Il cardinale Bertone smentisce la creazione di una squadra di calcio del Vaticano
(19 dicembre 2006 - RV) Chiesa e sport, un rapporto sempre stretto e fecondo, volto
allo sviluppo fisico e morale della persona in un contesto agonistico fatto di amicizia
e lealtà. Ne ha parlato ieri sera il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone,
intervenendo, presso l’Oratorio di San Pietro, a Roma, al “Triangolare di calcio”
tra dipendenti vaticani, indetto per il V centenario della Basilica di San Pietro,
della Guardia Svizzera e dei Musei Vaticani. Nell’occasione il porporato ha bonariamente
smentito le recenti notizie sulla prossima costituzione di una squadra di calcio di
professionisti nella Città del Vaticano, che – secondo i giornali – avrebbe dovuto
essere allenata addirittura da Giovanni Trapattoni. Ascoltiamo il cardinale Bertone
nell’intervista realizzata da Luca Collodi:
********** R.
– E’ vero che Trapattoni adesso è un po’ disoccupato, ma ci sono anche altri allenatori
che sono disoccupati e che potremmo prendere come allenatori della famosa, fantomatica
squadra di calcio vaticana. In realtà, Trapattoni non ha firmato nessun contratto
e credo che nessun allenatore firmerà un contratto per allenare squadre di calcio
vaticane, perché è di là da venire ...
D. – Eminenza, i giornali hanno scritto
anche che l’UEFA è interessata a far partecipare una ideale squadra vaticana alle
competizioni internazionali ...
R. – Questa ipotesi, questa eventualità non
è stata per ora considerata da parte della Santa Sede e della Chiesa e l’UEFA – direi,
anche per cortesia – si è interessata di questa ipotesi, ne hanno esaminato la fattibilità.
E quindi, ringrazio l’UEFA anche di questa attenzione. Però, a conti fatti, nessuno
ha questa intenzione. E’ impossibile, e io ho ben altro da fare che prendermi cura
di una squadra di calcio del Vaticano; è irrealizzabile questa ipotesi che è stata
così enfatizzata ieri sui giornali, su quasi tutti i quotidiani. E’ vero che, ricordando
il mio passato sportivo, anche la CNN o una televisione turca, anche, che è venuta
ad intervistarmi dopo il viaggio del Papa in Turchia, ha voluto farmi la domanda sulla
quadra del cuore o su queste ipotesi. E quindi sono, direi, dei divertimenti di fantasia
che possono anche rallegrare, magari riempire qualche mezza pagina dei giornali. Però,
la verità è questa.
D. – La Chiesa non ha nessuna intenzione di fare un passo
indietro nel calcio, ma soprattutto fa pastorale all’interno del calcio: basti pensare
alle parrocchie, agli oratori ... Quindi, c’è molto da fare, ma sempre con una ottica
amatoriale ...
R. – La Chiesa, come si sa – pensiamo solo ai campi sportivi
degli oratori, parrocchiali, salesiani, dei centri giovanili di tutto il mondo, in
modo speciale qui, in Italia – la Chiesa fa pastorale dello sport, anche pastorale
e formazione dei giocatori delle associazioni sportive – pensiamo al Centro sportivo
italiano – dei giocatori di ogni squadra, di ogni pratica sportiva, di ogni specialità
dello sport e vuole formare i giovani soprattutto all’autodisciplina, a crescere in
umanità, a crescere anche sani nella propria personalità fisica, spirituale e morale.
Ieri sera sono stato al campo dell’Oratorio San Pietro a premiare le squadre che hanno
partecipato al “triangolare” e anche tutte le squadre che hanno partecipato alla prima
fase dei tornei; sono squadre dilettantistiche, composte da personale dei Musei Vaticani,
della Fabbrica di San Pietro e delle Guardie Svizzere, e da tutti gli altri dipendenti
vaticani. Un bel numero di squadre che si confrontano, che occupano così, lietamente
e fraternamente il tempo libero, che divertono anche i loro figli, i loro bambini
o i loro parenti ... Quindi, questo è un po’ il clima sportivo che si respira nella
Città del Vaticano e che vorremmo continuasse.
D. – La squadre per cui lei,
diciamo, in qualche modo ha attenzione, la Juventus, vive un momento difficile, con
due giovani calciatori che sono tragicamente scomparsi. Come può lo sport fare delle
vittime così giovani?
R. – Questo è stato un evento gravemente luttuoso che
ha sconvolto tutti, non solo gli amici di questi splendidi giovani, gli sportivi della
Juventus, ma tutti gli sportivi d’Italia e forse del mondo. Infatti, io ricordo quando
in una palestra di un centro sportivo di Roma è morto un ragazzo, un giocatore di
pallacanestro per una fatalità. Anche adesso non sappiamo ancora le cause precise
della morte di questi due giovani. Ma io direi, io stesso ho informato il Santo Padre,
ho mandato all’arcivescovo di Torino un telegramma di condoglianze a nome del Santo
Padre che vuole essere molto vicino alla famiglia, vicino anche agli sportivi in questo
momento di lutto. Affido al Signore questi due giovani e vorrei però auspicare ed
augurare che tutti gli operatori dello sport, i responsabili di quel centro, di nuovo
continuino ad operare in mezzo ai giovani, a formare i giovani in modo che possano,
anche attraverso lo sport, educarsi ad una vita splendida, coerente, moralmente ineccepibile,
ad una vita anche di fraternità, di solidarietà, di amicizia. Ecco: educare tutti
– come dicevo prima – a fare un vero gioco di squadra. Mi dispiace che questo fatto
sia accaduto proprio in un momento in cui anche la squadra della Juventus manda in
campo i più giovani: questo è un segno bello, di valorizzare i più giovani, valorizzare
i talenti. E’ un insegnamento del Vangelo, di sfruttare tutti i talenti, di cui il
Signore ha dotato specialmente i più giovani. E questo mi sembra che sia anche un
insegnamento da portare avanti, da realizzare anche nelle grandi squadre, nelle competizioni
sportive.
D. – Buon Natale a tutto il mondo dello sport dal cardinale Bertone
...
R. – Volentieri porgo i miei auguri di buon Natale, di buone feste, di
buon anno nuovo a tutti gli sportivi italiani, a tutti i giocatori, allenatori delle
grandi squadre di serie A, di serie B o C o delle più piccole squadre dei nostri oratori.
Per tutti, l’auspicio della benedizione del Signore, l’auspicio di un anno nuovo sereno
e pacifico. **********