2007-01-31 15:55:45

I vescovi cechi rispondono alle accuse sui preti collaborazionisti


(31 gennaio 2007 - RV) Anche nella Repubblica Ceca si riaccende il dibattito sui preti collaboratori con il passato regime comunista. Secondo gli storici, durante gli anni delle persecuzioni contro la Chiesa in Cecoslovacchia, un sacerdote su dieci avrebbe avuto rapporti con la temuta polizia segreta comunista. Tra le personalità segnalate dai media locali in queste settimane anche il presidente della Conferenza episcopale, mons. Jan Graubner, arcivescovo di Olomouc. I vescovi hanno affidato a una nota la replica alle accuse: “La Chiesa – affermano – è stata innanzitutto vittima e perseguitata”. Se è vero che alcuni suoi esponenti hanno collaborato, soprattutto per paura, molti sono stati coloro che hanno pagato a caro prezzo la propria fedeltà alla Chiesa. È singolare - osserva la nota - che i media e l’opinione pubblica, mentre si accaniscono contro persone che sono state per lo più vittime, tollerino invece la presenza in Parlamento degli eredi di quei tempi”. I vescovi cechi fanno inoltre notare che la Chiesa si è occupata da subito dei dossier dei sacerdoti collaborazionisti, costringendo personalità importanti a dimettersi. Nel 1990, un anno dopo la caduta del regime, l’episcopato cecoslovacco aveva poi organizzato un pellegrinaggio di purificazione al Santuario di Velehrad per tutti i colpevoli di spionaggio e i sacerdoti coinvolti sono stati sollecitati a più riprese a rendere pubblica la loro situazione e a chiedere perdono. “Quale categoria della popolazione ha fatto una cosa simile e così rapidamente?”, chiedono i vescovi che invitano in conclusione i media ad essere più cauti sulle informazioni contenute nei dossier della polizia segreta e a verificarne l’autenticità.







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