Libano: celebrati i funerali del ministro Gemayel. Il messaggio del Papa
(23 novembre 2006 - RV) Un “atto inqualificabile”: Benedetto XVI stigmatizza così
l’assassinio del giovane ministro libanese, il cristiano maronita Pierre Gemayel di
cui stamani sono state celebrate le esequie nella cattedrale di San Giorgio a Beirut.
Il Papa ha inviato un telegramma letto durante il rito funebre celebrato dal cardinale
Nasrallah Sfeir, Patriarca di Antiochia dei Maroniti. Nel messaggio, il Papa invoca
“la solidarietà di tutti i libanesi”. “Noi tutti – scrive il Papa – siamo duramente
provati da un atto inqualificabile e chiedo al Signore di accogliere nella dimora
del suo Regno colui che si e' impegnato nella vita pubblica al servizio del suo Paese
e dei suoi fratelli libanesi”. Al popolo del Libano, chiede dunque “un rinnovato impegno
per la costruzione” di un Paese “autonomo e sempre più fraterno, preoccupandosi di
assicurare una partecipazione attiva di tutte le sue componenti nella società nazionale”.
Alle esequie di Gemayel, ucciso in un agguato martedì scorso, hanno partecipato migliaia
di persone. Tra questi, i maggiori leader politici libanesi, il premier Fuad Sinora,
il druso antisiriano Walid Jumblatt al filosiriano Nabih Berri, presidente del Parlamento.
Ma torniamo alle parole del Papa che già ieri all’udienza generale aveva parlato di
“forze oscure” che vogliono distruggere il Libano. Stefano Leszczynski ha intervistato
mons. Béchara Raï, vescovo di Byblos dei Maroniti.
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R. – Il popolo libanese è molto grato al Santo Padre per questo suo indirizzo.
La sua parola è stata molto confortante per i libanesi e per la famiglia dell’assassinato,
il ministro Gemayel. L’importante è che il Santo Padre abbia accennato a delle forze
oscure. Ci sono realmente, infatti, delle forze oscure, che da 31 anni stanno distruggendo
il Libano. Comunque, in Libano, il popolo è più che mai unito e solidale. E l’appello
alla calma, alla preghiera, rivolto dal padre del ministro, l’ex presidente della
Repubblica, Gemayel, ha creato un’atmosfera di calma e di pace.
D. – Come vive
la comunità dei cristiani, in Libano, questa difficile situazione politica?
R.
– Tutti i leader politici e religiosi del Libano, musulmani e cristiani, hanno detto
che questa strage, questa catastrofe, colpisce tutti noi. Il ministro Gemayel è considerato
come un figlio da tutte le nostre famiglie, cristiane e musulmane.
D. – La
presenza internazionale in Libano, con il contingente UNIFIL, secondo lei ha contribuito
ad una relativa calma nella situazione o è ancora insufficiente come misura internazionale?
R.
– La loro presenza nel sud ha fatto sì che Hezbollah non sia in diretto contatto con
Israele. Per questo noi siamo molto grati alla presenza di queste forze internazionali,
perchè stanno aiutando molto in questo campo. **********