2006-12-17 15:27:49

Spari contro la casa di Abu Mazen. Padre Pizzaballa: i leader palestinesi abbiano il coraggio di trovare un accordo


(17 dicembre 2006 - RV) Nei Territori Palestinesi cresce la tensione tra Hamas e al Fatah: all’indomani dell’annuncio del presidente palestinese Abu Mazen di elezioni anticipate, un commando di uomini armati ha ucciso, nella Striscia di Gaza, una guardia presidenziale. Secondo fonti locali, sarebbero coinvolti nell’omicidio uomini di Hamas. Ma il gruppo radicale nega ogni responsabilità e continua a stigmatizzare l’ipotesi di una votazione anticipata nei Territori, dove la situazione è incandescente. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

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Il premier palestinese, Ismail Haniyeh, ha parlato di consultazioni “incostituzionali” e Hamas ha definito “un colpo di Stato” e “un viatico per la guerra civile” la proposta di elezioni parlamentari anticipate lanciate da Abu Mazen. Il rischio è purtroppo reale: questa mattina, quasi in contemporanea con l’assassinio di una guardia presidenziale, sono stati attaccati la sede del ministero dell’Agricoltura e il convoglio del ministro degli Esteri. E’ stato anche aperto il fuoco, poco fa, contro la residenza di Abu Mazen. Centinaia di agenti delle forze di sicurezza, fedeli ad al Fatah, hanno poi invaso il centro di Gaza bloccandone i punti strategici. Sul versante politico, è saltata la seduta del Consiglio legislativo che avrebbe dovuto decidere sull’ipotesi di elezioni. Il discorso di ieri del presidente palestinese ha raccolto, intanto, i consensi di diversi rappresentanti della comunità internazionale, tra cui il capo di Stato egiziano, Hosni Mubarak, il premier britannico, Tony Blair, ed il primo ministro israeliano, Ehud Olmert. Resta ora da verificare se le parole di Abu Mazen potranno far parte di un concreto iter politico.

A questo punto i possibili scenari, secondo gli analisti, sono 5: in caso di elezioni e di vittoria di al Fatah, sarà probabilmente riaperto il rubinetto degli aiuti finanziari e verrà riavviato il processo per la formazione di uno Stato palestinese. In caso di vittoria di Hamas, invece, un candidato del gruppo radicale, forse l’attuale premier Ismail Haniyeh, ricoprirà il ruolo di presidente e il futuro dei Territori Palestinesi sarà sempre più incerto. Altre possibilità, piene di incognite, sono quelle di una nuova coabitazione tra Hamas e al Fatah o della formazione, senza elezioni, di un governo di unità nazionale. Il quinto ed ultimo scenario, secondo gli analisti, è quello tragico della guerra civile che potrebbe portare ad una spaccatura tra Striscia di Gaza, feudo di Hamas, e Cisgiordania, dove invece è forte al Fatah. Ma qual è adesso la situazione nei Territori Palestinesi? Ascoltiamo il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa:

R. – La situazione è molto tesa, molto difficile, pesante, soprattutto nella Striscia di Gaza; è un po’ meno pesante in Cisgiordania. Siamo in un momento molto critico, senza chiare prospettive. E’ molto difficile, in questo momento, dire se si riuscirà a calmare la situazione. Tutti sperano e dicono: “Ma no, sicuramente non peggiorerà, sicuramente si troverà una soluzione”. Ma l’atmosfera è veramente molto, molto pesante; si è molto deteriorata. E’ certo un momento incerto, di grande apprensione…


D. – Qual è l’incognita principale? Cosa va risolto per cercare di sperare in una soluzione della crisi?


R. – Ci sono tantissime cose da risolvere! Io credo che, prima di tutto, i leader dovrebbero avere più influenza, più coraggio e calmare la popolazione e cercare di arrivare ad un accordo: credo che questo punto sia molto difficile!


D. – E poi c’è da dire che Israele appoggia Abu Mazen; ma il presidente palestinese è in grado di risolvere questa crisi?


R. – Chiunque – sia il presidente, sia Hamas – da soli non potranno superare questa crisi. Ci vorrà il tentativo di accordo, almeno tra i due, almeno per tergiversare un po’; è necessaria una forte pressione della comunità internazionale, soprattutto uno sblocco della catastrofica situazione economica.


D. – Parliamo adesso di una recente buona notizia: il Papa ha donato un milione di euro, ricevuti dai fedeli tedeschi, per un nuovo centro pastorale a Nazareth. Che significato ha questo dono per la locale comunità cristiana?


R. – E’ un dono molto importante, soprattutto per la comunità cristiana di Nazareth che è la comunità più numerosa: è la più grande ed anche la più attiva; era ancora sprovvista di un centro dove i giovani si potessero incontrare, di un centro per la catechesi, per l’incontro delle famiglie ... E questo dono così importante ha sbloccato un progetto che era fermo da molti decenni e che adesso può finalmente vedere la luce e può dare un punto di riferimento importante per i cristiani di Nazareth e della Galilea in generale.


D. – Dunque, un dono che unisce in una terra purtroppo ricca di divisioni. Il muro, per esempio, tra Israele e i Territori palestinesi non solo separa israeliani da palestinesi ma sembra imprigionare anche la speranza di una vita migliore per gli abitanti della Cisgiordania ...


R. – In effetti, il muro è un grande ostacolo per la vita di tutti, dei cristiani, dei musulmani ... insomma, di tutti. Ma dobbiamo credere sempre al meglio, altrimenti veramente saremmo un po’ dei disfattisti, che oggi sembrano prevalere ...
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