2007-01-05 16:03:01

Il Ministro Generale dei Cappuccini dal Papa, con "perfetta letizia"


(5 gennaio 2007 - RV) Oggi il Papa, tra le varie udienze della mattina, ha ricevuto il Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini, Fra Mauro Jöhri. Il religioso è nato in Svizzera 59 anni fa ed è stato eletto alla guida dell’Ordine nel settembre scorso. Sergio Centofanti gli ha chiesto quale parola del Papa in queste festività natalizie l’abbia più colpito:

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R. – Io sono rimasto molto colpito dall’omelia del giorno di Natale, quando il Papa ha detto quanto l’uomo d’oggi sia stato capace e sia capace di approfondire, di conoscere sempre più i meccanismi della vita, di andare sulla luna e così via, e come d’altra parte, però, non sia capace o stenti enormemente a risolvere i problemi della giustizia e della pace. E quindi ha prospettato al mondo d’oggi, con uno sguardo di benevolenza e di riconoscimento per quanto fa la scienza, Gesù Cristo come il Salvatore, che è una proposta sempre viva. Questo mi ha molto colpito, perché ho visto che il Papa va a prendere le persone là dove sono, dove vivono, con il desiderio di riuscire e talora con lo smacco della non riuscita, per dire: “Ecco, Cristo è il Salvatore anche per l’uomo d’oggi”.


D. – Che cosa possiamo fare noi cristiani, oggi, per testimoniare più credibilmente Cristo all’umanità?


R. – Io penso che la testimonianza più bella rimanga la testimonianza vissuta con serenità. Quanta più coerenza ci sarà nella nostra vita, tanto più il nostro messaggio che presenteremo avrà credibilità. Cioè: la credibilità viene dalla coerenza.


D. – Come vede questo nuovo anno, tra tante notizie a volte drammatiche e tante notizie buone che non riescono a farsi sentire?


R. – Io parto con la speranza nel cuore, perché dico: “Dio è con noi e Dio fa il cammino con noi”, senza negare le difficoltà, senza negare i problemi che sono all’orizzonte, però bisogna sapere che disponiamo dei mezzi per far fronte a queste cose. Quindi, io ho iniziato questo nuovo anno con un senso di profonda speranza e anche con un sano ottimismo!


D. – C’è una parola, un concetto francescano molto bello: ‘perfetta letizia’. Come vive lei oggi questa parola?


R. – Lei sa che San Francesco ha parlato di ‘perfetta letizia’ in un contesto abbastanza particolare, quando rientrando con frate Leone ipotizza varie situazioni della vita, dicendo: “Se venissero a dirmi che il Re di Francia e il Re d’Inghilterra si sono fatti frati, questa non è ‘perfetta letizia’; e se vengono a raccontarmi che i miei frati sono capaci di fare miracoli, non è ancora ‘perfetta letizia’. Ma ‘perfetta letizia’ è se arrivando a casa e sentendomi – come dire – messo alla porta, cioè che non mi ammettono, che mi considerano un poveraccio, che mi dicono di andare al lebbrosario perché quello è il mio posto, e ‘se non sarò turbato’, dice San Francesco, cioè, se interiormente conserverò la pace, questa è ‘perfetta letizia’”. Quindi, ‘perfetta letizia’ per me, oggi, significa lavorare su se stessi per cogliere qual è la mia verità ultima: la mia verità ultima penso che sia stata quella annunciata dagli Angeli la notte di Natale: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace agli uomini che Dio ama”. Cioè, il fatto di essere oggetto dell’amore di Dio deve crescere in me per togliere ogni turbamento e per vivere questa dimensione di dono: questa è letizia profonda e perfetta! Quindi, anche se di fronte all’opinione pubblica la mia persona dovesse risultare non proprio in una luce splendida, che importa? Nessuno può togliermi, separarmi da questa realtà più profonda che è l’amore di Dio per me!
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