"La persona umana, cuore della pace": presentato il Messaggio del Papa per la Giornata
mondiale della pace 2007
(12 dicembre 2006 - RV) “La persona umana, cuore della pace”: è il titolo del Messaggio
del Papa per la Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2007 presentato stamani
nella Sala Stampa vaticana dal cardinale Renato Raffaele Martino e da mons. Giampaolo
Crepaldi, rispettivamente presidente e segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia
e della Pace. Ce ne parla Sergio Centofanti.
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Papa spiega di aver scelto il tema del messaggio pensando in particolare ai bambini
“il cui futuro è compromesso dallo sfruttamento e dalla cattiveria degli adulti senza
scrupoli”: solo “rispettando la persona – scrive - si promuove la pace”. Ricorda
che la dignità dell’uomo deriva dal fatto di essere stato creato a immagine e somiglianza
di Dio: l’uomo, dunque, “non è soltanto qualche cosa, ma qualcuno”.
“La pace
– precisa - è dono di Dio”, ma è anche “un compito” dell’uomo, “un impegno che non
conosce sosta”. La pace infatti “si manifesta sia nella creazione di un universo
ordinato e armonioso come anche nella redenzione dell’umanità bisognosa di essere
recuperata dal disordine del peccato”. C’è dunque un ordine nel mondo che non è “irrazionale
o privo di senso”, perché “all’origine c’è il Verbo eterno, la Ragione e non l’Irrazionalità”:
c’è “una logica morale” da rispettare, una “grammatica” comune, cioè “l’insieme di
regole dell’agire … secondo giustizia e solidarietà …iscritta nelle coscienze” di
tutti. E proprio il rispetto di questa “legge naturale” è “la grande base per il dialogo”
tra gli uomini e il “fondamentale presupposto per un’autentica pace”.
“La
pace – prosegue il Pontefice - ha bisogno che si stabilisca” con chiarezza “quel patrimonio
di valori che è proprio dell’uomo in quanto tale”. “E’ infatti sul rispetto dei diritti
di tutti che si fonda la pace”: la Chiesa, che “si fa paladina dei diritti fondamentali
di ogni persona”, in particolare “rivendica il rispetto della vita e della libertà
religiosa di ciascuno. Il rispetto del diritto alla vita in ogni sua fase stabilisce
un punto fermo di decisiva importanza: la vita è un dono di cui il soggetto non ha
la completa disponibilità”. Il Papa denuncia “lo scempio” che si fa oggi del diritto
alla vita: accanto alle vittime dei conflitti, del terrorismo e della violenza “ci
sono le morti silenziose provocate dalla fame, dall’aborto, dalla sperimentazione
sugli embrioni e dell’eutanasia”. Sul fronte della libertà religiosa – sottolinea
- molti credenti incontrano difficoltà “nel professare pubblicamente e liberamente
le proprie convinzioni”. Il Pontefice rileva “con dolore” le persecuzioni contro i
cristiani, ricordando recenti “tragici episodi di efferata violenza”. “Vi sono –
scrive – regimi a carattere confessionale che impongono a tutti un’unica religione,
mentre regimi indifferenti alimentano non una persecuzione violenta, ma un sistematico
dileggio culturale nei confronti delle credenze religiose. In ogni caso, non viene
rispettato un diritto umano fondamentale, con gravi ripercussioni sulla convivenza
pacifica”.
Minaccia costante alla pace sono anche “le tante ingiuste disuguaglianze
ancora tragicamente presenti nel mondo”, soprattutto “nell’accesso a beni essenziali
come il cibo, l’acqua, la casa, la salute”. Ingiustizie che colpiscono in particolare
l’Africa. E minaccia alla pace sono “le persistenti disuguaglianze tra uomo e donna
nell’esercizio dei diritti umani fondamentali”: il Papa denuncia lo sfruttamento delle
donne e le “visioni antropologiche persistenti in alcune culture, che riservano alla
donna una collocazione fortemente sottomessa all’arbitrio dell’uomo”.
Nel cammino
verso la pace – afferma Benedetto XVI - c’è una stretta connessione tra ecologia della
natura ed ecologia umana, cioè tra rispetto dell’ambiente e rispetto della struttura
naturale e morale dell’uomo. In questo contesto si inserisce il problema dei rifornimenti
energetici: oggi – nota - si assiste ad una corsa alle risorse disponibili senza
precedenti nella storia che provoca ingiustizie, antagonismi, nuove povertà ed esclusioni.
“La distruzione dell’ambiente – leggiamo nel messaggio pontificio - un suo uso improprio
o egoistico e l’accaparramento violento delle risorse della terra generano lacerazioni,
conflitti e guerre, proprio perché sono frutto di un concetto disumano di sviluppo”.
Per il Papa occorre superare le “visioni riduttive dell’uomo”, i “pregiudizi
ideologici e culturali”, gli “interessi politici ed economici” e quelle “inaccettabili”
concezioni di Dio che incitano all’odio e alla violenza. Il Pontefice ribadisce “con
chiarezza: una guerra in nome di Dio non è mai accettabile!”.
Ma la pace è
messa in questione “anche dall’indifferenza per ciò che costituisce la vera natura
dell’uomo”. Molti contemporanei negano infatti l’esistenza di una specifica natura
umana e rendono così possibili le più stravaganti interpretazioni” di ciò che è l’essere
umano. “Anche qui – afferma il Papa – è necessaria la chiarezza: una visione debole
della persona, che lasci spazio ad ogni anche eccentrica concezione, solo apparentemente
favorisce la pace. In realtà impedisce il dialogo autentico ed apre la strada all’intervento
di imposizioni autoritarie”. Ad una visione debole della persona corrispondono diritti
umani “indeboliti”. Il Papa indica la contraddizione interna al pensiero relativistico:
“i diritti vengono proposti come assoluti, ma il fondamento che per essi si adduce
è solo relativo”. E dunque quando quei diritti ad alcuni paiono scomodi possono essere
anche accantonati. “Solo facendo chiarezza” sul fatto che i diritti sono “radicati
in oggettive istanze della natura” quei diritti “possono essere adeguatamente difesi”
ed essere “validi sempre, dovunque e per chiunque”.
Il Papa parla poi del
“diritto internazionale umanitario” che “purtroppo non ha trovato coerente attuazione”:
è il caso della recente guerra del Libano del Sud “dove l’obbligo di proteggere e
aiutare le vittime innocenti e di non coinvolgere la popolazione civile è stato in
gran parte disatteso”. Denuncia ancora una volta “la piaga del terrorismo” e nello
stesso tempo sottolinea la necessità che la comunità internazionale si dia “delle
regole più chiare, capaci di contrastare efficacemente la drammatica deriva a cui
stiamo assistendo. La guerra rappresenta sempre un insuccesso per la comunità internazionale
ed una grave perdita di umanità”.
Del resto “ombre minacciose continuano ad
addensarsi all’orizzonte dell’umanità”: suscita infatti “grande inquietudine” – scrive
Benedetto XVI - la volontà di alcuni Stati di dotarsi di armi nucleari: ciò fa crescere
la “paura per una possibile catastrofe atomica”. Il Papa auspica che si proceda verso
una diminuzione delle armi nucleari sino al “loro definitivo smantellamento”. Obiettivi
– precisa – da conseguire “con la trattativa”.
“Ogni cristiano – conclude
il Papa – si senta impegnato ad essere infaticabile operatore di pace e strenuo difensore
della dignità della persona umana e dei suoi inalienabili diritti” testimoniando,
secondo quanto ha rivelato Gesù, “che Dio è amore e che la vocazione più grande di
ogni persona è l’amore”. *********