Il Papa presiede in San Pietro la Messa per la solennità dell'Epifania
(5 genanio 2007 - RV) L’inizio del 2007 presenta, in modo inconsueto, racchiuse in
24 ore, le solennità che concludono il periodo del Natale: domani, 6 gennaio, l’Epifania
e, dopodomani, la festa del Battesimo del Signore. In queste due settimane, molti
sono stati gli interventi di Benedetto XVI improntati ad una catechesi strettamente
legata alla nascita di Cristo. Ripetutamente, il Papa ha invitato i credenti, ma non
solo loro, a riconoscere nell’evento del Natale il segno, di volta in volta, della
salvezza dell’uomo, della sacralità della famiglia, della pace per il mondo. Ripercorriamo
allora i momenti salienti di questo particolare magistero nel servizio di Alessandro
De Carolis.
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Oltre duemila anni dopo, il centro
di irradiazione della pace che chiede l’umanità, e della sua salvezza dalle molte
facce del male, non si è spostato dalla notte di Betlemme. Il “Salvatore di tutti”
ha ancora il volto di un neonato, la sua fragile forza, una mamma e un papà modello
per ogni famiglia, anche se oggi i modelli che si vorrebbe diffondere sono altri.
Durante questo periodo di feste, Benedetto XVI ha costruito volta per volta la sua
riflessione sul Natale, illuminandone le singole sfaccettature come un prisma il cui
cuore parla del Dio-Bambino. Così si esprime il Papa la notte del 24 dicembre scorso,
all’omelia della Messa in San Pietro:
“Egli non viene con potenza e grandiosità
esterne. Egli viene come bambino - inerme e bisognoso del nostro aiuto. Non vuole
sopraffarci con la forza. Ci toglie la paura della sua grandezza. Egli chiede il nostro
amore: perciò si fa bambino. Nient'altro vuole da noi se non il nostro amore, mediante
il quale impariamo spontaneamente ad entrare nei suoi sentimenti, nel suo pensiero
e nella sua volontà – impariamo a vivere con Lui e a praticare con Lui anche l'umiltà
della rinuncia che fa parte dell'essenza dell'amore”.
Il giorno di Natale
è il giorno di una domanda che a null’altro serve che a rafforzare il concetto precedente.
Si chiede Benedetto XVI davanti a 100 telecamere di 60 Paesi: “E’ ancora necessario
un “Salvatore” per l’uomo “che ha raggiunto la Luna e Marte e si dispone a conquistare
l’universo”; per l’uomo che “riesce a decifrare persino i codici meravigliosi del
genoma umano”, che “naviga nell’oceano virtuale di internet” e ha fatto della Terra,
“questa grande casa comune, un piccolo villaggio globale?”. La risposta è: sì, perché
senza il Salvatore e il suo messaggio d’amore universale, il pianeta mostra tuttora
le sue miserie:
“Si muore ancora di fame e di sete, di malattia e di povertà
in questo tempo di abbondanza e di consumismo sfrenato. C’è ancora chi è schiavo,
sfruttato e offeso nella sua dignità; chi è vittima dell’odio razziale e religioso
(…) C’è chi vede il proprio corpo e quello dei propri cari, specialmente bambini,
martoriato dall’uso delle armi, dal terrorismo e da ogni genere di violenza in un’epoca
in cui tutti invocano e proclamano il progresso, la solidarietà e la pace per tutti”.
Medio
Oriente e Africa, Asia, Europa e Americhe: Benedetto XVI ricorda le emergenze del
momento e, Urbi et Orbi, lancia questo augurio:
“Cari fratelli e sorelle,
dovunque voi siate, vi giunga questo messaggio di gioia e di speranza: Dio si è fatto
uomo in Gesù Cristo, è nato da Maria Vergine e rinasce oggi nella Chiesa. E’ Lui a
portare a tutti l’amore del Padre celeste. E’ Lui il Salvatore del mondo! Non temete,
apritegli il cuore, accoglietelo, perché il suo Regno di amore e di pace diventi comune
eredità di tutti. Buon Natale!”.
Il Natale si “scioglie” naturalmente
nella memoria di S. Stefano. Ma perché la Chiesa ricorda il sangue di un martire il
giorno dopo aver celebrato la gioia per la nascità di Gesù? Spiega il Papa:
“Si
comprende allora il legame che esiste tra il ‘dies natalis’ di Cristo e il dies natalis
di Santo Stefano. Se Gesù non fosse nato sulla terra, gli uomini non avrebbero potuto
nascere al Cielo. Proprio perchè Cristo è nato, noi possiamo ‘rinascere’!”.
Domenica
31 dicembre è il giorno della famiglia di Nazareth. Dalla finestra del suo studio,
all’Angelus, Benedetto XVI rivolge alla folla parole rese ancor più incisive dall’immagine
del grande presepe che troneggia nella Piazza, al quale il Papa farà visita la sera
stessa, dopo il Te Deum:
“La santa Famiglia di Nazaret è veramente il ‘prototipo’
di ogni famiglia cristiana che, unita nel Sacramento del matrimonio e nutrita dalla
Parola e dall’Eucaristia, è chiamata a realizzare la stupenda vocazione e missione
di essere cellula viva non solo della società, ma della Chiesa, segno e strumento
di unità per tutto il genere umano (…) Invochiamo insieme la protezione di Maria Santissima
e di san Giuseppe per ogni famiglia, specialmente per quelle in difficoltà. Le sostengano
perchè sappiano resistere alle spinte disgregatrici di una certa cultura contemporanea,
che mina le basi stesse dell’istituto familiare”.
All’omelia della solenne
Messa nella Giornata mondiale della pace, festa di Maria Madre di Dio - primo gennaio
2007 - risuona, nelle parole del Papa, la tesi centrale contenuta nel suo Messaggio
scritto per questo giorno. La tesi, espressa dal titolo del Messaggio, è chiara: è
la persona il “cuore della pace”:
“Di fronte alle minacce alla pace, purtroppo
sempre presenti (…) diventa più che mai necessario operare insieme per la pace. Questa,
ho ricordato nel Messaggio, è ‘insieme un dono e un compito’: dono da invocare con
la preghiera, compito da realizzare con coraggio senza mai stancarsi”.
Una
settimana densa di pensieri spirituali senza tempo, ma ciascuno calato nella realtà
sociale, umana, politica a cavallo di un anno al termine e di uno all’inizio. Con
l’Epifania, non è solo un periodo liturgico che termina, ma soprattutto un cerchio
che si chiude: da una rozza mangiatoia, il Dio-Bambino appare ai sapienti del mondo
per quello che è realmente: l’umile Salvatore più forte dei re. Così, Benedetto XVI
lo spiegò il sei gennaio dello scorso anno:
“Restano in ombra i palazzi del
potere di Gerusalemme, dove la notizia della nascita del Messia viene recata paradossalmente
proprio dai Magi, e suscita non gioia, ma timore e reazioni ostili. Misterioso disegno
divino: ‘la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla
luce, perché le loro opere erano malvagie’ ” .
(musica) **********
Come
sempre, la Radio Vaticana seguirà in radiocronaca diretta la celebrazioni conclusive
delle feste natalizie. Per domani, segnaliamo la radiocronaca diretta, a partire dalla
9.50, della Santa Messa dell’Epifania presieduta da Benedetto XVI in San Pietro, con
commenti in italiano, inglese, tedesco, francese e spagnolo, sulle consuete lunghezze
d’onda.