2006-12-28 14:31:42

L'attesa alla Mensa Caritas di Roma per la prossima visita del Papa


(28 dicembre 2006 - RV) All’indomani dell’annuncio da parte del vicariato di Roma, fervono già i preparativi alla mensa sociale della Caritas diocesana di Colle Oppio per la visita pastorale di Benedetto XVI, il prossimo 4 gennaio alle ore 11. Il Papa sarà accompagnato dal cardinale vicario Camillo Ruini in quella che è la prima struttura di accoglienza per i senza dimora di Roma, attiva sin dal 1983. La mensa Caritas venne visitata da Giovanni Paolo II il 20 dicembre 1992. Proprio in ricordo di quell’evento è stata realizzata una targa commemorativa che verrà scoperta da Benedetto XVI. Per avere un’idea dello spirito con cui si attende la visita del Santo Padre, Rosario Tronnolone ha intervistato mons. Guerino Di Tora, direttore della Caritas:


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R. – C’è grande attesa. Il Papa è una grande figura e credo che questo valga anche per chi non è cristiano. Alla mensa ci sono anche persone che vengono da Paesi stranieri ed appartengono ad altre religioni. Per noi, ci sarà un momento di preghiera per preparare al meglio questo evento, che rappresenta per noi un momento di grazia, un momento di comunione e, quindi, uno slancio nell’essere confermati dalla parola del nostro Vescovo in questa missione che, tante volte – e questo lo sappiamo bene – non è così facile e comporta mille difficoltà. Spesso, infatti, il disagio rende le persone aspre, non accoglienti… queste persone scaricano le loro tensioni su chi presta loro aiuto. Occorre, quindi, anche un grande senso di umanità, di accettazione. Ma ci prepariamo anche rileggendo l’Enciclica Deus Caritas Est. Penso che questa visita sia proprio da parte del Papa l’applicazione concreta di quella che è stata la sua parola.


D. – Quanti lavorano in queste mense che cosa si propongono di dare a chi vi si reca?


R. – La maggioranza è rappresentata da volontari e sono, quindi, soprattutto dei volontari che vogliono dare il loro tempo e la loro disponibilità per incontrare queste persone. Si tratta di incontrare e quindi non si tratta semplicemente di dare da mangiare, dare un qualcosa per utilità, per necessità, ma si tratta soprattutto di un momento di relazionalità nell’incontro. E’ vivere concretamente l’esperienza della carità: non sentire soltanto parlare di gente in difficoltà, ma vivere concretamente la carità insieme a questi disagiati.
D. – Mi ha molto colpito la frase che ho letto in un comunicato stampa relativo al lavoro che fate, quello cioè di promuovere anzitutto la dignità della persona, prima ancora che nutrirla…


R. – Sì, questo è uno degli aspetti importanti. Non è semplicemente il fatto di soddisfare un bisogno umano primario, ma quello di promozione della dignità. La Caritas è, per se stessa, realtà di animazione e promozione e vogliamo, quindi, in primo luogo promuovere quella che è la dignità della persona e far riscoprire a tante persone il senso della loro dignità, del loro essere persone umane, della dignità di Figli di Dio. Troviamo tanti di questi casi veramente belli, tanti casi di gente che - pur nella povertà economica e sociale – ha grandi slanci di generosità nei confronti di altri. Tant’è che molti volontari raccontano che vanno a fare questo servizio per dare, ma invece ricevono molto di più di quello che pensavano di poter dare agli altri.
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