I vescovi delle Filippine: è la corruzione non la crescita demografica la causa della
povertà
(13 dicembre 2006 - RV) E’ la corruzione politica e non la sovrappopolazione a causare
la povertà nelle Filippine: è quanto affermano i vescovi del Paese asiatico, rispondendo
indirettamente all’ex presidente filippino, Fidel V. Ramos, che nei giorni scorsi
ha accusato il governo attuale di non operare un controllo demografico per “un ingiustificato
servilismo alla Chiesa cattolica”. Come riferisce l’agenzia Fides, a un incontro dell’Asian
Institute Management, Ramos aveva osservato che la Chiesa consente solo i metodi naturali
e che l’attuale popolazione di 87 milioni di persone (di cui l’85% è cattolica), con
l’attuale crescita del 2,36% annuo, giungerà a 115,7 milioni nel 2025. Cosa che impedirebbe
un effettivo miglioramento dell’economia e delle condizioni di vita. Da parte sua,
mons. Oscar V. Cruz, arcivescovo di Lingayen-Dagupan, ha parlato di “certi politici
che di nuovo proclamano con alta voce e con forza la loro tesi preferita: la stessa
popolazione è responsabile per la povertà del popolo e la miseria della nazione”.
Senza nominare Ramos, mons. Cruz ha ricordato che per questi politici “ci sono troppe
bocche da sfamare e troppo poco cibo, troppa gente senza lavoro, senza istruzione,
senza assistenza medica. Troppi crimini nelle strade, troppi rifiuti, troppo inquinamento
nell’aria. La popolazione è sinonimo di disastro. Traduzione: la popolazione è la
nemica dello Stato, la causa principale di tutti i problemi sociali”. Una tesi, questa,
giudicata “erronea” dal presule, come dimostrano il Giappone, la Cina e Hong Kong,
che hanno floride economie pur con una numerosa popolazione; al contrario, l’Africa
è meno popolata, ma non è benestante, a conferma che il problema non è l’entità della
popolazione. “Il problema – ha concluso mons. Cruz - è, ed è sempre stato, il tipo
di governo. Quando i leader politici mentono, imbrogliano e rubano (…), quando i fondi
pubblici (…) finiscono in tasche private, tutto questo impoverisce la Nazione e offende
il popolo”.