Un medico stacca la spina del respiratore automatico, provocando la morte di Piergiorgio
Welby, il malato di distrofia muscolare che aveva chiesto l'eutanasia
(21 dicembre 2006 - RV) Piergiorgio Welby è morto ieri sera poco prima della mezzanotte.
Un medico-anestesista dell’ospedale di Cremona, Mario Riccio, dopo averlo sedato ha
staccato la spina del respiratore artificiale che dal 1977 teneva in vita Welby, affetto
da distrofia muscolare progressiva. L’annuncio della morte è stato dato in conferenza
stampa da Marco Pannella, affiancato dal medico che ha dichiarato di aver rispettato
la volontà di morire dell’uomo. Piergiorgio Welby, 61 anni, che al momento del decesso
aveva accanto la moglie la sorella e alcuni esponenti del partito radicale, nel settembre
scorso si era rivolto al presidente della repubblica Napolitano chiedendo “di poter
morire con dignità”. Il caso aveva suscitato numerosi interventi e polemiche, arrivando
fino al tribunale di Roma al quale Welby si era rivolto per ottenere l’interruzione
delle cure, un ricorso ritenuto però inammissibile. Di ieri, infine, il parere del
consiglio superiore di sanità per il quale le cure che lo tenevano in vita non erano
da configurarsi come accanimento terapeutico. Paolo Ondarza ha raccolto il commento
di mons. Elio Sgreccia, presidente dell’istituto di bioetica dell’università cattolica
del sacro cuore:
Attonito
il mondo politico italiano. Il radicale Marco Cappato, sottolinea come Welby abbia
ottenuto ciò che aveva chiesto. Duri i commenti del centrodestra che parla di strumentalizzazione
da parte dei radicali e chiede l’arresto dei colpevoli dell’omicidio. La maggioranza
sollecita un confronto in parlamento sul tema eutanasia e confine tra vita e morte.
Francesco D’Agostino, presidente dell’unione dei giuristi cattolici: