I vescovi del Venezuela al presidente Chavez: la nuova legge sulla scuola rispetti
la Costituzione democratica
(20 dicembre 2006 - RV) La nuova Legge organica sul sistema nazionale educativo deve
“rispondere alla natura democratica che ispira la Carta costituzionale” e, dunque,
non può esprimere una “visione statalista e politicizzata” che “escluda la religione”
dai programmi scolastici e, più in generale, dalla vita quotidiana dei venezuelani.
Così scrivono i vescovi del Venezuela al presidente della Repubblica Hugo Chavez,
in una lettera consegnata pochi giorni fa e alla vigilia del terzo insediamento presidenziale,
dopo la vittoria del 3 dicembre scorso. L’arcivescovo di Caracas, il cardinale Jorge
Urosa Sabino, secondo vice presidente della Conferenza episcopale, e il segretario
della stessa, mons. Ramón Viloria, hanno illustrato alla stampa nazionale i principali
contenuti del documento nel quale viene chiesto il “rispetto delle minoranze nonché
dell’insegnamento religioso, sia nelle scuole pubbliche sia in quelle private”. Il
cardinale Jorge Urosa ha ricordato che, storicamente, in Venezuela, un sano carattere
laico dello Stato, ha sempre garantito - con beneficio per tutti - la convivenza dell’insegnamento
della religione in tutte le scuole. Inoltre, ha specificato l’arcivescovo di Caracas,
“sarebbe un gravissimo errore” far passare, nel Congresso, la proposta che vorrebbe
che l’insegnamento religioso fosse optativo, da impartire al di fuori delle ore scolastiche
che lo Stato riconosce. I presuli hanno chiesto al presidente una ferma e costante
difesa “dei diritti umani inalienabili consacrati nella Costituzione”, invitandolo
al tempo stesso a rifiutare sia il “capitalismo selvaggio” sia “l’ideologia marxista
e statalista, i cui frutti sono stati sempre negativi nei Paesi in cui questa è stata
applicata”. In merito alla proposta del presidente Hugo Chavez, più volte ribadita
negli ultimi mesi, che prospetta per il Venezuela “un socialismo del XXI secolo”,
l’episcopato si augura “che sia una via per la trasformazione del Paese aperta alla
trascendenza e alla religione, un modello capace di includere tutti i venezuelani
in una medesima e fraterna comunità e, infine, un modello basato sul dialogo”. I vescovi
si congedano dal presidente spiegando che “le inquietudini” espresse nella lettera
vanno inserite nel quadro del “dialogo nazionale” voluto da tutti: dalla Chiesa, dall’opinione
pubblica e dallo stesso presidente che, durante la recente campagna elettorale, a
più riprese, ha sottolineato questa disponibilità