2006-12-07 15:45:04

Milano festeggia Sant'Ambrogio. Il card. Tettamanzi: più cuore perchè non ci siano "periferie"


(07 dicembre 2006 - RV) La Chiesa celebra oggi la memoria di Sant’Ambrogio: particolarmente in festa è la diocesi di Miliano, di cui il Santo è Patrono. L’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, ha celebrato ieri i Vespri e oggi il Pontificale nella Basilica di Sant’Ambrogio, lanciando questo invito: “se la città ha un cuore e una identità non ci sono più periferie”. Dal capoluogo lombardo il servizio di Fabio Brenna:

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Non sono solo le periferie urbane a preoccupare l’arcivescovo di Milano nel suo discorso alla città per Sant’Ambrogio, sono anche le periferie umane, quelle che nascono dall’allontanamento, l’emarginazione e l’isolamento, lì dove prevalgono solitudine, paura, le reazioni violente. E’ un discorso che incrocia anche il fenomeno della fuga dalle città, che finisce per dilatare però le periferie e fa ritrovare i fenomeni da cui si fugge, come minori e anziani abbandonati, il bullismo, la violenza che la fa da padrona e porta ad esperienze dello straniamento da sé. Un fenomeno che può essere affrontato, secondo il cardinale Tettamanzi, soltanto recuperando la dimensione dell’interiorità:


“C’è un impegno nel costruire la città, che è attento alla dimensione della interiorità, perché l’interiorità ha pure una valenza civile. Persino una società lontana da Dio è diversa, se è ricca di dimensione interiore, rispetto ad una società che è votata alla superficialità. E’ l’interiorità che restituisce l’anima alla città. E’ l’interiorità che costruisce il nostro futuro, quello personale e quello dell’intera comunità civile, e aggiungerei quello della cultura occidentale nel suo complesso. Solo l’interiorità assicura un’identità vera, ossia un’identità che non ha paura dell’altro, che non si chiude in se stessa, che non va allo scontro, ma all’incontro”.


L’interiorità di cui parla il cardinale ha a che fare con il tema dell’identità. Il futuro della comunità civile non sta in una ordinata ghettizzazione, soprattutto degli extra comunitari – dice – ma nelle diverse identità che sono messe in condizione di non temersi reciprocamente. Agli amministratori pubblici e alla politica, l’arcivescovo chiede allora di creare tutte le condizioni, che rendano possibile essere persona in pienezza e ne ricollochino la dignità e il valore al centro della moderna civiltà:


“Non pochi sforzi sono stati fatti dalle istituzioni, dalle aggregazioni sociali, dalle comunità parrocchiali e dalle varie realtà di Chiesa e da tante persone generose, per vincere la dequalificazione urbana. Sono sforzi da continuare con decisione e con grande fiducia. Ma da quanto abbiamo detto, circa l’uomo che rischia di essere periferia a se stesso, comprendiamo come sia ancora più acuta la sfida che ci attende. La riqualificazione urbanistica delle periferie cittadine, per quanto necessaria e significativa e doverosa, non basta, chiedono di più, domanda un coinvolgimento e un vero ascolto di coloro che abitano e operano in quelle periferie e ne vivono il disagio. Solo questo di più potrà essere risolutivo”.


Il tema della lotta al degrado sociale, che diventa riscoperta della persona umana da mettere al centro, è stato ripreso nel Pontificale per la festa di Sant’Ambrogio, Patrono della città e della diocesi di Milano.


Da Milano, per Radio Vaticana, Fabio Brenna.
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