I vescovi del Libano: convocare il Parlamento per evitare la guerra civile
(07 dicembre 2006 - RV) In Libano non accennano a diminuire le tensioni politiche.
L’opposizione filosiriana ed il movimento Hezbollah, già scesi in piazza nei giorni
scorsi, hanno indetto una nuova manifestazione per domenica prossima contro il governo
di Fuad Siniora. Intanto, i vescovi maroniti hanno lanciato un nuovo appello per la
pacificazione nel Paese. Ma qual è la richiesta dei presuli libanesi? Amedeo Lomonaco
lo ha chiesto al vescovo di Byblos dei maroniti, mons. Béchara Raϊ:
********** R.
– Non vediamo altra soluzione che tornare alle istituzioni costituzionali, e per queste
intendiamo il Parlamento, il quale dovrebbe risolvere la crisi di governo. Non possiamo
lasciare che siano le manifestazioni di piazza a risolvere i nostri problemi. Bisogna
agire attraverso le istituzioni. Questo è stato l’appello. Le manifestazioni servono
per esprimere opinioni; in ambito democratico, però, le soluzioni devono essere prese
attraverso le istituzioni.
D. – Dopo la guerra tra Hezbollah e Israele
sembra purtroppo realistica l’ipotesi, adesso, di una guerra civile ...
R.
– Temiamo una guerra civile. Temiamo una guerra tra sunniti e sciiti, a causa di una
ripercussione del conflitto in Iraq. Abbiamo quindi lanciato questo appello, perché
se le manifestazioni continueranno c’è questo pericolo di scontro tra sunniti e sciiti.
D.
– Quindi, la difficile realtà del Libano subisce anche ripercussioni esterne legate
all’intricata situazione dell’intera regione?
R. – Penso di sì. Si dice
che Hezbollah è legato, nelle sue decisioni, alla Siria e all’Iran; loro negano. Ma
non basta negare con le parole, bisogna negare con i fatti. I fatti sono quelli di
non continuare l’opposizione nelle strade, distruggendo tutto. Si tratta di una distruzione
economica, sociale e politica, non solo di manifestazioni! Le ripercussioni e le conseguenze
sono nefaste. Bisogna tornare tutti alle istituzioni costituzionali, dove ciascuno
è rappresentato e non provocare la paralisi completa della vita economica, politica
e sociale del Paese. D. – Quale, allora, il ruolo della Chiesa per il futuro del
Libano?
R. – La Chiesa si sta impegnando e tramite la buona volontà, che
non manca, cerca di creare una corrente di unità e di comprensione. Malgrado tutto,
da noi vince l’ottimismo sul pessimismo. Infatti, ci sono molti tentativi per trovare
una via di mezzo e uscire dalla crisi. Speriamo bene! **********