In questa 3a domenica di Avvento, la Liturgia ci presenta il Vangelo in cui Giovanni
Battista annuncia al popolo la buona novella. In tanti gli chiedono: “Che cosa dobbiamo
fare?”. Alla folla risponde: “Chi ha due tuniche, ne dia una a chi non ne ha”; esorta
poi i pubblicani a non esigere nulla di più di quanto è stato loro fissato e invita
i soldati a non maltrattare nessuno e a contentarsi delle loro paghe. Quindi parla
del Cristo:
“Io vi battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di
me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui
vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”.
Su questo brano evangelico ascoltiamo
il commento del teologo gesuita, padre Marko Ivan Rupnik:
********** La
predicazione di Giovanni è stata molto efficace. Lo si vede dal fatto che ha suscitato
nella gente una giusta disposizione dell’attesa. Quando l’uomo si chiede cosa deve
fare, si è già creata in lui quell’apertura necessaria per l’accoglienza della salvezza.
Fin quando l’uomo da solo consiglia se stesso e suggerisce che cosa è bene per lui,
il cammino spirituale è praticamente impossibile secondo i Padri. L’uomo può rimanere
chiuso in se stesso, benché si stia dando propositi santi e buoni, ma l’attesa significa
tener conto di Colui che si attende. L’attesa ora è diventata così forte che il Battista
stesso poteva essere scambiato per il Messia, ma precisa che lui battezza lavando
i peccati. Quello cui lui prepara la strada, invece, non solo laverà, ma impregnerà
l’umanità con lo Spirito Santo. Proprio a questa accoglienza della vita nuova che
viene donata, Giovanni chiama anche noi oggi. **********