2007-01-16 16:13:07

Matrimoni misti in Italia: il commento di Franco Pittau


(16 gennaio 2007 - RV) “La realtà delle migrazioni non va mai vista soltanto come un problema ma anche e soprattutto come una grande risorsa per il cammino dell’umanità”. Lo ha ricordato Benedetto XVI all’Angelus, domenica scorsa. Parole che aiutano a comprendere con equilibrio un fenomeno complesso come quello dei matrimoni misti, una realtà in crescita anche in Italia, come documenta un rapporto dell’Istat. Dal ’92 al 2004 gli sposalizi tra coniugi di diversa nazionalità sono aumentati da poco più del 3 per cento ad oltre il 10 per cento. Come leggere questo dato? Fabio Colagrande lo ha chiesto a Franco Pittau, coordinatore del Dossier statistico sull’im-migrazione, a cura della Caritas e della Fondazione Migrantes:


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R. – La lettura è di un fenomeno in evoluzione, senza esagerarne la portata, perché nello stesso periodo la popolazione degli emigrati è triplicata. Quindi, in proporzione non è che ci sia stato questo enorme sviluppo. Ma, io penso che il fenomeno dei matrimoni misti sia ancora all’alba della sua evoluzione. Il grosso si vedrà in seguito, perchè senz’altro, man mano che gli emigrati si stabiliranno di più in Italia, saranno più portati a sposarsi con cittadini o cittadine italiani e probabilmente anche a sposarsi con altri gruppi di immigrati che si sono stabiliti da noi.


D. – Facendo una comparazione con altri Paesi europei, si tratta di dati rilevanti?


R. – No, come avviene per la cittadinanza, per la quale noi abbiamo un ritmo di acquisizione tre volte inferiore alla media europea, così anche per i matrimoni misti non si può dire che il fenomeno in Italia sia consolidato e arrivato al suo pieno sviluppo.


D. – Renzo Guolo, commentando la notizia su “La Repubblica” scrive: “L’Italia cambia, ma cambia più di quanto se ne rendano conto i politici o i mass media”. E’ d’accordo?


R. – Sono completamente d’accordo. Purtroppo, però, non è una constatazione positiva. Il ritmo delle immigrazioni in Italia è superiore agli stessi Stati Uniti, il Paese di maggiore immigrazione del mondo, e non si può dire che noi abbiamo un ritmo di comprensione del fenomeno migratorio, delle sue aspettative, dei meccanismi di soluzione, che sia adeguato. Ci sono dei rituali un po’ stanchi. Ci sono pregiudizi ideologici. Ci sono interessi elettorali. Non ci siamo abituati ad affrontare in una maniera trasversale i problemi, che non sono di un partito o di uno schieramento politico, ma sono di tutta la società.


D. – Ma una coppia mista, Pittau, è una coppia più fragile?


R. – Se ben preparata, no. Purtroppo, bisogna insistere sulla preparazione. Ricordo che un documento dei vescovi che insisteva sulla preparazione venne preso molto male, come se si facessero delle avvertenze di pericolosità ad ogni costo. Nel mondo di oggi anche la scelta del matrimonio è basata molto sulle emozioni, che sono un aspetto meraviglioso e che ci deve essere. Allora, bisognerebbe pensare alla diversità culturale, alla diversità religiosa e non ultimo bisognerebbe pensare anche alle diversità del Paese di origine, perchè alcuni progetti migratori, non moltissimi, ma una certa quota, sono temporanei. Quindi, il protagonista, ad un certo punto, vuole tornare nel suo Paese, dove le leggi non sono uguali a quelle che ci sono in Italia.


D. – Ma Pittau, sposare un italiano o un’italiana non è spesso una scorciatoia per ottenere la cittadinanza?


R. – Sì, ci sono anche questi casi, che sono difficilmente quantificabili. Tutti sappiamo, però, che esistono. Adesso nella nuova legge sulla cittadinanza, se verrà approvata nel testo proposto, c’è anche una misura restrittiva, in larga misura comprensibile, che vuole evitare il mercimonio dei matrimoni a questo fine. Il matrimonio è una scelta d’amore, una scelta di vita, non deve essere fatta solo per ottenere la cittadinanza italiana.
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