrario alla deontologia?


R. – Voglio ricordare che il medico curante si era rifiutato di compiere questo gesto. Vuol dire, quindi, che nella coscienza del curante, che ha avuto rapporti di lunga durata con Welby, era molto chiaro che non poteva essere fatto quel gesto.
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