2007-01-11 13:53:03

Libertà religiosa: è ingiusto trattare allo stesso modo differenti realtà religiose. I commenti dopo le dichiarazioni di mons. Betori alla Camera


(11 gennaio 2006 - RV) La Conferenza Episcopale Italiana esprime “stupore e sconcerto” per le dichiarazioni del ministro per la Solidarietà Sociale, Paolo Ferrero, che a proposito dell’audizione di mons. Giuseppe Betori alla Camera sulla libertà religiosa ha parlato di “posizioni oscurantiste” della Chiesa, da “non tenere in considerazione”. In quell’audizione, il segretario generale della CEI, mons. Betori, aveva affermato, tra l’altro, che “l’eguale libertà di tutte le confessioni non implica piena eguaglianza di trattamento”, giacché non si può non tener conto della realtà del Paese. Sulla vicenda, ecco la riflessione del prof. Antonio Maria Baggio, docente di etica politica all'Università Gregoriana, intervistato da Alessandro Gisotti: RealAudioMP3

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R. – Accusare di integralismo oscurantista rivela una posizione ideologica. E questo è un po’ il problema di fondo. Dare la stessa cosa a tutte le diverse organizzazioni religiose produce una ingiustizia, un’ingiustizia nella sostanza, perché se si dà la stessa cosa a realtà diverse, si creano delle situazioni di ingiustizia. E’ un errore che possiamo considerare speculare a quello dello ‘Stato indifferente’. In certi Paesi, infatti, lo Stato sostiene che la religione è un affare privato e l’assenza di leggi al riguardo indicherebbe, appunto, che lo Stato concede la libertà purché tutti questi fenomeni religiosi non tocchino in alcun modo la sfera pubblica.


D. – La Chiesa, per i suoi fedeli che vivono in Stati a maggioranza musulmana o di altre religioni, chiede il rispetto della libertà religiosa, ma non nega che quella religione costituisca parte essenziale del patrimonio della storia, della cultura di quel dato Paese. Perché in Italia c’è ancora chi non riconosce questo dato di fatto per la Chiesa?


R. – Ritengo che ciò sia dovuto a motivi di ordine ideologico e ad interessi particolari. Il cristianesimo e, dunque, parlando dell’Italia, soprattutto la Chiesa cattolica ha generato delle idee che oggi danno sostanza alla democrazia: il senso della libertà di coscienza, di uguaglianza, dei diritti della persona umana. Quanti criticano, quindi, la nostra religione lo fanno senza sapere che è proprio la nostra religione che li ha messi in condizione di libertà e nella sicurezza per poterla criticare! Direi di più: la stessa concezione della razionalità con la quale la democrazia si organizza, ha a che fare con ciò che il cristianesimo ha immesso nella storia. Forse, si teme la presenza reale e viva che ancora oggi ha la Chiesa sia come gruppi organizzati, sia come attività dei singoli nel campo sociale.


D. – Sin dalla Dichiarazione conciliare Dignitatis Humanae, la Chiesa ha posto l’accento sulla libertà religiosa quale pietra d’angolo dell’edificio dei diritti umani. Una difesa che va, però, contemperata con le leggi dello Stato. Pensiamo, ad esempio, al richiamo di mons. Betori sulla poligamia, che ha detto “non può essere riconosciuta in ossequio alle esigenze di un malinteso multiculturalismo”.


R. – Nel documento che lei ha citato, la Dignitatis Humanae, si associano i diritti religiosi ai diritti umani in generale. La Chiesa, nella sua esperienza, ha maturato l’idea che non si può difendere soltanto un diritto - quello religioso – ma i diritti dell’uomo devono essere difesi nella loro interezza, nella loro integralità. Lo ha appreso dalla storia ed è una sua convinzione. Esiste ora una corrispondenza tra ciò che la Chiesa difende, perché ha una conoscenza dell’uomo dal patrimonio di fede, e ciò che l’uomo stesso comprende e che comincia a mettere dentro il ricco patrimonio dei diritti umani. Quindi, quando mons. Betori dice: “Attenzione, perché il riconoscimento acritico di certe convinzioni che esistono in talune religioni viola la dignità umana” non fa che difendere non solo un principio di fede, ma anche un dettato costituzionale. D’altro canto, gli incontri che hanno avuto Benedetto XVI e il presidente della Repubblica Napolitano nel novembre scorso, ma anche in altre occasioni e in scambi di messaggi, hanno dimostrato che abbiamo una corrispondenza molto forte tra i principi universali di carattere etico e di difesa della persona che ci sono nella Costituzione e in affermazioni che troviamo – ad esempio – nella Gaudium et Spes.

D. – Sullo sfondo di questo dibattito c’è, comunque, sempre il tema della laicità. Non c’è oggi, forse, una confusione ingenerata da quanti affermano di difendere la laicità e invece propongono tesi laiciste che negano la dimensione pubblica della religione?


R. – Sì, ma si tratta di una confusione voluta, purtroppo. Certe confusioni di oggi sono veramente volute. Quando noi difendiamo la specificità della presenza cattolica in Italia, difendiamo anche tutto questo insieme di valori e di principi che rappresentano un bene per tutti e non solo per i cattolici.
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