Tensione tra Pristina e Belgrado per il piano ONU sul Kosovo
(3 febbraio 2007 - RV) Critiche da Belgrado, soddisfazione da Pristina. Come previsto,
sono contrastanti le reazioni al piano sul futuro del Kosovo presentato ieri dall’inviato
delle Nazioni Unite, l’ex capo di Stato finlandese Martti Ahtisaari. Il presidente
serbo, Boris Tadic, ha definito inaccettabile l’indipendenza del Kosovo ed il primo
ministro uscente, Vojislav Kostunica, ha parlato di piano “illegittimo”. A Pristina,
invece, il presidente kosovaro, Fatmir Sejdiu, ha espresso soddisfazione e ha detto
che “il Kosovo diventerà sovrano, come gli altri Stati”. Il nostro servizio:
********** La
provincia serba a maggioranza albanese “sarà una società multietnica, che si autogovernerà
in maniera democratica”. La parola “indipendenza” non viene mai citata ma il piano
dell’inviato dell’ONU sembra gravitare intorno a questa ipotesi: “il Kosovo – prevede
infatti il piano - avrà una Costituzione, una sua bandiera, un inno nazionale e una
forza di sicurezza che controllerà il territorio, compresi i confini”. Proprio la
questione delle frontiere resta il nodo più intricato: si tratta, secondo diversi
osservatori, di una linea rossa che Belgrado non intende valicare perché considera
il Kosovo parte integrante della Serbia. Il rischio è che si riveli un piano della
discordia: i serbi rimasti in Kosovo, circa un terzo dei 200 mila che abitavano nella
provincia meridionale prima dell’attacco della NATO nel 1999, lo considerano utopistico.
Malgrado la soddisfazione espressa dalle autorità a Pristina, anche parte della comunità
albanese kosovara ha manifestato perplessità: diversi veterani del disciolto movimento
armato UCK hanno fatto sapere infatti che “qualche forma di resistenza civile non
è da escludere” se il Kosovo non otterrà una piena indipendenza. Sulla questione del
Kosovo si deve poi evidenziare la marcata contrapposizione tra Stati Uniti e Russia:
il governo di Mosca vuole una trattativa che sbocchi in una posizione accettabile
sia per i serbi sia per i kosovari; l’amministrazione di Washington sostiene invece
che “non si può indugiare oltre” e che occorre “incaricare della soluzione il Consiglio
di sicurezza dell'ONU”. Il mediatore delle Nazioni Unite ha proposto, per il momento,
una nuova tornata negoziale. La priorità resta quella di una indipendenza economica:
secondo le Nazioni Unite, si deve infatti rendere “la provincia capace di ricorrere
autonomamente ai fondi messi a disposizione dalle istituzioni finanziarie internazionali”.
Successivamente – ha auspicato l’inviato dell’ONU – si potrà affidare alla maturità
istituzionale e civile delle parti la decisione ultima sullo status del Kosovo. **********